Quanta imprenditoria italiana si applica al settore sicurezza
Roma. Si chiama “Fly-bag” ed è una borsa-involucro per avvolgere la stiva o la cabina di un aereo con lo scopo di mitigare gli effetti di una bomba che esplode a bordo di un velivolo, di linea e non. E’ il più recente frutto dell’ingegno italiano nel settore della sicurezza, che la guerra asimmetrica e il ritorno galoppante del terrorismo stanno mettendo sugli scudi. L’ha studiata e certificata una società ingegneristica italiana, D’Appolonia, controllata dal gruppo Rina. E se ne prevede l’entrata in produzione a breve dopo due sperimentazioni su aerei dell’Alitalia. E’ appena finito all’attenzione delle forze dell’ordine un mini-drone con un’autonomia di volo di circa un’ora che può volare anche di notte, si può comandare da uno smartphone o da un pc ma può avere una rotta preselezionata. Si chiama FlySecur ed è prodotto dalla romana FlyTop. Per il suo basso costo di esercizio potrebbe essere più conveniente, anche economicamente, dei pattugliamenti umani.
Il mercato mondiale della sicurezza vale oltre 500 miliardi di euro, di cui più di 70 relativi alla “homeland security”, la sicurezza interna, con una tendenza a incrementi molto forti. In Italia, il valore della sicurezza interna viene stimato tra i due e i tre miliardi. “La richiesta di sicurezza è in continua crescita – dice al Foglio il presidente e amministratore delegato di Elettronica Elt, Enzo Benigni – C’è bisogno di ricerca sempre più spinta per fornire soluzioni alle nuove minacce e per tenere la concorrenza un passo indietro. Il mercato italiano è troppo ristretto per sostenere i livelli di investimento necessari nella competizione internazionale. Ma per fortuna siamo all’avanguardia in molti campi e indipendenti dalle tecnologie americane, che sono sottoposte a rigide regole di applicazione”.
Elettronica Elt, 800 dipendenti in giro per il mondo, cuore e cervello nella Tiburtina Valley, a est di Roma, da anni lavora nelle tecnologie dell’autoprotezione infrarossa che, in sostanza, riescono a sviare i missili. Utilizzati perlopiù nell’aviazione militare ma in procinto di passare anche all’aviazione civile, come già fa la compagnia israeliana El Al, in particolare per evitare il pericolo costituito dai missili a spalla in fase di decollo e atterraggio. Dai pericoli in aria a quelli sulla terra: un apparentemente semplice aggeggio elettrico permette di evitare l’esplosione di bombe quando un automezzo (o un civile) ci passa sopra. E tra le novità di Elettronica Elt viene segnalato un sistema di geolocalizzazione che non ha bisogno del radar per l’individuazione: basta un segnale Gps, della radio, del telefonino anche più rudimentale. Un sistema utile soprattutto per l’individuazione in mare ma anche per localizzare persone sospette in aree delicate.
[**Video_box_2**]Uno dei pericoli maggiori per la sicurezza interna, specie per grandi eventi come il Giubileo, è quello dei droni. Anche nei dispositivi anti drone l’Italia non ha nulla da invidiare nella competizione globale. Ses, del gruppo Finmeccanica, ha di recente presentato il Falcon Shield, un modello di drone destinato a neutralizzare i velivoli senza piloti, anche di più piccola dimensione, con un sistema in grado di trovare, fissare, tracciare e sconfiggere minacce differenti, anche cyber. Finmeccanica, che nella “domanda di sistemi da tutela da minacce asimmetriche” vede uno dei suoi traini futuri, ha altre frecce nel suo arco: i droni marittimi di Wass (per la difesa mobile di natanti e porti), i droni terrestri di Oto Melara (per neutralizzare ordigni esplosivi ma anche per esplorare aree a rischio terrorismo biologico), i sistemi laser anti collisioni, per individuare ostacoli improvvisi, della stessa Ses.
Ma le risposte italiane al rischio terrorismo sono molteplici. E’ un’industria italiana di Lecco, la Gilardoni, la leader mondiale nel campo della scansione, per esempio di bagagli negli aeroporti. E significativa è anche la presenza nella videosorveglianza, è il caso della torinese Dse.