Tassare meno, volare tutti
Ryanair ieri ha annunciato il suo piano di investimenti per l’Italia nel prossimo anno: previsto un impegno pari a un miliardo di dollari, con 10 nuovi aeromobili e 44 nuove rotte. L’amministratore delegato della compagnia low cost irlandese, Michael O’Leary, prevede la creazione di 2.250 nuovi posti di lavoro, a partire dagli scali regionali. Lo scorso febbraio, la compagnia aerea aveva annunciato la chiusura di alcuni scali italiani, come Pescara e Alghero, per quella che giudicò “l’illogica decisione del governo di aumentare ancora le tasse municipali”. Dario Stevanato, ordinario di Diritto tributario all’Università di Trieste, disse allora al Foglio: “Questa vicenda dovrebbe far riflettere coloro secondo i quali non esistono né l’effetto sostituzione né limiti verso l’alto alla pressione fiscale”. I limiti invece esistono. E quando vengono oltrepassati lo stato finisce per distruggere libertà di iniziativa e ricchezza insieme.
Se Ryanair annuncia nuovi investimenti, infatti, è perché il governo Renzi si è finalmente deciso ad annullare l’incremento delle tasse municipali varato mesi fa, oltre che per una più chiara stesura delle linee guida aeroportuali secondo la normativa europea. E’ indubbio che il gruppo irlandese punti a strappare ulteriori facilitazioni e forme di sostegno per gli scali minori, come ricorda la vicenda (ancora aperta) di Alghero, in Sardegna, dove il blocco dei voli della low cost ha già causato in metà anno perdite stimate per 75 milioni di euro nell’area. Ma soprattutto è lampante la lezione per il governo Renzi, specialmente in vista della nuova legge di Stabilità: gravare meno sulle spalle dei produttori è la migliore politica economica che gli investitori esteri ed italiani si attendono dal governo. Smettendo di inseguire sempre e soltanto i soliti noti, si può perfino spiccare il volo.