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Amazon al dettaglio

Eugenio Cau

Jeff Bezos si compra Whole Foods e 460 negozi per battere Walmart

Roma. Con l’acquisto della catena di supermercati bio Whole Foods per 13,7 miliardi di dollari, Amazon ha reso ancor più evidente, se mai ce ne fosse bisogno, due delle direttive principali nella sua strategia per il settore del commercio al dettaglio. La prima: impossessarsi di un settore di mercato che solo in America vale 600 miliardi di dollari, quello dell’alimentari. La seconda, e decisamente più sfiziosa: creare un’appendice fisica dei propri commerci online – in una parola, aprire sempre più negozi fisici.

 

Whole Foods è una catena di supermercati americana fondata nel 1978 ad Austin, Texas, e famosa nel mondo anglosassone per il cibo biologico e i prodotti freschi: la strategia di mercato dei fondatori, da sempre, è quella di fornire prodotti almeno all’apparenza più salutari a prezzi maggiorati. La strategia ha avuto un successo notevole: oggi Whole Foods ha 460 negozi sparsi per Stati Uniti, Canada e Regno Unito, e fa incassi annuali per 16 miliardi di dollari. Questo nonostante alcuni celebri eccessi: un paio d’anni fa divenne virale la foto di un prodotto di Whole Foods chiamato “acqua d’asparagi”. Si trattava di una bottiglietta d’acqua con dentro tre gambi d’asparago, gli ingredienti erano solo: acqua, asparago, e il prezzo era 5 dollari e 99 centesimi. Tra l’ilarità generale, Whole Foods disse che si era trattato di un errore.

Negli ultimi tempi, tuttavia, Whole Foods ha riscontrato più di una difficoltà. Tutte le grandi catene di supermercati hanno iniziato a dotarsi di settori bio e a prestare più attenzione ai prodotti freschi, e negli ultimi due anni le vendite sono calate in maniera cronica. Ad aprile, dopo le lamentele di alcuni azionisti, John Mackey, fondatore e ceo, ha cambiato quasi tutto il management, ma alla fine è stato costretto (di malavoglia, secondo alcune fonti del Financial Times) a vendere.

 

Entra in scena Amazon. La società di Jeff Bezos e Whole Foods, ha notato il Wall Street Journal, sembrano una strana coppia, l’una celebre per essere l’“everything store” a prezzi convenienti, l’altro basato su un’offerta più premium e mirata. In realtà, i 460 negozi di Whole Foods sono proprio quello che serve ad Amazon: una rete di negozi per rendere più capillare la propria presenza fisica, con un focus specifico sugli alimentari (per gli store giganti che vendono qualunque cose c’è già il sito della casa madre).

 

Amazon ha cercato in molti modi di entrare nel settore alimentare. Amazon Fresh, il servizio di consegna dei prodotti freschi, funziona già nelle principali città di molti paesi (in Italia è a Milano ed è leggermente diverso, si chiama Amazon Prime Now). A Seattle Amazon sperimenta dei servizi di pick-up (fai la spesa online e la recuperi già imbustata in negozio) e perfino negozi senza casse, in cui si entra e si paga automaticamente con lo smartphone. Si tratta di negozi che, almeno per ora, non sono pensati esattamente per la casalinga di Voghera, e questo fa combaciare l’attitudine premium di Whole Foods con i progetti di Amazon.

 

Ma appunto, parlando di progetti: l’unica cosa certa finora è che Amazon si sta per comprare 460 negozi in tutto il continente americano e nel Regno Unito. Alla sola notizia, i titoli in Borsa di tutti i suoi concorrenti nel commercio al dettaglio sono crollati, con perdite da urlo: Walmart è calata del 5,6 per cento, perdendo 12,9 miliardi di dollari di valore di mercato; Costco ha perso il 6,4 per cento e 5,2 miliardi; Kroger ha perso il 12 per cento e 3 miliardi, Target l’8,7 per cento e 3,5 miliardi, e così via. Il timore evidente è che Amazon possa fare alle catene del commercio al dettaglio quello che ha fatto alle catene di librai: mandarle fuori mercato combinando insieme tecnologia e spregiudicatezza. Per ora, però, Jeff Bezos gioca cauto. Amazon ha già sviluppato una tecnologia per fare negozi senza cassieri e senza commessi, come abbiamo accennato, ma ha annunciato che nessun dipendente di Whole Foods sarà licenziato. Le conquiste si fanno un passo alla volta.

 

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.