L'approccio scelto dalla Cgil sui taxi mostra l'alleanza naturale tra sindacati e populisti
Si può gestire la rete in maniera verticistica? Dai programmi della tecnocrazia pianificatrice emerge una cultura simile quella che anima i nemici di ogni modernizzazione
Disinnescare la “mina delle innovazioni tecnologiche”, come precondizione per continuare a trattare al tavolo tecnico del ministero dei Trasporti. A chiederlo è Unica Cgil, il sindacato dei tassisti riunito sotto le insegne della confederazione guidata da Susanna Camusso, e a riportarlo è la versione online della Stampa. Il riferimento è chiaramente a Uber, il servizio di trasporto pubblico urbano su auto che si attiva tramite un app per smartphone, e la frase assume una dimensione comica irresistibile: disinnescare la mina dell’innovazione tecnologica prima di ricominciare a trattare con il Ministero. Come andrebbe a finire?
Il difficile sarebbe trovarlo, il ministero, ché da quando la “mina dell’innovazione tecnologica” è stata disinnescata è tutto buio, le luci sono spente, e le strade sono intasate da carrozze a cavalli, sempre che la trazione animale non sia anch’essa un’innovazione tecnologica da disinnescare a sua volta, a vantaggio delle scarpe o dei piedi nudi.
Una trattativa difficile, tutti a prendere appunti sulle tavolette d’argilla, che si rompono in continuazione come i vetri degli iPad. Meglio disinnescare anche la mina della scrittura, e tornare a memorizzare, che ci sono figure professionali da tutelare anche in questo settore. Ed è anche difficile andare al punto delle rivendicazioni dei tassisti, dato che la mina del motore a scoppio è stata prontamente disinnescata per permettere ai tassisti di sedersi nuovamente al tavolo (tavolo? Non sarà meglio sedersi per terra?) del ministero (ministero?) per “continuare un lavoro proficuo e responsabile”, come recita il comunicato, ma ormai nessuno ricorda nemmeno più cosa accidente sia un taxi, e a cosa serva…
Il mondo in cui la Cgil è disposta a sedersi a un tavolo è quindi un mondo anti-tecnologico o forse addirittura pre-tecnologico, ma non è un mondo anti-burocratico. Anzi, probabilmente sarà proprio la burocrazia il motore della civiltà, una volta disinnescata la mina dell’innovazione tecnologica e ripristinata una corretta e solidale scala di valori.
Una scala di valori che non ammette, oltre alle app nelle mani sbagliate (perché ci sono anche app usate dai tassisti, e quelle vanno bene, no?), neanche strumenti per semplificare e sburocratizzare il mondo del lavoro, come i voucher. Come faceva notare il professor Pietro Ichino in una recente intervista al Corriere, la Cgil “è contraria all’orientamento di quasi tutta la nostra legislazione del lavoro dell’ultimo ventennio, dalla legge Treu del ’97 in poi”, coerentemente con un’impostazione ideologica che rifiuta il superamento degli adempimenti burocratici necessari a costituire rapporti di lavoro.
E infatti, anche se i voucher sono stati criticati perché – forse – abusati, la richiesta reale, il prendere o lasciare che la Cgil ha imposto al governo attraverso il ricatto referendario, è stata la loro soppressione totale e generalizzata, non la loro rimodulazione o la limitazione degli ambiti di impiego. Il voucher si fa dal tabaccaio, grazie a un marchingegno tecnologico – orrore! – che tiene fuori gli uffici del lavoro, le buste paga, gli onorari del CAF, i timbri e le scartoffie, ma garantisce al tempo stesso al lavoratore – orrore! – una assicurazione sugli infortuni e una tutela previdenziale.
La colpa intollerabile e indigeribile dei voucher è quella di “disintermediare” i rapporti di lavoro occasionali, così come l’app di Uber aggira il recinto corporativo dei tassisti per fornire alla clientela – orrore! – un servizio migliore a un prezzo inferiore. Burocrazia, corporativismo e rifiuto dell’innovazione, sono questi i veri “valori non negoziabili” attorno al quale il più grande sindacato italiano sta ricostruendo un’identità adeguata ai tempi che corrono. Un’identità un po’ luddista e un po’ Amish: magari un giorno, non in Pennsylvania ma in Italia, sarà possibile visitare delle piccole comunità fuori dal mondo organizzate secondo i valori della Cgil, tra carrozze a cavallo e carte bollate.