Gianroberto Costa

“L'importanza dei corpi intermedi”. Cambia il vertice di Enasarco. Parla Costa

Luciano Capone
La cassa pensionistica degli agenti di commercio sta rinnovando i vertici: “C’è un impulso secondo cui le componenti sociali servono poco e a questi attacchi le parte sociali si sono presentate confuse".

Roma.“Siamo in mezzo a un cambiamento epocale e bisogna accettare la sfida sulla questione della rappresentanza”. Gianroberto Costa si riferisce ai corpi intermedi in generale, ma in particolare all’Enasarco, la cassa pensionistica degli agenti di commercio che ora sta rinnovando i vertici. Costa è il coordinatore del listone “Insieme per Enasarco”, composto da Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Confcooperative, Fisascat-Cisl e diverse altre sigle: “C’è un impulso secondo cui le componenti sociali servono poco e a questi attacchi le parte sociali si sono presentate confuse. Enasarco ha avuto alcune criticità, ma ora ha intrapreso un percorso positivo con la revisione statuaria, maggiore trasparenza, bilancio in attivo, sistema pensionistico in attivo e l’avvio della dismissione degli immobili”. La novità riguarda anche il nuovo sistema elettorale con voto online, una procedura complessa che rischia di scoraggiare la partecipazione dei circa 230mila elettori: “La scarsa affluenza – dice Costa al Foglio – sarà sicuramente favorevole alle parole dirette alla pancia dei più incazzati e non alla comprensione delle questioni”. Tra le forze in campo c’è anche la lista “Adesso basta”, d’impostazione grillina, che ha certamente un forte richiamo dopo gli scandali che hanno riguardato la gestione dell’ente negli ultimi anni. In particolare il coinvolgimento nel fallimento Lehman Brothers per la sottoscrizione di prodotti finanziari da 780 milioni garantiti dalla banca americana che ha causato perdite per una decina di milioni. Il presidente uscente Brunetto Boco si è difeso anche di fronte alla Corte dei Conti dicendo di non conoscere bene l’inglese e di essersi fidato dei suoi collaboratori per la firma del contratto.

 

“Non voglio fare polemiche sul passato – dice al Foglio Costa – ma dietro la nostra coalizione così ampia e solida c’è la volontà di compiere una riforma radicale per gestire tutto con più trasparenza e maggiore impegno etico. Attualmente i conti sono in equilibrio, ma c’è un problema di sostenibilità perché l’ente dà garanzie fino a 30 anni ma non ai 50 anni previsti dalla legge”. Cosa c’è da fare per rimettere a posto i parametri? “Incentivare e sostenere i giovani che vivono a lungo nel precariato, ma soprattutto investire nella crescita del paese. L’impegno è quello di investire il 6 per cento del patrimonio da 7 miliardi di euro nell’economia reale, è ciò che dovrebbero fare i fondi pensione. C’è stato un periodo storico in cui Enasarco investiva nella casa per tutti, ora deve fare equity in maniera non clientelare e può diventare un partner dello stato per investire nelle grandi reti e infrastrutture per rilanciare lo sviluppo e garantire le pensioni”. La dismissione degli immobili è andata un po’ a rilento e in passato ci sono state forti polemiche per la vendita a dirigenti e sindacalisti, ci sarà maggiore attenzione? “Le dismissioni sono state garantite da perizie e valutazioni esterne, quindi penso che non ci siano danni o violazioni della legge, però c’è una questione nell’ambito dell’opportunità se un presidente si compra un appartamento. Io personalmente non lo comprerei e penso che servano codici interni più stringenti sul conflitto d’interessi”. I problemi quindi ci sono. “Sì e vanno affrontati, ma in questi casi si fa sempre avanti una tentazione spontanea che vuole spazzare via le organizzazioni. Io sono convinto che i corpi sociali intermedi siano essenziali e le pulsioni atomiste portano a brutte esperienze”. Lei l’inglese lo conosce? “E’ una domanda cattiva. Sì, lo conosco, ma la finanza è un mondo spietato e bisogna avere una squadra per evitare di farsi raggirare”.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali