Liberalizzazioni e riforme. Consigli utili per togliere le zavorre al nostro paese
L'Italia ha urgente bisogno di imboccare con decisione la strada delle liberalizzazioni, della semplificazione normativa e dell’efficienza nel sistema giudiziario
Nonostante la perdurante stagnazione, le potenzialità del nostro paese sono straordinarie. Ancor più oggi, nel pieno di un grande cambiamento portato dalle tecnologie digitali in tutti gli ambiti della nostra vita. Il vortice digitale è infatti una minaccia di morte per chi resta fermo, ma è una grande opportunità per chi riesce a mettersi a correre, con gambe agili e zaini leggeri sulle spalle, e ad accedere così a nuove prospettive di sviluppo. Per farlo, il nostro paese ha urgente bisogno di svuotare il suo zaino: imboccando con decisione la strada delle liberalizzazioni, della semplificazione normativa e dell’efficienza nel sistema giudiziario. Occorre inoltre mettere nuova energia nelle gambe: portando i giovani dai margini al centro della società e sviluppando un mercato dei capitali all’altezza del nostro tessuto economico e imprenditoriale.
Partiamo dalla prima zavorra: il settore pubblico. Qui alla radice del problema c’è un equivoco culturale, quello che fa sì che il bene pubblico così come il suo opposto, il debito pubblico, siano considerati qualcosa che non appartiene a ciascuno di noi cittadini ma a un soggetto terzo: “Lo Stato”. Questo gravissimo malinteso genera almeno due conseguenze: da un lato l’evasione fiscale (che non viene perciò socialmente sanzionata) e dall’altro una gestione dei servizi di interesse pubblico che ha l’obiettivo di tutelare le aspettative di singole categorie professionali prima di quelle di tutti noi cittadini (di volta in volta in qualità di studenti, malati, viaggiatori, o consumatori). Ciò ha reso i nostri servizi pubblici poco efficienti e molto resistenti al cambiamento. Una semplice licenza di taxi a Roma o a Milano vale dai centomila euro in su: è il valore della rendita di posizione di una professione chiusa alla concorrenza, che si traduce per i cittadini in tariffe più care e in servizi meno efficienti. Da qui gli scioperi dei tassisti che in questi giorni mandano in tilt il traffico in molte città, come monito al governo contro qualsiasi nuova forma di concorrenza. Per togliere queste zavorre servono liberalizzazioni vere e coraggiose, quelle che negli ultimi quindici anni nessuna forza politica ha avuto la capacità di realizzare. La mancata liberalizzazione delle tariffe di energia elettrica e gas alle famiglie, che porterebbe risparmi e innovazione a beneficio di milioni di famiglie italiane ma che è impantanata in parlamento da anni, è un altro esempio di questa incapacità della politica di mettere l’interesse dei cittadini davanti a quello delle lobby di turno.
L’altra grande priorità per alleggerire lo zaino sulle spalle delle imprese è la semplificazione normativa e l’efficienza del sistema giudiziario. Quasi senza accorgercene, in poche generazioni, nelle controversie siamo passati dalla tradizionale minaccia: “Io le faccio causa!” all’opposta irrisione: “Lei mi faccia causa…”, a testimonianza di una giustizia civile e amministrativa diventata intollerabilmente lenta e incerta e di un proliferare di norme su più livelli, spesso confuse e discordanti tra loro. Nell’èra della globalizzazione nei flussi di capitale, questo indebolimento dello stato di diritto ha conseguenze molto peggiori di quanto si voglia riconoscere.
E poi occorre che là dove ci sono le buone iniziative e le persone giuste per realizzarle, possano arrivare anche i capitali necessari perché questo accada. La debolezza del nostro sistema bancario ha reso i tradizionali strumenti di prestito inadeguati per fornire alle imprese le risorse finanziarie per crescere. E’ dunque fondamentale dare ulteriore impulso al mercato dei capitali, con strumenti che consentano alle piccole e medie imprese di accedere al capitale di rischio e ai prestiti obbligazionari.
Infine i giovani: la profondità e il ritmo del cambiamento in corso nelle tecnologie e nei modelli di business possono essere accompagnati con successo solo con il pieno coinvolgimento della generazione dei nativi digitali e di chi, per formazione e attitudine mentale, concepisce l’innovazione e il mercato globale come naturali riferimenti per la propria impresa. Favorire le start-up di giovani imprenditori, collegarli in distretti nelle tecnologie del domani, inserire i giovani meritevoli nel cuore della nostra società produttiva (Pubblica amministrazione inclusa) e mettere quelli più brillanti alla guida di tante piccole e medie imprese italiane bisognose di cambiamento. Aiutando così a superare due ostacoli sempre più ingombranti: la cultura dell’errore come colpa, che frena la capacità di sperimentare con coraggio, e la scarsa meritocrazia, che troppo spesso premia “chi conosce chi” anziché “chi sa fare cosa”.
Gianfilippo Mancini è Amministratore Delegato di Sorgenia