Urge una difesa ma senza spesa
La storia di Italia è piena di esempi in cui le divisioni interne, fra opposte fazioni, hanno facilitato o addirittura sollecitato l’intervento altrui, saccheggiando l’Italia
Carlo Calenda ha ragione quando invoca una rete di protezione per tutelare l’interesse nazionale superando le divisioni interne, di cui gli altri possono approfittare. La storia di Italia è piena di esempi in cui le divisioni interne, fra opposte fazioni, hanno facilitato o addirittura sollecitato l’intervento altrui, saccheggiando l’Italia. A cominciare dalla divisione fra guelfi e ghibellini che, come narra Francesco Guicciardini, nella sua “storia di Italia” ha portato al sacco di Roma del 1527 da parte dei Lanzichenecchi. Ci sono storie ed episodi più recenti, che riguardano più direttamente la nostra epoca. Il primo è la vicenda delle privatizzazioni italiane e quella dei processi a politici dei partiti di governo nell’intreccio con manager e imprenditori pubblici che è avvenuta nella fase della caduta della Prima repubblica del passaggio alla Seconda e dell’ingresso dell’Italia nell’Unione monetaria europea, in cui molte nostre grandi imprese pubbliche e private sono state smantellate, prese da gruppi stranieri, che in molti casi le hanno chiuse o ridimensionate, da Finsider, al gruppo biochimico e agro alimentare Ferruzzi-Montedison, a Italtel, all’intero settore petrolchimico, a quello farmaceutico. Ci sono anche episodi di pochi anni fa, come quello di Parmalat controllata dal gruppo francese Lactalis, dal luglio del 2011, dopo una scalata impropria, che le Autorità di vigilanza del mercato avrebbero potuto meglio controllare. Sono susseguiti a ciò vari procedimenti giudiziari. Nessun gruppo nazionale si era fatto avanti con determinazione perché l’intero sistema finanziario privato e pubblico italiano era allora sotto attacco. Ma in una economia di mercato di concorrenza, l’interesse nazionale ha limiti precisi: si tratta di evitare che vadano in mano a soggetti esteri attività di particolare importanza per la sicurezza e l’integrità nazionale, e che si creino, in Italia, situazioni di monopolio. Si deve evitare che sia messa in discussione la costituzione nei principi fondamentali di economia di mercato, occorre garantire la stabilità finanziaria. I casi, di Mediaset e del Monte dei Paschi (Mps) sono diversi. La creazione di un monopolio verticale dai sevizi telefonici di rete fissa a quelli dei media è contro la concorrenza e la sicurezza nazionale. Le regole europee per le ristrutturazioni bancarie, per una parte sono contrarie alla Costituzione italiana che dispone la tutela del risparmio in tutte le sue forme. I criteri adottati dall’Autorità bancaria europea per la ricapitalizzazione di Mps sono discriminatori e gli stress test da cui nascono i parametri di capitalizzazione richiesti si basano su ipotesi irreali. La situazione è un po’ diversa, direi opposta per la tesi del ministro, per cui l’Italia deve cercare di ottenere dalla comunità europea la massima libertà di deficit, entro il tetto del 3 per cento. Infatti la rete di protezione dell’interesse nazionale sta anzitutto nel contenimento del deficit e nella riduzione del rapporto debito/pil. Ciò vale anche per la nazionalizzazione e riprivatizzazione di Mps.
Francesco Forte – economista, già ministro delle Finanze