Scommettere sull'avanzata populista francese costa da mille euro in su
I mercati sono convinti che Marine Le Pen non trionferà ma vendere allo scoperto il debito francese è una puntata abbordabile
Et voilà. Rien ne va plus. I mercati si avvicinano al voto in una calma quasi surreale, se si pensa all’importanza della posta in gioco al primo turno delle presidenziali transalpine. La Borsa parigina perde qualche colpo, ma meno della metà di quanto guadagnato giovedì, quando gli operatori hanno puntato sul declino dei candidati anti-euro. “In realtà non possiamo escludere del tutto lo scenario peggiore, cioè un ballottaggio tra Marie Le Pen e Jean-Luc Mélenchon” ammette Nicolas Chaput, ceo di Oddo-Bhf, boutique finanziaria franco-tedesca. “In quel caso - continua – assisteremmo ad un peggioramento dello spread sul debito sovrano e ad un peggioramento dei titoli bancari. È probabile che molti operatori si siano coperti contro questo rischio acquistando opzioni. Una buona idea, anche perché il costo della copertura è molto basso”, a conferma che i mercati affrontano il responso delle urne con un certo ottimismo. Magari sbagliano, come ammoniscono i precedenti della Brexit e del voto Usa. E un errore di valutazione potrebbe essere doloroso, ammonisce Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca di SPDR ETFs. “Se Marine Le Pen vincesse, lo spread degli OAT rispetto ai titoli equivalenti tedeschi potrebbe allargarsi bruscamente, intorno all’1,5-1,6%, o addirittura raggiungere i livelli di metà novembre 2011, quando si era in piena crisi dell’Eurozona a causa delle preoccupazioni per il debito irlandese e il differenziale di rendimento aveva raggiunto l’1,9%”.
Inutile aggiungere che le conseguenze per i i nostri Btp sarebbero ben superiori, vista la fragilità del debito pubblico italiano. I segnali della vigilia, però, vanno in ben altra direzione: la forbice tra i titoli decennali francesi, gli Oat, e i Bund tedeschi, è scivolata ieri a 60 punti, 18 in meno della forbice di una settimana fa. Ecco come lo spiega Jean Pierre Petit, responsabile dei Chaiers Verts de l’Economie. “ll recente allargamento degli spread degli OAT sembra aver ravvivato l’interesse dei mercati per il debito francese. E i capitali stanno affluendo verso la Francia nelle ultime settimane. Questi sono segni che in ultima analisi gli investitori ritengono di avere poco da temere dai risultati delle elezioni”. Tanta fiducia si spiega in due modi almeno: Il mercato francese, con buona pace del Front National, è solidamente agganciato al carro delle altre economie: oltre il 70% dei ricavi delle società del listino sono generati al di fuori della Francia (e quasi il 40% al di fuori dell’Eurozona). A essere colpite sarebbero soprattutto le azioni francesi domestiche e i titoli finanziari che pagherebbero la loro esposizione al debito sovrano francese.
Restano i titoli di Stato, l’anello debole del sistema. “Il 60% debito – si legge in un report del Crédit Suisse - è in mano agli investitori internazionali, specie giapponesi. A metà del 2015 le banche di Tokyo hanno investito massicciamente sul debito francese, a caccia di rendimenti più elevati di quelli offerti dalla Germania. E così oggi possiedono circa 200 miliardi di euro in Oat, il 10% del totale del debito”. Sono stati i giapponesi, tra gennaio e febbraio, a vendere per paura dell’avanzata del partito anti-euro. Poi le banche di Tokyo si sono convinte che il pericolo non era poi così grave: il sistema elettorale francese rende molto difficile, se non impossibile, per Marie Le Pen un’affermazione così massiccia da poter trascinar Parigi fuori dalla moneta unica. Anche perché, soprattutto dopo il voto olandese di marzo, la maggior parte degli osservatori si è convinta che le chances di vittoria della candidata populista siano assai basse. Di riflesso, come prevede Alessandro Fugnoli di Kairos nel suo seguitissimo “Il Rosso e il Nero” per la Le Pen e per Mélenchon i tempi non sono ancora maturi. Macron salirà all’Eliseo e i mercati tireranno un sospiro di sollievo che porterà il dollaro a 1.10 e le borse europee su nuovi massimi di periodo”. E se non andasse così? Non resta che comprare un Etf short tra quelli quotati in Borsa che consenta di vendere allo scoperto un Oat (o un Btp). Il brivido, del resto, costa poco: da mille euro in su.