Se la Finlandia grillina sposa il parassitismo

Carlo Lottieri
Non di sola Grecia muore l’Europa. Chi pensa che le logiche del parassitismo siano un tratto caratteristico dei paesi mediterranei si sbaglia di grosso. L’idea che si possa ricevere soldi senza lavorare non di rado viene dal freddo Nord e così non è del tutto sorprendente che ora in Finlandia ci si orienti verso un sistema assistenziale.

Roma. Non di sola Grecia muore l’Europa. Chi pensa che le logiche del parassitismo siano un tratto caratteristico dei paesi mediterranei si sbaglia di grosso. L’idea che si possa ricevere soldi senza lavorare non di rado viene dal freddo nord e così non è del tutto sorprendente che ora in Finlandia ci si orienti verso un sistema assistenziale che attribuirà 800 euro mensili non tassabili a ogni adulto, quale che sia il reddito.

 

In tal senso i grillini di casa nostra hanno ragione quando sostengono che introdurre un reddito di base aiuterebbe l’Italia a “europeizzarsi”. Non hanno però capito una cosa: che questa Europa tutta tasse e sussidi è destinata a declinare sempre di più. E la ragione di tale progressivo sprofondare del Vecchio continente l’aveva formulata in modo efficace Milton Friedman, quando aveva ricordato che se si finanzia la gente che non lavora e si tassa quella che lavora, non bisogna essere sorpresi di produrre una crescente disoccupazione.

 

Il reddito di base è invocato per ragioni di giustizia, ma non vi è nulla di equo in questa redistribuzione. E' anzi sommamente ingiusto che una parte della popolazione (quanti lavorano e contribuiscono) sia costretta a lavorare per l’altra (i disoccupati che non contribuiscono, ad esempio), e che per giunta tutto questo avvenga indipendentemente dalla disponibilità finanziaria dei primi e dei secondi.

 

In filosofia politica l’egualitarismo del reddito universale garantito aveva trovato una formulazione piuttosto nota in Philippe van Parijs, che per esplicitare la sua proposta si chiese – un quarto di secolo fa – se entro quel sistema si dovevano sovvenzionare anche i surfisti di Malibu. E la risposta fu affermativa. Per quale motivo? Le ragioni erano più di una, ma la principale era probabilmente che non si poteva associare il reddito di base a una connotazione sociale precisa. Aiutare solo i poveri avrebbe causato una “stigmatizzazione” e quindi era meglio che quei soldi fossero elargiti a chiunque: dal poveraccio all’amministratore delegato di una multinazionale.

 

Van Parijs ha così descritto un mondo in cui a ogni uomo sia assicurato un reddito quanto più alto sia possibile. E oggi la pretesa dei finlandesi di disporre sempre e comunque di un reddito compie un passo importante verso questa coerente istituzionalizzazione del parassitismo. Sullo sfondo, ovviamente, c’è l’idea è che l’apparato politico ha il diritto di disporre delle risorse dei privati per operare tale redistribuzione e che ogni centesimo prodotto è un centesimo tassabile.

 

[**Video_box_2**]Questo meccanismo redistributivo non è neppure pensabile senza la produttività del capitalismo e lo stesso Van Parijs ne parve persuaso quando affermò che “si può certamente argomentare che, essenzialmente per ragioni di carattere tecnologico, questo real-libertarismo ha buone possibilità di farci optare per il capitalismo piuttosto che per il socialismo, che sia esso centralizzato o autogestito”. Ma il filosofo non avvertì come il reddito di base possa essere la tomba di ogni società libera e dello stesso spirito imprenditoriale. Un dato deve comunque farci riflettere, e cioè che la proposta di dare 800 euro a ogni adulto (ricco o povero, occupato o no) viene dall’Ente di previdenza sociale finlandese, Kela. Quanti dirigono questo organismo erogatore di aiuti ritengono – e c’è da ritenere che possano avere ragione – che il sistema finlandese attuale è talmente generoso che perfino garantire 800 euro a tutti comporterebbe risparmi per le casse pubbliche.

 

La chiamano “socialdemocrazia nordica” e oggi, in Finlandia, è all’origine di una disoccupazione record: sopra il 10 per cento. Forse gli europei, a ogni latitudine, dovrebbero riscoprire il buon senso e la centralità del lavoro, prestando orecchio alla lezione di Friedman. Sempre che si sia ancora in tempo.

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