Il governatore pugliese Michele Emiliano (foto LaPresse)

Dalle bollette pagate dai vescovi, al reddito di dignità, alla mobilità gratis. Idee populiste impazzano

Alberto Brambilla
Se agli occhi dei politici locali poveraccismo fa rima con populismo e regalie radical chic

Roma. Il mondo a trazione capitalistica aveva appena fatto in tempo a capire di essere riuscito a maneggiare con un certo successo la povertà – dimezzata rispetto al secolo scorso – che la povertà pare avere intenzione di fagocitare di nuovo il mondo, o almeno l’Italia. La rincorsa a Beppe Grillo, vincitore di tutte le elezioni in terra finché stiamo ai sondaggi, e il profetismo cristiano-sociale di Papa Francesco, stanno suscitando un’accelerazione delle iniziative pauperiste da parte dei politici locali italiani. Avidi di catastrofi che giustifichino l’elargizione di soldi pubblici, presidenti di regioni e sindaci – per non parlare dei sindacati – perpetuano politiche redistributive – dallo sporco ricco all’emaciato povero – rivelatesi finora fallimentari se non pericolose. Con il Giubileo della Misericordia, dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini va bene ma, va da sé, è anacronistico. Il direttore dell’Ufficio Conferenza episcopale italiana per la Pastorale della famiglia, don Paolo Gentili, ha dunque annunciato il 29 ottobre dalla televisione di scuderia, Tv2000, che “sta partendo un progetto per il Giubileo che vede la misericordia come il condono del debito” e che “stiamo cercando soprattutto nelle grandi città, a partire da Roma che vivrà un momento particolare di entrare in contatto con i vari enti che conducono la vita quotidiana: luce, gas, telefono. E provare a vedere se si riesce a dare sollievo alle famiglie attraverso degli aiuti”. Lo spirito pauperistico piace troppo e il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, è il suo profeta. L’appello del Vescovo di Roma a occuparsi della dignità delle persone nell’Anno giubilare è stata la giustificazione ufficiale usata da Emiliano per annunciare il “reddito di dignità”, un provvedimento con cui la sua regione, una vacca ormai smagrita che da cinque anni non fa investimenti produttivi, dovrebbe dare 600 euro al mese ai 60 mila abitanti.

 

Il governatore pugliese Emiliano, in polemica con il governo guidato dal suo Pd sulla riforma della scuola, aveva anche superato il premier Renzi in demagogia avanzando l’idea di pagare viaggio e alloggio agli insegnanti che avrebbero ricevuto un posto fisso lontano da casa, quelli infelicemente chiamati “deportati”. S’indovina senza difficoltà una logica politica dietro l’ultima intemerata sul “reddito di dignità” dell’ex magistrato ed ex sindaco di Bari, ovvero invadere il campo del Movimento 5 stelle, promotore del reddito di cittadinanza. Una tendenza a dare alla gggente quello che chiede la gggente, purchessia e soprattutto purché piaccia, che è riscontrabile ad altre latitudini.

 

Il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, si muove come moda comanda. Questione di mobilità in questo caso. I residenti in Toscana, per decreto regionale, ora penseranno di vivere nella ciclistica Danimarca: quelli abbonati al servizio ferroviario potranno richiedere una prebenda da 150 euro per comprare una bicicletta pieghevole con cui spostarsi una volta scesi dal treno.

 

Gli autobus gratis, e pure le biciclette

 

Sarà per fare concorrenza al sindaco a Cinque stelle di Livorno, Filippo Nogarin, che appena eletto gridò “autobus gratis per tutti” che Rossi scommette 100 mila euro sulle bici. La regione Friuli Venezia Giulia, più eco-chic, per bocca del vicepresidente Sergio Bolzonello ha la seria intenzione di prorogare i contributi all’acquisto di biciclette elettriche, fino a 200 euro, soddisfacendo così i desiderata delle onlus amiche della bicicletta e di Legambiente. Ovviamente la scia di iniziative ben più infelici è più datata ed è da intestare a una classe dirigente che ha avuto come unica bussola il benecomunismo e la “società civile”.

 

[**Video_box_2**]La nemesi idrica sta annegando il sindaco di Messina, Renato Accorinti, attivista a tutto campo per le campagne “No” a tutto più mediaticizzate, che da irruzionista gridava dai campanili “l’acqua non si tocca” – ovvero, si deve dunque negare a una gestione privatistica efficiente – e ora la sua città è prostrata da una crisi idrica da terzo mondo.
E’ l’ultima sciagura infrastrutturale di una serie per l’isola maggiore cui il presidente Rosario Crocetta, con una giunta in perenne reimpasto da tre anni e le casse colabrodo, non sa rispondere altrimenti che con degli spot. Come quando crollò il pilone della bretella  Palermo-Catania e contemplò un volo per rimpiazzare la tratta (il M5s fece costruire la mulattiera “dell’onestà”). Sono astuzie di amministratori coi conti ballerini o depressi che semmai avrebbero bisogno di un aiuto dall’alto nell’anno della misericordia.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.