Venezia (foto Pixabay)

Perché l'Italia cresce più d'altri per occupazione nel turismo

Marco Fortis

Dal 2008 gli occupati nel settore alberghiero sono cresciuti di 235 mila unità. Nessun paese dell’euro ha fatto meglio

Roma. Non sempre l’Italia è ultima in Europa. Magari lo è per la debole crescita del settore pubblico, oppure di quella delle banche, delle telecomunicazioni e dei servizi pubblici locali, come abbiamo documentato recentemente sul Foglio disaggregando i dati del valore aggiunto dei vari settori nell’ultimo triennio. Ma l’Italia non è certo comprimaria nell’Unione europea per l’industria manifatturiera o per il commercio estero, dove è preceduta per importanza soltanto dalla Germania.

           

Né siamo “fanalino di coda” nel turismo dove abbondano i luoghi comuni che ci indicano come deboli e disorganizzati ma la realtà è ben diversa. Quante volte abbiamo sentito la stucchevole storia che un tempo (erano gli anni ’60) eravamo il primo paese al mondo per arrivi di turisti stranieri e ora siamo solo quinti e perfino la Cina ci ha superato? Possiamo dirlo chiaro una volta per tutte? Questo tipo di confronti basati sugli arrivi non ha più molto senso. Il mondo è profondamente cambiato dagli anni ’60 quando gli unici che potevano fare del turismo internazionale su lunghe distanze erano gli americani che impazzivano per la “dolce vita”, quando c’era il muro di Berlino e russi e europei orientali non potevano viaggiare in occidente, quando i cinesi erano ancora prevalentemente contadini e non avevano i soldi nemmeno per spostarsi da un villaggio all’altro e quando se i tedeschi volevano andare al mare o ai laghi non avevano alternative all’Adriatico o al Lago di Garda. Ma, soprattutto, negli anni ’60 non c’erano gli hub aeroportuali internazionali di oggi come Heathrow a Londra, Parigi Charles de Gaulle o Francoforte (che attirano milioni di arrivi internazionali), hub che l’Italia non possiede. Poi a quel tempo il turismo era prevalentemente effettuato per motivi di vacanza mentre nel mondo globale odierno la quota dei viaggi per motivi di lavoro è cresciuta enormemente.

Ben diversa appare la situazione dell’Italia se si guardano non gli arrivi ma i pernottamenti/presenze di turisti stranieri negli alberghi e nelle altre strutture ricettive. I dati del 2016 dell’Eurostat dicono chiaramente che – nonostante la fuorviante indicazione degli arrivi – l’Italia è saldamente seconda in Europa per pernottamenti di stranieri (con 196,6 milioni di presenze) dopo la Spagna (294 milioni) e assai davanti alla Francia (123 milioni). E va osservato che metà del distacco che la Spagna ci infligge viene da oltre 40 milioni di pernottamenti in più di inglesi che “usano” la penisola Iberica anche come campo da golf invernale di prossimità e a basso costo.

      

In realtà l’Italia è nell’Eurozona il primo paese per pernottamenti non soltanto di turisti europei affezionati come gli svizzeri, i polacchi, i greci, i cechi e gli slovacchi e il secondo paese preferito di tedeschi, francesi e spagnoli, ma soprattutto la prima destinazione per presenze di turisti extra-europei, con oltre 60 milioni di notti davanti alla Spagna che ne fa registrare 43 milioni (dati del 2015, ultimo anno per cui sono disponibili statistiche dettagliate). In particolare, l’Italia è la destinazione con il maggior numero di presenze di statunitensi, canadesi, giapponesi, centro e sudamericani (tra cui i brasiliani), sudafricani, turchi, cinesi, coreani, australiani, ucraini ed è la terza destinazione per i russi. Negli ultimi anni i progressi maggiori il Belpaese li ha fatti soprattutto nei confronti dei viaggiatori dei paesi emergenti. Alcune cifre sono estremamente indicative. Nel 2006 l’Italia superava la Francia per presenze di turisti cinesi di sole 221 mila notti, mentre nel 2015 il distacco a nostro favore è salito a 1 milione e 495 mila notti. Sempre nel 2006 l’Italia superava la Spagna per pernottamenti di turisti dell’America centrale e meridionale di sole 58 mila presenze mentre nel 2015 il nostro vantaggio è cresciuto a 1 milione e 141 mila notti.

Amalfi (foto Max Pexels)


Naturalmente non sono tutte rose e fiori. Tante nostre imprese ricettive sono sottodimensionate e fanno pochi investimenti, non esistono grandi tour operator e grandi catene alberghiere italiane, i trasporti in alcune aree, specie verso il mezzogiorno e al suo interno, sono carenti. C’è un notevole potenziale turistico inespresso in molte regioni, specie al sud, mentre in altre parti del paese (si pensi a Venezia o alle Cinque Terre per citare alcuni casi recenti) si sta pensando di introdurre delle limitazioni numeriche agli ingressi di visitatori. Basti considerare che la provincia di Venezia da sola registra ogni anno più pernottamenti di turisti stranieri di intere nazioni come il Belgio o l’Irlanda. Mentre le Isole Baleari hanno più del doppio di pernottamenti di stranieri del nostro intero mezzogiorno.

     

Ma, al di là delle asimmetrie e dei ritardi, il turismo sta comunque crescendo forte in Italia. Se confrontiamo il 2008 con il 2016 nessun paese dell’Eurozona ha visto aumentare il numero di occupati dell’alloggio e della ristorazione come l’Italia, sia in valore assoluto sia in percentuale. Gli occupati nel settore sono oggi su base annua 235 mila in più in nel nostro paese rispetto al 2008; seguono la Spagna (più 146 mila), la Francia (più 132 mila) e la Germania (più 112 mila). L’aumento percentuale degli occupati nel turismo è stato in Italia del 20,3 per cento in otto anni, il più rilevante di tutta l’Eurozona dietro soltanto a due nazioni piccole e poco significative come il Lussemburgo e Cipro (fonte Eurostat, indagini sulle forze di lavoro).

Firenze (foto Pixabay)


E’ anche grazie all’exploit del turismo, oltre che della spinta del Jobs Act e delle decontribuzioni, che l’Italia è il paese dell’Eurozona che ha recuperato complessivamente più posti di lavoro rispetto a quelli persi durante la crisi, considerando qui le sole nazioni più colpite. Il nostro paese ha infatti ricostituito il 63 per cento degli occupati pre-crisi contro il 56 dell’Irlanda, il 46 dell’Olanda, il 36 della Spagna, il 26 del Portogallo e il 15 della Grecia.

       

D’altronde, negli ultimi tre anni l’impulso dato dal settore del turismo all’economia italiana si evince anche dai dati di contabilità nazionale. Il valore aggiunto del settore alloggio e ristorazione è cresciuto oltre 4 volte di più (più 6,8 per cento nel 2014-2016) dell’economia nel suo complesso (più 1,6). Dunque anche nel nostro paese si può crescere a tassi significativi e persino più che in Europa.

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