Pennacchi è Sì Triv
Pennacchi: “I No Triv? Matti, non voterò. Qui si pensa solo agli agriturismo”
Roma. “Petrolio. Crimine federale. Morte dell’umanità”. “Il petrolio? Morte della natura, morte dei pianeti e dell’umanità”. Propaganda No Triv? No: sono solo alcuni degli anatemi contro il petrolio lanciati da quei “reazionar-conservatori e sideral chic” che sono i cattivi in “Storia di Karel”, il romanzo di fantascienza che Antonio Pennacchi scrisse nel 2013, giusto a metà tra il Premio Strega del 2010 di “Canale Mussolini” e il recente “Canale Mussolini. Parte Seconda”. Curiosa contaminazione tra le atmosfere dello stesso Canale Mussolini e quelle delle “Cronache Marziane” di Ray Bradbury, la “Storia di Karel” è ambientata in un lontano futuro in cui l’uomo ha popolato la galassia.
Ma la colonia, lembo di terra ai confini estremi del colonizzabile, langue nell’isolamento e nell’abbandono, per via dei due severissimi divieti imposti dal politically correct della Federazione: il tabacco e il petrolio. Tre bambini e una donna infrangono però i tabù, e soprattutto la riscoperta della tecnologia petrolifera permetterà alla colonia di recuperare dignità e sviluppo. Pennacchi, assomiglia molto all’Italia di oggi, no?. “Lei che ne dice?”. A me sembra di sì. “Infatti – dice lo scrittore al Foglio – è stato scritto per dare quel messaggio. E’ una metafora”. E i reazionarconservatori e sideral chic cosa sono? Estrema destra e estrema sinistra che si toccano? “Purtroppo è in atto un processo di grave desemantizzazione. E non è che basti attaccare un cartello con scritto ‘museo’ perché poi ci sia dentro un museo davvero. Premesso dunque che ognuno può attaccarsi l’etichetta che gli pare, a me sembra evidente che, al momento, in Italia a sinistra di Renzi non ci sia nient’altro. Perché quando la cosiddetta sinistra vera, di classe, se ne esce con posizioni che sono antindustriali, e quindi oggettivamente antiprogressiste, perché non vuole trivelle, non vuole fabbriche, si immagina la natura come un mito assoluto e intoccabile, allora vuol dire che questa cosiddetta sinistra vera si è scordata che la storia è materialismo storico”.
“Significa che la cosiddetta sinistra vera ha dimenticato che la storia è materialismo dialettico”, aggiunge Antonio Pennacchi: “Che la storia dell’uomo è una continua lotta tra cultura e natura. La lotta per l’emancipazione comincia due milioni e mezzo di anni fa, quando il primo di noi scende da una pianta nel centro dell’Africa, comincia con un sasso a scheggiare un altro sasso, e costruisce così il primo utensile. Lì nasce la téchne, lì nasce la conoscenza. E l’emancipazione è il frutto di tutto questo lungo cammino. Non solo oggi le ragioni dell’eguaglianza non sono state ancora risolte, ma sono ancora più aperte. Non voler capire allora che le ragioni dell’eguaglianza sono sostenibili solo attraverso un continuo processo di espansione di sviluppo della téchne, e anzi voler ostacolare questa téchne, è oggettivamente reazionario. C’è poco da fare”.
Flash mob per il "sì" al referendum sulle trivelle del 17 aprile (foto LaPresse)
Vorrei citare un’altra frase del romanzo, sul petrolio: “Sì Ursula, mi sono informato anch’io. Ma non è che l’abbiano proibito appena si sono accorti che era nocivo. Se n’erano accorti da un pezzo, ma andarono avanti ugualmente felici e beati. Lo proibirono quando non gli servì più, quando trovarono la fusione sicura dell’atomo che gli diede energia pulita a basso costo. Ma fino ad allora, fino a che lo sviluppo, il progresso e il benessere glieli poteva dare solo il petrolio, andarono avanti a petrolio come se fosse birra”. Ma in Italia anche l’atomo è vietato. Prima del referendum No Triv ci sono stati gli altri due referendum che hanno tolto dall’Italia le centrali nucleari, ribattiamo: “E il movimento antinucleare infatti è stato pagato dai petrolieri, perché lo sviluppo dell’energia atomica li avrebbe fregati”, risponde Pennacchi. Quindi il referendum No Triv è in qualche modo anche una vendetta della storia contro questi stessi petrolieri? “Ma pure quelli che finanziano le cosiddette energie alternative sono sempre loro: i petrolieri.
E comunque in ogni caso le cosiddette energie alternative non sono alternative manco per niente. Perché – dice lo scrittore – se il kilowattora fatto con le energie alternative le viene a costare due volte di più di quello prodotto col petrolio, ciò significa mettere le sue industrie fuori mercato. Far pagare l’energia alle sue fabbriche più di quanto la fanno pagare in altri paesi, significa far chiudere le fabbriche. Significa ostacolare il processo di sviluppo del paese. E’ in atto un processo di globalizzazione sempre più massiccio e massivo, finché il pianeta non sarà integralmente globalizzato: si spera il prima possibile, in modo da poterci concentrare sulla conquista dello spazio. Insistendo solo sull’agriturismo, finiremo per relegare il nostro paese in una posizione subalterna.
Meno male che abbiamo ancora alcune punte di eccellenza, ma se nel cammino dell’umanità verso maggiore ricerca, sviluppo e tecnologia, noi italiani andiamo avanti di questo passo, che fine faremo? Quale sarà il nostro ruolo tra cent’anni? Quando l’umanità farà le sue astronavi, quali componenti faremo di queste astronavi? Pizza e mandolino per quando gli astronauti ritornano in ferie? Come pensano di dare da mangiare a un popolo di 60 milioni di persone?”. Quindi che farà domenica?, chiediamo: “Ero indeciso tra non andare al referendum e andare per votare no. Mi dicono che è meglio non andare per farlo perdere, dunque non ci vado. Ma questi No Triv sono matti davvero! Sono da legare. Non estraiamo il petrolio, dicono: è meglio comprarlo!”.
tra debito e crescita