Anche Confindustria vuole fare il posto fisso
Si è parlato molto in questi giorni dello studio di Confindustria sull'evasione fiscale, quello che è stato sintetizzato con lo slogan "pagare tutti per pagare meno": se si dimezzasse l’evasione, i contribuenti “onesti” pagherebbero meno tasse, ci sarebbe più crescita economica e aumenterebbe l’occupazione. Abbiamo già detto dei risultati del lavoro di Confindustria, citato anche dal presidente Mattarella nel discorso di fine anno, basati su due condizioni ipotetiche irreali: un recupero dell’evasione da 60 miliardi, ovvero quattro volte superiore a quello record del 2014, e la destinazione totale della somma recuperata all’abbattimento delle tasse, cosa che non è mai accaduta. Se la storia ha qualcosa da insegnarci sul tema, ci dice che da sempre, come spinto da una legge di gravità, il recupero dell’evasione è finito nel bidone della spesa pubblica aumentando la pressione fiscale complessiva: pagare tutti per pagare di più.er
Ma a parte i presupposti un po' così e le conclusioni improbabili, nello studio c'è qualcosa che non convince anche nel metodo. Per quantificare la pressione fiscale reale su chi paga quasi tutte le tasse, il Centro Studi di Confindustria ha scelto come famiglia modello un nucleo in cui "marito e moglie sono entrambi occupati dipendenti presso la pubblica amministrazione". Tralasciando il fatto che non si tratta di nuclei familiari così frequenti e pur comprendendo l'intenzione di scegliere una famiglia con bassa propensione o possibilità di evasione, non sarebbe stato meglio scegliere una famiglia con due persone impiegate nel settore privato, magari proprio dipendenti di qualche azienda (privata) di Confindustria? Sembrerà banale, ma prima di pagare le tasse i dipendenti pubblici sono pagati dalle tasse. E' lapalissiano che ci sarebbe meno evasione se tutti quelli che evadono le tasse fossero dipendenti pubblici (probabilmente sarebbero anche felici di essere statali anziché evasori), ma ci sarebbero anche molte più tasse da pagare per tutti gli altri che producono la ricchezza su cui si mantiene lo Stato. Vista così l’Italia di Confindustria non è molto diversa da quella della Fiom, del Movimento 5 Stelle e di Checco Zalone: anche gli industriali “vogliono fare il posto fisso”.