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La sfida tra "patrioti" e "invasori" su Alitalia, Mps e Mediaset

Mario Sechi

I fatti dicono che Alitalia è già decotta, Vivendi è pronta a salire al 30 per cento dell'azienda di Berlusconi e la pulizia dei bilanci delle banche italiane costerà 52 miliardi di euro. Patrioti, dove siete?

Come sta l’Italia? Benissimo, in chiusura del 2016 abbiamo assistito anche alla formidabile rinascita del sentimento patriottico, rifiorito dopo l’avvistamento delle truppe napoleoniche che marciano verso il ducato di Maria De Filippi. Ecco gli appunti sugli spostamenti delle truppe nel teatro di guerra, mettetevi comodi, è un grande spettacolo.

 

Patriots 1. Alitalia. Allacciate le cinture e preparatevi al decollo: Alitalia è tornata al suo destino di compagnia aerea decotta. Chi lo dice? Le fonti del titolare di List, una lettura attenta della stampa economica internazionale e quella cosa che in Italia si scopre sempre all’ultimo momento, la realtà. “Lo scenario volge al peggio” raccontano fonti che hanno conoscenza del dossier della nostra fu compagnia di bandiera. Pessimismo? No, basta seguire con attenzione l’impaginato globale. Gli emiri stanno per licenziare James Hogan, numero uno di Etihad Airways, azionista al 49% di Alitalia. Lo scrive il giornale economico tedesco Handelsblatt e la cronaca è quella di un film di Dario Argento, Profondo Rosso:

 

  • Etihad nel 2011 ha comprato il 29% di Air Berlin, la compagnia aerea perde 447 milioni di euro ed è sull’orlo della bancarotta;
  • Alitalia perderà 400 milioni di euro quest’anno ed è proiettata per un rosso di mezzo miliardo nel 2017;
  • Gli investimenti di Etihad in Europa registrano una perdita di 2.5 miliardi di euro.

  

In gennaio la compagnia aerea del governo di Abu Dhabi premerà il tasto reset sull’intera strategia europea, il destino di Alitalia appare segnato: il governo deve trovare un compratore. La compagnia perde non 500 mila euro al giorno come dichiarato da alcuni suoi esponenti (Montezemolo) ma il doppio, un milione. E i patrioti? Muti sono. Siamo di fronte a un complotto ordito dalla Germania di cui Handelsblatt è lo strumento di propaganda? Ok, cospirazionisti, allora passiamo al Wall Street Journal, sintesi:

 

  • La compagnia doveva comprare nuovi aerei dalla Boeing ma ha deciso di rinviare l’acquisto alla luce delle prospettive del mercato;
  • Il profitto netto a metà del 2016 è crollato del 75%;
  • La strategia di spremere ricavi dall’hub di Abu Dhabi ha il fiato corto, la tecnologia sta rendendo gli aerei sempre più efficienti e le compagnie aeree sui voli di lungo raggio stanno cominciando a saltare lo stop negli Emirati: Qantas ha annunciato un collegamento diretto tra Perth, Australia, e Londra, senza scalo. Bye bye, desert sands.

  

Un urlo sale dalla trincea. Patrioti, dove siete?

  

Patriots 2. Mediaset. La grande guerra per la difesa di Elisa di Rivombrosa e i Cesaroni sta dando i suoi frutti, a far da scudo al Biscione è sceso in campo anche uno statista del calibro di Angelino Alfano e il risultato netto dell’agitarsi della sua durlindana è spettacolare: Vincent Bolloré ieri ha annunciato di aver acquistato il 25,75% del capitale, il finanziere bretone ha il 26.77% dei diritti di voto del gruppo televisivo della famiglia Berlusconi. I francesi di Vivendi saliranno fino al 30% del capitale (probabilmente ha già acquisito anche le quote restanti per raggiungere l’obiettivo, lo vedremo nelle prossime ore), in una sola seduta ieri è passato di mano il 10% del capitale, il titolo è cresciuto del 23.33%, il 9 novembre il prezzo del titolo era a 2.20 ieri ha chiuso a 4.44. Prossimo passo? Con il superamento del 30% del capitale Vivendi potrà lanciare l’Offerta pubblica d’acquisto sull’intero capitale di Mediaset. I soldi? Non sono un problema, Vivendi ha i mezzi per lanciare l’Opa sul cento per cento del capitale, la cassa netta al 30 settembre 2016 è di 2,5 miliardi di euro, erano 6,4 miliardi nel 2015. Ecco come l’ha usata:

 

 

Mediaset finora ha risposto con le azioni legali, ma qui la materia del contendere è concentrata in una sola parola: il denaro, cash. Possibilità di un accordo tra la famiglia Berlusconi e Bolloré? Per ora scarse, la linea del gruppo di Cologno Monzese è quella delle vie legali, carta bollata e si vedrà. C’è un governo, un sistema di potere in grado di fermare la scalata di Bolloré? No. A meno che non si creda che Gentiloni e Alfano siano diventati Batman e Robin. Per sapere e per capire come andrà a finire bisogna fare una sola cosa: follow the money, seguire i soldi. E i patrioti? Non sanno di cosa parlano, sta arrivando Natale, una grolla a Cortina e passa tutto.

 

Patriots 3. Monte dei Paschi (e gli altri). Servono soldi pubblici per salvare le banche. Il governo ha chiesto l’autorizzazione a emettere 20 miliardi di nuovo debito da usare come salvagente. La commissione Bilancio del Senato oggi esamina la relazione presentata da Palazzo Chigi. Ai lavori partecipa anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Il provvedimento arriverà poi subito in aula alle 9.30. Il voto, che dovrà essere a maggioranza assoluta, sarà alle 12. L’orario non è casuale, tutto ha un timing preciso e siamo in un pieno thriller finanziario. Occhio all’orologio: alle 14 si chiudono i termini per la conversione in azioni delle obbligazioni subordinate del Monte dei Paschi. Dall’esito dell’operazione dipende il resto della ricapitalizzazione della banca. Non va? No problem, paga il contribuente. Basteranno i venti miliardi del governo? No, guardate questo grafico di Bloomberg:

 

 

Secondo questi calcoli la pulizia dei bilanci delle banche italiane costa 52 miliardi di euro, siamo a più del doppio rispetto all’assegno che è pronto a staccare il governo. Patrioti, dove siete? Silenzio. Somigliano sempre più alla descrizione che Gordon Gekko faceva di un suo collega di Wall Street non proprio sveglio: “Se vendesse bare, non morirebbe più nessuno”.

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