Il presidente della Bce Mario Draghi (foto LaPresse)

“L'Eurozona non è Berlino”

Gli stimoli funzionano. Così Draghi respinge i colpi di Schäuble & Co.

Alberto Brambilla
Il capo della Bce spiega i successi del Qe e attacca con un messaggio tosto chi minaccia l’indipendenza di Francoforte.

Roma. Mario Draghi ha risposto con parole definitive all’inedita escalation di critiche prodotta da esponenti del governo tedesco nelle passate settimane. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble e altri alleati del governo di Merkel avevano definito le misure espansive dispiegate con crescente intensità dalla Banca centrale europea “pericolose” o addirittura “corresponsabili” dell’ascesa del partito anti establishment Alternative für Deutschland in Germania. Il presidente della Bce ha nemici ovunque, dalla disinflazione incipiente ai rischi geopolitici per la stabilità finanziaria, e l’ultima cosa di cui avrebbe bisogno sono le contundenti accuse tedesche.  “Un dibattito civile è sempre benvenuto ma certe critiche possono essere viste come un rischio alla nostra indipendenza e dunque provocare un comportamento a livello di sistema che si traduce in un ritardo nel produrre investimenti e nell’assumere rischi” e di conseguenza, ha aggiunto il presidente della Bce, in presenza di un contesto sfavorevole “servirebbero ulteriori misure espansive”, proprio quello che i critici tedeschi osteggiano con ostinazione fin dall’inizio del programma di stimoli monetari (Quantitative easing) nel 2015.

 

Dopo oltre quattro anni al vertice dell’Istituto di Francoforte, Draghi ha risposto con un ventaglio di argomenti a favore delle scelte della Bce ai reiterati attacchi di una parte dell’establishment tedesco che lo considera, come fosse un luogo comune, un italiano affezionato alla pratica dei bassi tassi d’interesse. La linea è chiara: dopo l’espansione del programma di acquisto di titoli pubblici per quantità e durata, decisa a marzo, cominciano a vedersi i primi risultati con la ripresa delle richieste di prestiti alle banche: “una valida prova che il Quantitative easing si sta trasmettendo all’economia reale”, ha detto in conferenza stampa. Anche a Berlino, fuori dai circoli ordoliberali, è condivisa la consapevolezza dell’impraticabilità dell’ortodossia tedesca a Francoforte che porterebbe l’Eurozona verso un avvitamento ulteriore della crisi, come ha detto al Foglio Reint Gropp, presidente dell’Institut für Wirtschaftsforschung di Halle, importante centro di ricerca economica, che ritiene “adeguato” l’orientamento della Bce e “strumentali” le stilettate di Schäuble & Co. La diatriba tra Francoforte e Berlino ha dominato il question time durante la conferenza stampa di giovedì – non è stata presa nessuna decisione rilevante dopo il filotto di misure annunciate un mese fa – e ha evidenziato la disfunzionalità più ovvia dell’Eurozona per cui le decisioni di politica monetaria non possono trovare d’accordo tutti i 19 paesi membri ma sono giocoforza identiche per l’Unione monetaria intera.

 

Draghi, a tal proposito, ha detto che non sono ammissibili distinzioni sulla base di indicazioni politiche perché “abbiamo un mandato per perseguire la stabilità dei prezzi in tutta l’Eurozona e non per la sola Germania” come è “stabilito dalla legge europea, noi obbediamo alla legge e non ai politici, perché siamo indipendenti”, ha detto aggiungendo che il carattere di indipendenza della Bce è stato difeso all’unanimità dai membri del direttivo. Senza contare che la nazionalità del presidente della Bce – il partito conservatori bavarese  Csu, alleato di Merkel, aveva auspicato la sostituzione di Draghi con un banchiere tedesco una volta esaurito il suo mandato nel 2019 – perché pure un presidente “non italiano avrebbe fatto lo stesso”, come ha avuto modo di affermare anche il predecessore di Draghi Jean-Claude Trichet in una recente intervista. La Germania è inoltre un beneficiario netto delle politiche espansive della Bce per cui può ricevere prestiti senza pagare interessi e tenere bassa la disoccupazione. Anche compagnie di trasporti e manifatturiere a partecipazione statale tedesche beneficeranno del programma di acquisto di bond aziendali (fino a rating BBB-) da 900 miliardi di euro che partirà a giugno. La pratica estrema dell’helicopter money, di cui parlano molto media ed economisti, non è nei radar della Bce. Eppure a Berlino era stato un altro argomento di propaganda contro Francoforte.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.