Perché i paesi si rivoluzionano con le riforme liberali. Il caso Cile
Si è parlato molto negli anni scorsi dei Fondi sovrani, con cui alcuni paesi produttori di petrolio e altre materie prime e/o benedetti da un alto export hanno reinvestito ingenti utili cercando al contempo di evitare pressioni inflazionistiche: un meccanismo utilizzato sia per creare crescita all’interno che per acquisire influenza e asset strategici all’estero, senza essere troppo bancocentrici. Ma un effetto analogo lo ha avuto il sistema pensionistico retributivo inventato in Cile negli anni ’80 dall’allora appena 30enne Chicago Boy Juan Piñera, che punta a finanziare le pensioni attraverso l’accantonamento sul reddito fatto da ogni singolo nel corso della sua vita. Le Administradoras de fondos de pensiones (Afp) al 31 dicembre 2014 hanno raccolto l’equivalente di 160 miliardi di dollari Usa. Un’analisi dei loro investimenti alla Borsa di Santiago indica che il principale partner delle Afp era l’italiana Enel: 2.037,88 milioni di dollari Usa nella Enersis, per un totale del 12,69 per cento della proprietà, e 1902,67 nella Endesa, con una proprietà del 15,33 per cento.
Dopo le due energetiche vengono il colosso del retail-immobiliare-bancario Cencosud con 1.162,86 milioni (16,55 per cento della proprietà); la compagnia aerea Lan, con 1105,65 milioni (17,44 per cento); l’altra energetica Colbún (814,89 milioni, 17,63 per cento); la petrolifera Copec (734,5 milioni, 17,63 per cento); una quarta società energetica di nome Aes Gener (732,35 milioni, 17,08 per cento); la holding forestale e cartaria Cmpc (686,62 milioni, 11,58 per cento); l’altro colosso del retail Falabella (571 milioni, 3,52 per cento); il Banco Santander Chile (506,95 milioni, 5,37 per cento). Insomma, mentre in Italia i soldi degli accantonamenti pensionistici vengono messi tradizionalmente al massimo nel mattone, in Cile hanno contribuito a fare del paese un gigante delle energie rinnovabili