Caro compagno Bersani, ti scrivo
Eh no amico mio. Ti voglio bene lo sai. Ma stavolta devo dirlo. Affermare: “Vado a votare per il referendum sulle trivelle ma non dico per chi o per cosa” non è da te. Per il ruolo, la competenza e l'esperienza che hai, proprio in questo specifico campo, sarebbe opportuno, non mi spingo a dire doveroso, dire proprio “per chi e per cosa” voterai. E perché, visto che lasci intravedere una non convinzione sulle ragioni del referendum dici che andrai a votare. Non è, lo sai bene, un atto di civismo. Non è un voto politico. In un referendum il non voto è scelta legittima e giustificata se non si condividono gli obiettivi del referendum o le sue ragioni. E io non posso pensare proprio che tu abbia dubbi sulle non-ragioni di questo referendum.
Peraltro così osteggiato dalla “tua gente”: la Romagna, i sindacati dei chimici, gli imprenditori dell’industria estrattiva padana ed emiliana. Che significa “non vi dico per chi voto”? E’ un referendum. Non un voto politico dove vale il segreto. La gente da uno come te, giustamente, si aspetta un’opinione nel merito. Qui occorre il massimo di informazione. E da te, ex ministro dell’Industria e dell’Energia, sarebbe naturale che venissero parole di chiarezza, di informazione sulla natura, il merito, gli obiettivi e le conseguenze di questo referendum. Che è sulle politiche energetiche del paese. Non voglio pensare che tu, uno dei ministri della storia italiana che sarà ricordato per la piu' radicale riforma dell’Energia dopo la nazionalizzazione del 1962, non ti esprima sul merito di questo scellerato referendum. E non per ragioni tecniche. Ma per ragioni di...partito. Per non darla vinta a Renzi contro Emiliano. Mi sarei aspettato in questo caso, magari, un tuo silenzio. Anche se non capisco perché non puoi ripetere esattamente il coraggioso ragionamento di Romano Prodi.
Se decidi di parlare però, non limitarti a questa disarmante battuta pilatesca, “non dico per chi voto”. Tu sei in grado di dare, alla gente comune, informazioni utili sul merito. Da te se l’aspetta. Spiega, ti prego, il senso di questo referendum. E’ vero o no che esso è, perfettamente e singolarmente, inutile? E’ vero o no che, se anche passasse il “sì”, non accadrebbe nulla: tutte le trivellazioni in atto nei nostri mari continuerebbero? Tutte. Comprese quelle nelle 12 miglia (di cui parla il referendum). Che vedrebbero solo vedersi negato il rinnovo della concessione se un giorno il pozzo non dovesse essere del tutto esaurito. Come dire: un lusso stravagante. Fino ad allora non cambierebbe niente. E’ vero? E questo sarebbe un motivo che giustifica la spesa di un referendum? Tu sei stato il miglior ministro dell’Industria degli ultimi 30 anni. Chi meglio di te può spiegarci che, nel caso del “sì”, una sola cosa succederebbe: non si fermano le trivelle ma si fermano gli investimenti sui pozzi. Anche quelli che servirebbero, magari, a tenere in efficienza gli impianti. Lo sai bene tu. Grazie a te, e alle tue politiche energetiche di liberalizzazione nella metà degli anni 80, si costruì in Italia il più moderno, efficiente e performante parco di centrali a gas di Europa. Che era, anche, un notevole investimento ambientale: sostituiva vecchie centrali con nuove centrali più pulite.
Pierluigi Bersani
Ricordo bene quanto ti sei dannato per la stupidaggine demagogica di chi ha lasciato deperire quel parco. Nell’illusione di sostituire il gas e il petrolio con le rinnovabili, una cosa tecnicamente impossibile. La demenzialità ambientalista sostituì quegli impianti innovativi di cicli combinati con impianti rinnovabili, solari ed eolici, superincentivati. Oggi quel “tuo” (perché a te si deve) parco di nuovi impianti a gas, costato miliardi di investimento, è sottoutilizzato, vecchio, deperito. Gira a meno del 30 per cento della sua capacità. Gli investimenti, anche quelli di manutenzione, su quelle centrali si sono fermati. Gli impianti sono già ferrivecchi. Che nessuno compra. Uno spreco di risorse che suona “vergogna” per le classi dirigenti italiane degli ultimi 15 anni.
