Non solo Foodora. Così i sindacati non afferrano la new economy e perdeno i giovani
La new economy e i due nervi scoperti del sindacato di oggi, che molti vedono all’origine della sua crisi: la distanza dai giovani e dalla trasformazione in atto nel mercato del lavoro. Complice la tecnologia e le diverse esigenze delle nuove generazioni oggi i nuovi bisogni dei lavoratori non vengono compresi perché si tende a guardare da altre parti.
Dopo ormai diversi anni in cui negli Stati Uniti e in molti paesi europei si discute delle conseguenze della cosiddetta on demand economy anche in Italia sembra essersi acceso in dibattito. Nei giorni scorsi infatti alcuni dei ragazzi che eseguono consegne in bicicletta per Foodora hanno organizzato una protesta contro la compagnia tedesca, figlia di quella Rocket Internet che tra gli altri possiede la società di e-commerce Zalando e il servizio di pulizie on demand Helpling. La scomparsa del salario orario fisso e il passaggio a una retribuzione a cottimo hano fatto insorgere le decine di giovani torinesi che si pagano gli studi o arrotondano le loro entrate sfrecciando in bicicletta.
Da subito si è parlato dei danni della sharing economy, quando in realtà il fenomeno nulla ha a che fare con la condivisione di servizi o di beni, pensiamo per esempio a Blablacar o Airbnb. Dall’azienda si è tentato di richiamare alla natura sociale di questo “lavoretto” ricordando che chi lo svolge lo fa principalmente per godere del piacere della bicicletta approfittandone per guadagnare qualche decina di euro, ma la toppa è sembrata essere peggiore del buco e oggi è difficile pensare che non siamo di fronte a nient’altro che un classico lavoro di facchinaggio mascherato con altri mezzi. Al di là delle problematiche giuridiche che insorgono in questa particolare situazione si toccano due dei nervi scoperti del sindacato di oggi, che molti vedono all’origine della sua crisi: la distanza dai giovani e dalla trasformazione in atto nel mercato del lavoro.
Non è un caso infatti che la protesta di questi ragazzi sia stata auto-organizzata, come spesso è accaduto recentemente negli Stati Uniti, e che la volontà sia stata quella di rappresentarsi da soli, senza il coinvolgimento di chi si pone come rappresentante dei lavoratori. Si tratta infatti di uno dei numerosi ambiti del lavoro di oggi, sempre più frammentato, discontinuo, difficilmente inquadrabile nelle categorie classiche e quindi lontano dal mondo al centro dell’azione sindacale. Se un tempo infatti le problematiche e i bisogni dei lavoratori, che emergevano all’interno del rapporto di lavoro, venivano intercettati dal sindacato e diventavano battaglia fino a portare, come spesso è accaduto, a nuovi diritti, nuove norme e nuove tutele, sembra oggi che questa dinamica si sia indebolita.
Vai dove ti porta l’iscritto
Complice la tecnologia e le diverse esigenze delle nuove generazioni oggi i nuovi bisogni dei lavoratori, spesso di quelli che per la prima volta si affacciano sul mercato, non vengono compresi perché si tende a guardare da altre parti, dove si concentrano più iscritti. E se si pensa che il legislatore è anch’esso lento nel cogliere le trasformazioni è chiaro come spesso vi sia una condizione di confusione che lascia spazio a dinamiche che non sono positive non solo per i giovani ma per il mercato stesso. Infatti i grandi margini che queste imprese incassano utilizzando lavoratori senza tutele non possono che scontrarsi con il fatto di accrescere una generazione di giovani che faticherà sempre di più a utilizzare i loro stessi servizi, generando un circolo vizioso antieconomico.
La soluzione non è certo nel negare il problema, nel pensare che si tratti unicamente di una deregolamentazione del mercato che potrebbe essere risolta con regole più strette o con il miope tentativo di far diventare tutti lavoratori subordinati classici ma in questa occasione il sindacato avrebbe diverse armi per combattere un fenomeno che non sembra affatto nuovo ma il ritorno di forme di lavoro del passato attraverso l’utilizzo dello strumento tecnologico. Soluzioni concrete per incontrare una generazione che oggi preferisce una catena su Facebook a una assemblea. Perdere anche questo treno, senza porsi come interlocutori veri, cambiando linguaggio, organizzazione, comunicazione, potrebbe essere davvero uno degli ultimi, troppi, treni persi da chi ancora vorrebbe rappresentare i lavoratori.