Il destino del Sole 24 Ore precipita sulla corsa alla presidenza degli industriali. Tabù dei tabù
Roma. A due mesi dall’esito definitivo della contesa per la successione di Giorgio Squinzi alla presidenza di Confindustria nessuno dei quattro candidati presidente (Marco Bonometti, Vincenzo Boccia, Aurelio Regina, Alberto Vacchi) ha ancora parlato apertis verbis dell’argomento più insidioso per l’associazione padronale: il busillis editoriale, il tabù dei tabù. La recente concentrazione tra i quotidiani Stampa e Repubblica – operazione dal carattere difensivo, non c’è ardimento né industriale né di mercato, semmai la volontà di proteggere quote di lettori e pubblicità, ridotte causa crisi nera, magari rosicchiando altre porzioni ai concorrenti –, ha lasciato il Corriere della Sera orfano di Fiat e in una scomoda condizione. Inoltre chiama almeno i candidati più avanti, stando agli endorsement ricevuti, Vacchi e Boccia a spiegare cosa vorranno fare con il giornale di scuderia, il Sole 24 Ore, il terzo quotidiano nazionale, che per un presidente rappresenta una delle leve più importanti, incluso il potere di nomina del direttore della testata e dei suoi addentellati (Radio 24 e l’agenzia Radiocor). Secondo la società di scommesse inglese Stanleybet il più quotato per la vittoria è Vacchi (dato a 1,85), Boccia secondo (la scommessa paga di più: 2,15).
Quotazioni che rispecchiano le intenzioni di voto delle principali associazioni territoriali e di categoria sondate dal consiglio dei “saggi” in queste settimane per verificare quali siano i nomi preferiti dai circa 150 mila associati e che, con maggiore probabilità, avranno la maggioranza assoluta dei voti del Consiglio generale (la metà più uno di 198 voti), ovvero organo deputato a designare (con scrutinio segreto) il candidato presidente che poi l’Assemblea generale dovrà ratificare a maggio. Si stanno delineando con chiarezza gli schieramenti protagonisti della contesa. Vacchi, 52 anni, bolognese, è erede e capo del gruppo Ima, società della meccatronica di rango mondiale per progettazione e produzione di macchine per il confezionamento. Vacchi è il secondo amministratore delegato “più performante” d’Italia dietro al ceo di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, secondo l’indagine di Harvard Business Review Italia e Insead di Fontainebleau pubblicata ieri. L’Ima ha assicurato ai suoi soci un rendimento complessivo del 1.700 per cento sul capitale investito (Fiat del 251 per cento). Vacchi ha ricevuto l’appoggio delle associazioni territoriali più rappresentative e delle maggiori province. Assolombarda di Monza e Brianza, Emilia Romagna, Padova, Treviso, Belluno, Pordenone, Venezia-Giulia, Varese, Bergamo (non ancora formalizzate Ancona, Pesaro, Napoli e Cremona). Farmindustria, tra le associazioni di categoria è incline a convergere. I voti così raggiunti finora, secondo i nostri calcoli – i pacchetti di voti sono un segreto che Confindustria custodisce rigorosamente –, arriverebbero a 460 circa nell’Assemblea generale rappresentativa di 1.419 associati tra associazioni territoriali (1.039) e settoriali (381). Vincenzo Boccia, ad della Arti Grafiche Boccia Spa di Salerno, è considerato il candidato sostenuto dall’apparato dell’associazione, di cui conosce i meccanismi profondi – è stato presidente della Piccola industria e vicepresidente degli industriali – con relazioni oleate negli snodi associativi del paese.
[**Video_box_2**]Ha ricevuto l’appoggio di Torino, Lecco e Sondrio, Vicenza, Puglia, Calabria, Basilicata, Piemonte, Valle d’Aosta e della Piccola industria (i piccoli imprenditori), e dei Giovani (divisi al loro interno). Dovrebbe raggiungere finora i 220 voti dell’Assemblea ma non si sono ancora espresse Sicilia, Sardegna e altre importanti associazioni di categoria come Federchimica. Boccia è stato l’unico a seguire fin dall’inizio della corsa le regole di riservatezza imposte ai candidati, e diventate più stringenti fino a impedire interviste e dichiarazioni pubbliche, pena l’espulsione dalla gara. Tuttavia, per quanto appreso, Boccia è anche stato l’unico che, nel confronto tra i candidati tenutosi a Padova il 29 febbraio, ha parlato del “quotidiano arancione”. Boccia avrebbe espresso – secondo quanto risulta al Foglio, gli incontri sono vietati alla stampa – la volontà di rivoluzionare il giornale e la sua organizzazione interna. Il primo quotidiano nazionale specializzato in economia e finanza versa appunto in cattive acque e il Gruppo 24 Ore necessita di una revisione, sia dell’organico sia del management, e, probabilmente, del secondo aumento di capitale nel giro di cinque anni (il Gruppo 24 Ore è controllato da Confindustria col 60 per cento delle quote). Il titolo del Gruppo vale in Borsa 0,5 euro, poco più del più piccolo polo di informazione finanziaria Class Editori (edita Milano Finanza e Italia Oggi); ma è come paragonare un’azienda pesante a una boutique artigiana. Si vocifera di una possibile sinergia tra il Sole e il Corriere – il sogno milanese del “Sole della Sera” – ma l’idea assegnata alla volontà di Gianfelice Rocca (presidente di Assolombarda) e Andrea Bonomi (ad di Investindustrial) è stata smentita dagli interessati, vedremo. Tuttavia gli industriali dovranno studiare una strategia. Fate presto!