Ok l'orgoglio nazionale. Ma non saremo presi sul serio senza riforme e spending review
Pur essendo un convinto fan dell’integrazione europea, non ho nulla in contrario a un atteggiamento orgoglioso rispetto alla propria identità nazionale. Tuttavia, l’atteggiamento anti-europeista sbandierato in queste ultime settimane dal presidente del Consiglio Renzi mi sembra soprattutto dettato dall’esigenza mediatico-politica di distrarre l’attenzione dalle faccende interne, in particolare dal salvataggio delle quattro banche popolari, tra cui spicca – per evidenti nessi famigliari – la boschiana Banca Etruria. Dal lato esterno, il rischio insito in questa posizione sta nel non essere presi molto sul serio, dal momento che la nostra economia resta in condizioni non semplici, a motivo di una produttività bloccata e di un debito pubblico esorbitante. A ciò si aggiunge il finanziamento della legge di Stabilità largamente tramite deficit invece che attraverso una riduzione rigorosa della spesa corrente. Intendiamoci: Renzi può giocare le sue abili carte da politico anche nel consesso europeo, ma risentirà sempre delle debolezze strutturali della nostra economia, che qualcuno – comprese le generazioni future – potrà sempre rinfacciargli.
Quale priorità europea per il 2016? Parto dal presupposto secondo cui fu un grave errore strategico da parte di Renzi investire le proprie risorse politiche per ottenere la nomina di Federica Mogherini a “ministro degli esteri” dell’Unione europea, invece di ottenere posti rilevanti in ministeri economici. Pur essendo difficile “risalire la china” dato questo errore iniziale, ritengo che il governo debba enfatizzare con forza il tema dell’immigrazione, perché si arrivi per quanto possibile a una gestione “federale” del problema, e dall’altro lato il tema degli investimenti pubblici, che sono a mio parere – ma non solo mio – il principale tassello mancante nella politica economica dell’Unione (monetaria) europea accanto a una politica monetaria espansiva che non può fare tutto. Detto in altri termini, la ripresa degli investimenti privati deve essere affiancata da corposi investimenti pubblici in infrastrutture, per fare in modo che il cavallo “smetta di non bere” (semicit., Libero Lenti, 1964).
Riccardo Puglisi, Università degli Studi di Pavia, responsabile Economia di Italia Unica