Perché Deutsche Bank è una banca “più uguale delle altre” in Europa
Roma. Wolfgang Schäuble, il ministro dell’Economia simbolo dei falchi di Berlino, non è abituato a essere così platealmente smentito dai fatti. Tanto meno dai mercati, che la Germania cerca di modellare sulle proprie esigenze, anziché esserne vittima. Eppure ieri è accaduto che nella quarta giornata consecutiva di montagne russe di borsa, dopo lo sprofondo di lunedì 8 e martedì 9, e l’effimero rimbalzo del 10, sia stata ancora presa di mira Deutsche Bank, l’istituto di sistema e il maggiore del paese: perdite oltre il 7 per cento, oltre il doppio rispetto al listino di Francoforte, peggio del calo di piazza Affari (meno 5,6), ben più giù di Londra e Parigi. Certo, Db è stata trattata poco peggio di Intesa e meglio della francese Société Générale, nel tiro al bersaglio che da inizio anno contraddistingue i titoli bancari. Di diverso però c’è l’accanimento quasi quotidiano che in poco più di un mese ha eroso il 40 per cento della capitalizzazione della (ex?) superbanca tedesca, il 56 per cento in un anno; nonché l’agitarsi arruffato dei suoi vertici e quello, diciamo, poco consono di Schäuble.
Due giorni fa, dopo un ennesimo crollo, il ministro ha detto a Bloomberg Television “non ho preoccupazioni su Deutsche Bank”: affermazione già al limite nella sostanza e nella forma, vista la separazione tra banche, stati e relativi interessamenti governativi che l’ortodossia europea pretende sempre dagli altri. Poi, in un grande affaccendarsi di portavoce, compreso quello di Angela Merkel, Steffen Siebert – tutti a non confermare né smentire l’esistenza di contatti tra Db e ministri su eventuali interventi d’emergenza – è arrivata una sorta di interpretazione informata del verbo schäubliano: “Se sarà necessario il governo stenderà una rete di sicurezza”. Riferito al quotidiano finanziario Handelsblatt che in qualche modo spiega le ultime mosse attribuite ai vertici di Deutsche Bank: secondo il Financial Times il numero uno John Cryan – che fino a maggio coabiterà con l’altro ceo tedesco Jürgen Fitschen in una governance duale che le autorità di vigilanza europee chiedono invece di sbaraccare altrove, tipo in Intesa – vuole impiegare parte delle riserve liquide di 220 miliardi di euro per il riacquisto di debito proprio, cioè di obbligazioni senior, sulle quali si sta egualmente concentrando la mira dei ribassisti (meno 15 per cento da inizio anno).
[**Video_box_2**]L’obiettivo sarebbe di “rassicurare i mercati”, sennonché normalmente le aziende che desiderano rafforzarsi, e vogliono darlo a vedere, riacquistano capitale, cioè azioni, non debito, che oltretutto incorpora gli interessi con conseguente pagamento di commissioni. Ma soprattutto il rafforzamento patrimoniale è il pilastro dell’intera nuova disciplina bancaria europea, scandito a suon di parametri di Basilea sempre più restrittivi tra capitale proprio e impieghi finanziari. Mentre la Bundesbank, la Banca centrale tedesca, è stata finora portatrice dell’idea di considerare investimenti a rischio quelli delle banche in titoli di stato dei rispettivi paesi, specie se periferici. Così la Db, che nel 2011 vendette sette miliardi di Btp dando il via alla nota teoria del complotto anti-italiano e anti-Cav., ora dovrebbe auto-ricomprarsi obbligazioni pesantemente influenzate sia da una perdita record di 6,8 miliardi nel bilancio 2015 sia dalla perenne caduta in tentazione della banca per gli asset tossici, una turbo-finanziarizzazione che ne ha portato il livello di copertura del rischio (leverage ratio) al rapporto più basso tra le big europee. Conseguenza: i Credit default swap, le assicurazioni anti-crisi, sui bond di Deutsche Bank sono ormai vicini a quota 300, massimo storico. Davvero Schaeuble, Weidmann, e i commissari europei così solerti nelle modalità di commissariamento di Banca Etruria e dintorni, vogliono chiudere un occhio su questo totem delle banche sistemiche europee? Oppure la crisi di Deutsche Bank porterà anche a Francoforte e Berlino un po’ di autocritica sul no detto finora alla garanzia unica sui depositi, completamento dell’unione bancaria?