Bloomberg rivela chi c'è dietro al "Tyler Durden" di Zerohedge.com

Alberto Brambilla
Pubblicata l'identità degli animatori del blog, il Dagospia (serio) della finanza, che usava l'avatar del protagonista del libro e film culto Fight Club. Uno dei blogger, in polemica, ha tradito i suoi due compagni.

Roma. Bloomberg ha rivelato l’identità degli animatori del blog finanziario Zerohedge.com che si nascondevano dietro l’avatar “Tyler Durden”, dal nome dell’eroe anarchico del libro culto Fight Club di Chuck Palahniuk e interpretato da Brad Pitt nell’omonimo film del ’99. Si viene a sapere che non è un solo uomo, bensì un trio, a raccogliere e a scrivere articoli pepati, informati (e a volte tendenti al complottismo) sulla finanza, l’economia, l’energia e la geopolitica.

 

Colin Lokey, 32 anni, uno dei blogger licenziatosi il 2 aprile in aperta polemica con i suoi compagni, ha spifferato tutto violando la prima, la seconda e la terza regola del circolo del Fight Club – che poi è sempre la stessa, segretezza assoluta: “Non dovete parlare mai del Fight Club” – comunicando all’agenzia americana l’identità di Daniel Ivandjiiski, 37 anni, analista finanziario di origine bulgara ritenuto in passato l’unico animatore del sito e sospettato di insider trading dalla Financial Industry Regulatory Authority e Tim Backshall, 45 anni, un strategist del mercato dei prodotti derivati.

 

Lokey, già collaboratore di Seeking Alpha, si era unito alla gang (con un compenso da 6.000 dollari al mese, 50.000 di bonus annuale) per occuparsi di questioni di politica internazionale ma è arrivato a contestare la linea editoriale – Russia=buona. Obama=idiota. Bashar al-Assad=leader benevolo. John Kerry= somaro. Vladimir Putin=il più grande leader nella storia dell’arte di governo – e il tradimento dell’ideale anarchico à la Tyler Durden di Ivandjiiski che aveva uno stile di vita lussuoso e voleva fare soldi con i copiosi clic di Zerohedge. Ivandjiiski ha accettato di commentare – Backshall ha preferito di no – rispondendo che il sito fa soldi e genera profitto (c'è anche una sezione merchandising) al punto che non è mai stato necessario chiedere finanziamenti esterni e che, dal suo punto di vista, Lokey poteva scrivere tutto quello che voleva.

 

Bloomberg concede l’onore delle armi ai blogger, dicendo che competono con l’agenzia americana in fatto di informazione finanziaria (in una riunione della Banca centrale europea era stata “girata” al presidente Mario Draghi una domanda nata da una discussione sul blog).

 

“Su una linea continua del tempo sufficientemente lunga il tasso di sopravvivenza di ognuno precipita a zero”, dice il motto del blog tratto da Fight Club. I lettori più appassionati probabilmente sperano che le rivelazioni di Bloomberg non comporteranno la fine del mito di Zerohedge che aveva nell’anonimato uno dei suoi punti di forza. Forse possono stare tranquilli, in fondo, questa è tutta pubblicità.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.