Lavorare "smart" a Milano
Milano. Milano è la capitale dell’apericena. Dei supermercati per single. Dello sharing di biciclette e auto. Ma è anche la città del coworking. E del lavoro “smart”. Ieri la città si è mobilitata per la giornata del lavoro agile promossa dal Comune che è sceso in campo mettendo a disposizione i suoi uffici, compresi quelli con vista su piazza Duomo dell’assessore al Benessere Chiara Bisconti, e una applicazione sul web per prenotare facilmente una postazione in uno dei coworking accreditati all’iniziativa. Alla giornata, ormai la terza edizione, hanno aderito 175 aziende, enti e studi professionali coinvolgendo circa 10mila lavoratori. Dall’utility cittadina A2A, di cui è azionista con il 25 per cento lo stesso comune di Milano (un altro 25 è nelle mani del comune di Brescia), alle banche come Unicredit e Banco Popolare passando per le grandi realtà della consulenza come Accenture. I numeri sono in crescita: nel 2014 avevano partecipato 104 aziende, 149 nel 2015. Le sedi aziendali coinvolte sono aumentate del 70 per cento: erano 146 nel 2014 e 291 nel 2015, il 2016 ha registrato oltre 500 sedi dislocate in tutto il territorio metropolitano e non solo.
La giornata è un’occasione di sperimentazione e condivisione di esperienze sui nuovi modelli organizzativi che stanno entrando nelle aziende. Nonostante le difficoltà in tema di salute e sicurezza e in attesa della normativa varata lo scorso 26 gennaio dal Consiglio dei ministri, il lavoro agile è infatti già un terreno di esplorazione per le aziende. Con molteplici declinazioni e soluzioni.
Unicredit dal 2014 offre ad alcuni dipendenti di lavorare un giorno la settimana da casa o da hub aziendali. Dall’inizio della sperimentazione le giornate di smart working sono state 11mila. Il progetto sarà esteso nei prossimi 2 anni a oltre 4.000 persone a Milano e permetterà di risparmiare 2,5 milioni di km percorsi all’anno in città e 45 ore di spostamenti per ciascuna persona. Ubi banca prevede la possibilità di lavorare da casa o dalle sue sedi operative per “un massimo di cinque giorni al mese”, con un orario di lavoro “temporalmente correlato a quello ordinario”. Sono state coinvolte 74 persone ed effettuate 1.500 giornate di lavoro agile tra marzo e dicembre 2015. “Il 98 per cento dei lavoratori ha raggiunto gli obiettivi assegnati e il 13% ha aumentato la produttività”, dice Elena Avogadro, responsabile gestione risorse del gruppo Ubi Banca.
Da Accenture si parla di remote working ed è esercitabile fino a due giorni alla settimana coinvolgendo ad oggi circa l’83 per cento di tutta la forza lavoro “stanziale”, ossia dipartimenti come l’ufficio legale, il marketing e le risorse umane. “Il remote working innesca un percorso virtuoso e insegna a lavorare in modo organizzato e per obiettivi. Il bilanciamento tra il lavoro in ufficio e virtuale è fondamentale, per questo abbiamo scelto un modello che permette di lavorare da remoto fino a due giorni alla settimana, garantendo una collaborazione tra colleghi che non sia solo virtuale e prevenendo il possibile senso di isolamento delle persone” dice Francesca Patellani, Responsabile Human Capital & Diversity di Accenture che, insieme a circa altre 150 aziende, fa parte del network Valore D, organizzazione di grandi imprese creata in Italia per sostenere la leadership femminile in azienda. Non a caso per l’utility A2A il lavoro agile rientra nel percorso intrapreso per promuovere il cambiamento verso l’equilibrio di genere e sostenere le donne nella loro crescita professionale.
“Ormai il 40 per cento, delle aziende associate sta sperimentando smart working – spiega Anna Zattoni, direttore Generale di Valore D che attraverso la formula del welfarelab sta portando nelle aziende percorsi di formazione e co-progettazione di
smart working in azienda – E' un dato molto significativo, che conferma come questa modalità di lavoro agile sia sempre più diffusa. L'Associazione è impegnata ormai da quattro anni nel promuovere forme di innovazione organizzativa, ed ha quindi da subito sostenuto l'iniziativa del Comune di Milano, così come ha costruito un dialogo costruttivo con l'attuale Governo sul tema”.
[**Video_box_2**]Una recente ricerca di Vodafone, condotta su 8000 individui (sia lavoratori sia datori di lavoro) in 10 Paesi per capire come è percepita la tematica Smart Working da parte di lavoratori e imprese, rileva però che l’Italia è al penultimo posto, dietro solo a Hong Kong: politiche di lavoro flessibile sono state adottate solo dal 31 per cento dei lavoratori coinvolti nel sondaggio (22 a Hong Kong). E per il momento i dipendenti non hanno una percezione positiva sulla disponibilità della propria organizzazione sul tema. Alla domanda “se fosse chiesto alla propria azienda di lavorare in modo più flessibile”, il 34 per cento dei dipendenti ritiene che i vertici rifiuterebbero la richiesta, il 25 per cento che accetterebbero ma con alcuni dubbi e solo il 16 per cento che lo adotterebbero senza riserve.