Con i pozzi e le piattaforme succederà lo stesso: un patrimonio tecnologico e industriale notevole deperirà come rottame in mezzo al mare. E il paese pagherà, come sempre, nello stesso modo: con il prezzo della sua energia, la piu' costosa al mondo per privati e imprese. Tu sai che, anche se le concessioni scadranno tra anni, su quei pozzi gli investimenti si fermeranno domani. Lo sanno lavoratori e sindacati. Le aziende estrattive e quelle impiantistiche vedranno i loro programmi di produzione fermarsi oggi: non alla scadenza delle concessioni. E' logico tutto questo? Schierarsi con Renzi o Emiliano vale questo prezzo? A me pare un lusso che un paese che ha i nostri problemi non dovrebbe concedersi! Chi meglio di te potrebbe spiegarlo alla gente? Non mi soffermo, come vedi, sui motivi generali "ideologici" della battaglia dei referendari: la lotta alle energie fossili, il mito del "tutto rinnovabili", la strategia sul gas ecc ecc.
So bene come la pensi al riguardo. Ti ho visto perdere le notti a spiegare alla Puglia di Vendola la necessita' strategica dei rigasificatori. Non te li fecero realizzare. Con le stesse motivazioni, cervellotiche, che oggi usano sui pozzi. E tu sai che se eliminiamo quei pozzi, almeno, dovremmo sostituirli con qualche rigasifigatore in piu'. Che non abbiamo ( grazie agli ambientalisti). E il gas di quei pozzi di cui abbiamo bisogno lo dovremo importare. Ma questi non vogliono nemmeno i gasdotti ( vero compagni pugliesi?) e i rigasificatori non li abbiamo. Un casino. Speriamo che la minoranza Pd, almeno, non gridi allo scandalo quando dovra' assistere allo spettacolo di decine di grandi petroliere e gasiere che si moltiplicheranno, nell'Adriatico per portarci dall'estero il gas e il petrolio sostitutivo dei pozzi. A costi che tu potresti facilmente documentare. Che genialata ambientalista!
Immagino, in conclusione, che molti ti stiano rompendo, in questi giorni, con la storia paradossale del figlio di benzinaio che vuole chiudere i pozzi. Quindi tralascio. Ma ricordo che iniziai la mia collaborazione con te con una bellissima ma sfortunata battaglia: quella in difesa di Cortemaggiore. Un borgo della "bassa piacentina" che e', io lo so, un pezzo di vita per te. Un borgo che intorno ad un giacimento di petrolio ( nemmeno abbondante) costrui', con Enrico Mattei, una storia industriale di successo. Un caso del secolo italiano. Guarda caso intorno ad un'innovazione tecnologica legata ad un pozzo, un giacimento, una trivella: la mitica benzina Supercortemaggiore che tu, da ragazzo spillavi nelle auto del miracolo automobilistico italiano. Ci battemmo per difendere quel simbolo. Perdemmo ma il senso di quella battaglia lo ricordo e lo mantengo: affermavamo, nel caso di Cortemaggiore, dove certo il petrolio da estrarre era finito, che l'industria, grazie alla tecnologia, non e' mai del tutto vecchia o superata, matura come dicono gli esperti. E l'industria estrattiva di cui Cortemaggiore era stato il simbolo doveva restare un bene italiano. Sara' che sono un convinto industrialista ma io resto convinto del senso di quella battaglia che, grazie a te, contribui' alla formazione delle mie idee di oggi. Non posso davvero pensare che oggi tu la pensi come Emiliano.