Alitalia tra propaganda e nuovi commissari
Ora che il cda di Alitalia ha chiesto l’amministrazione straordinaria e il governo ha nominato i commissari ogni ipotesi di salvataggio che non torni a gravare sui contribuenti non può che partire da una serie di dati. Questi
Ora che il cda di Alitalia ha chiesto l’amministrazione straordinaria e il governo ha nominato i commissari (Enrico Laghi, Giuseppe Gubitosi e Stefano Paleari) erogando un prestito ponte di 600 milioni per 6 mesi, ogni ipotesi di salvataggio che non torni a gravare sui contribuenti non può che partire da una serie di dati.
E cioè: nel nostro paese, come in tutto il mondo, il traffico aereo è in forte aumento; nel 2016 sono transitati 164,7 milioni di passeggeri (più 4,6 per cento), 1 milione di tonnellate di merci (più 5,9), 1,5 milioni di decolli e atterraggi (più 2,6). A beneficiarne è stata però Ryanair, prima compagnia scelta dagli italiani con 32,6 milioni di passeggeri, contro i 23 ai quali si è fermata Alitalia. Ci si muove di più anche via treno: le Fs hanno segnato il record di 63 milioni di passeggeri e 64 milioni di tonnellate di merci, grazie alle Frecce ma anche al trasporto regionale che contribuisce in misura pari all’alta velocità all’utile di 772 milioni (più 66,4 per cento).
Dunque quello dei viaggi è un business profittevole. Non esiste una crisi della domanda, ma dell’offerta, e qui era certo sbagliato il piano di Etihad che puntava sul breve-medio raggio. Il che non giustifica l’autogol dei sindacati che oltre ad aver bocciato l’ultimo accordo utile (per loro) lamentano stipendi inferiori a Lufthansa benché inferiori a Ryanair e Easyjet: le quali pero sono tutte in attivo. Matteo Renzi, rieletto segretario del Pd, ha annunciato una propria proposta.
Sperando che non ceda alla statalizzazione chiesta dall’estrema sinistra e dalla Cgil, dovrà muoversi in base a quei numeri stringenti nonché alle leggi del mercato, leggi che hanno tra l’altro permesso il risanamento che pareva impossibile di Fiat e Ferrovie. Compreso il fatto che 35 aeroporti sono troppi per il paese: solo i maggiori (la metà) guadagnano, quelli periferici tengono grazie alle low cost sovvenzionate dalle regioni, un terzo è fuori mercato e guarda caso il primo operatore domestico è proprio Alitalia. Dire che sia l’ex compagnia di bandiera, magari pubblica, a determinare l’indotto, i flussi turistici e l’economia di città e regioni è propaganda, che, esperienza insegna, non porta neppure voti.