“L'Italia sia il faro della Big Society europea”, dice l'ideologo di Cameron
Londra. La Brexit ha rivelato le tensioni sociali e il fallimento di David Cameron nel portare a compimento la Big Society. E’ un giudizio duro e netto quello di Phillip Blond, uno degli ispiratori del programma dell’ex premier. “Non è stato in grado di trasformare il Partito conservatore britannico e l’intero paese, come voleva e aveva promesso. Ha prestato troppa attenzione al bilancio lasciando ampi spazi di manovra al cancelliere Osborne e ha dimenticato i poveri”, dice Blond al Foglio. Secondo la mente della Big Society, Cameron ha avuto una visione originale ma ha fallito nella ricostruzione di un tessuto morale da affiancare alle strutture finanziarie, un tessuto fondato sulla famiglia e l’associazionismo come i più importanti alleati nella guerra alla povertà. Pensatore politico e teologo anglicano, Phillip Blond dirige il think-tank ResPublica. Nel 2010 il suo saggio a favore di un nuovo conservatorismo nel Regno Unito ha ispirato la dottrina della Big Society, centrale nel programma di governo dell’ex premier.
Blond riconosce a Cameron di aver azzeccato la diagnosi già nel 2005 quando divenne leader dei conservatori all’opposizione: la destra così non funzionava più, c’era bisogno di un nuovo conservatorismo. Per questo Blond aveva proposto il suo nuovo approccio al “One-Nation conservatorism”. Il suo “red torysm” riprendeva una visione conservatrice tradizionale e comunitaria che però rifiutava sia l’approccio liberista sia quello statalista. Meno stato sì, ma il suo posto deve essere preso dai cittadini nella gestione del paese e della società: per questo i cittadini devono essere investiti di un ruolo di primo piano, assumendosi attraverso associazioni e organizzazioni la responsabilità dell’amministrazione del settore pubblico. Quello di Blond è un “conservatorismo per i poveri”, che vuol porre rimedio agli errori e alle dimenticanze di un sistema tutto concentrato sul mercato senza cedere alle tentazioni socialiste e stataliste.
Equilibri difficili tra gli eccessi di liberismo e statalismo sono, secondo Blond, alla base del terribile esperimento che è l’euro. Ma parlando del referendum britannico, le alternative erano peggiori, dice Blond che ha votato per il Remain. Tuttavia, il voto per il Leave è stata la dimostrazione del fallimento di Cameron: ora è evidente che i beneficiari di questa globalizzazione sono una minoranza nella società. Adesso i conservatori inglesi sono obbligati a rispondere a questa richiesta di giustizia sociale che giunge dal basso senza ricorrere di nuovo al mercato e senza cadere nel big government. Il progetto europeo “a trazione tedesca” è un disastro, in particolar modo per paesi come l’Italia e la Grecia, ma anche per Spagna e Portogallo. “Amo l’occidente e credo in esso. La forza economica e culturale dell’Europa e i valori cristiani dai quali discende sono unici al mondo. Per questo sono convinto che l’Europa abbia le caratteristiche giuste per ripartire”.
Servono riforme, ma serve anche una nazione che faccia da faro per questa riforma europea. Phillip Blond è convinto che possa essere l’Italia, “uno dei paesi che più ha faticato con l’Unione europea e la moneta unica”. “Le sue tradizioni cattoliche e associazionistiche rappresentano la base perfetta per un movimento di conservatorismo sociale che possa ristrutturare prima il paese e poi l’Europa”. In un suo articolo sul magazine Prospect del 2009, Blond citava Edmund Burke quale sostenitore di un radicalismo conservatore fondato sui piccoli gruppi familiari e sulle associazioni civiche: “Amare il piccolo gruppo a cui apparteniamo nella società è il primo principio degli affetti pubblici. E’ il primo anello di una serie che procede verso l’amore per il nostro paese e per l’umanità”, scriveva il Cicerone britannico.
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