Fatevi i mutui vostri
Roma. In questi giorni è nata una polemica circa le rate dei mutui. Secondo la direttiva europea si introduce un limite pari a sette rate non pagate, dopo le quali la banca può disporre dell’immobile e venderlo. Ricordiamo il contesto storico in cui ci troviamo: tale norma è stata fatta nel momento in cui le sofferenze bancarie sono uno dei principali rischi che devono affrontare le economie dell’Unione Europea.
Per la precisione, bisogna ricordare che un tale limite, ancora più stringente esiste già: infatti secondo il tseto unico bancario del 93, se un debitore non paga il proprio mutuo per almeno sei mesi, la banca potrà disporre dell’immobile in seguito alla risoluzione del contratto. Ricordiamo qui il testo unico bancario, che è in vigore da quasi 25 anni e che nessun Parlamentare sembra essersene accorto prima: "La banca può invocare come causa di risoluzione del contratto il ritardato pagamento quando lo stesso si sia verificato almeno sette volte, anche non consecutive. A tal fine costituisce ritardato pagamento quello effettuato tra il trentesimo e il centottantesimo giorno dalla scadenza della rata". Chiaramente nessuno ha mai detto niente, ma sappiamo bene che ormai il dibattito politico si svolge in maniera molto populista.
Il punto più preoccupante che nel momento della ricezione della direttiva, sembra passare il principio che si possa aumentare il numero delle rate non pagate da sette a diciotto. Di fatto si triplica il tempo che esiste nella normativa attuale. Ma quali sono le conseguenze?
In primo luogo ricordiamo che nessun pasto è gratis e che sempre di più in Italia piacciono i pasti pagati con l’aumento delle tasse. Nel momento in cui si introduce una norma del genere, si aumentano di fatto anche le sofferenze bancarie.
E nel momento in cui si aumentano le sofferenze bancarie, è necessario comprendere che in qualche modo queste dovranno essere “coperte”. Come possono essere coperte queste sofferenze bancarie?
Ci possono essere due strade: la prima tramite un aumento del costo degli altri prodotti. Se per la banca aumentano le sofferenze, in qualche modo questa dovrà coprirsi per evitare di fallire. La seconda strada invece è molto più pericoloso: se le banche non coprissero le proprie sofferenze, queste andrebbero incontro ad un fallimento. Tale situazione potrebbe trovare due soluzioni, quali l’intervento dello Stato per salvare la banca tramite un aumento delle tasse (ancora una volta) o la caduta della banca con la conseguente caduta di obbligazionisti, azionisti e correntisti nell’ordine (vedi Banca Etruria). Torniamo quindi nell’ipotesi in cui sia la banca che si trovi costretta a coprire le maggiori sofferenze.
[**Video_box_2**]Per coprire coloro che non pagano il proprio mutuo, di fatto si aumenta la rata del mutuo a coloro che la propria rata l’hanno sempre pagata. C’è un trasferimento di risorse da coloro che rispetto le condizioni del proprio mutuo a coloro che non pagano la rata. Quello che sorprende è che per legge e per volontà del Parlamento si sia deciso di andare verso una soluzione statlista, quando invece esistono delle soluzioni di mercato che sposatno la responsabilità sul singolo. Quando una persona fa un mutuo può individualmente scegliere di comprare anche un’assicurazione che interviene nel caso tale persona vada incontro a problemi economici.
E' chiaro che questa assicurazione costa dei soldi, ma in questo modo la persona si copre dal rischio. In questo modo, la responsabilità del non pagare la propria rata del mutuo rimane in capo all’individuo e non a tutti quelli che pagano sempre la propria rata. Perché allora in Italia ancora una volta si vogliono trovare soluzioni dove il rischio cade sulla collettività e non sull’individuo? L’Unione Sovietica e il Muro di Berlino sono caduti ormai da quasi trenta anni, ma esiste un paese dove il collettivismo sta prendendo sempre più piede: l’Italia.
Un paese dove una persona che paga il proprio mutuo (spesso con enormi sacrifici), deve pagare anche il mutuo di chi non paga la propria rata. La deresponsabilizzazione individuale è sostituita sempre più da uno Stato mamma, come anche in questo caso dei mutui. Ma lo Stato mamma costa: non lamentiamoci dell’aumento delle tasse o del fatto che il Parlamento ha deciso di aumentarci la rata del mutuo.