Multa d'Europa
L’Ue inflessibile sanziona Google per 2,4 miliardi. Il doppiopesismo della Vestager e un precedente che pesa
Bruxelles. Se per le banche di uno stato membro c’è sempre una scappatoia, Margrethe Vestager oggi ha dimostrato di voler essere inflessibile con i colossi americani delle tecnologie che la fanno da padroni nell’Unione europea. La zarina della commissione per la Concorrenza ha imposto a Google una multa da 2,4 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel settore dei motori di ricerca, favorendo il suo comparatore di prezzi “Shopping”. L’accusa è di aver limitato la libera scelta dei consumatori e l’innovazione (e fatto un sacco di soldi) spingendo i comparatori di prezzi concorrenti alla quarta pagina delle ricerche, dove nessuno va a guardare quando si vuole comprare un biglietto aereo o un paio di scarpe. Il primo tentativo di lanciarsi nel settore con “Froogle” andò male, ha spiegato Vestager: così “nel 2008 Google ha fatto un cambiamento fondamentale della sua strategia, iniziando a dare al proprio prodotto priorità sugli altri”, ha detto la commissaria. Il risultato è che “gli altri servizi comparatori sono molto meno visibili e hanno meno chance di essere cliccati”. Alcuni avrebbero subìto un crollo del 90 per cento di clic. Vestager, che non ha accettato i rimedi proposti da Montain View, ha intimato a Google di garantire parità a tutti entro 90 giorni, altrimenti dovrà pagare una multa giornaliera pari al 5 per cento del fatturato quotidiano di Alphabet (la casa madre). “Quando si fa shopping online, si vogliono trovare i prodotti che si stanno cercando in modo veloce e facile”, ha risposto il vicepresidente di Google Kent Walker, annunciando ricorso. Vestager si espone a una critica: usare l’Antitrust come strumento per condurre una politica commerciale dirigista e protezionista.
La novità della multa di ieri è che la decisione è un “precedente” per altri casi legati al motore di ricerca Google search. Con “più del 90 per cento in gran parte dei mercati europei”, Google “ha una responsabilità particolare”, ha detto Vestager: “Non è permesso sfruttare la posizione dominante su un mercato per imporsi su un altro mercato”.
Tradotto: Google search di fatto viene considerato una infrastruttura di interesse pubblico all’interno della quale Google non può favorire gli altri servizi che offre (YouTube, Maps, Translate, News, eccetera). Vestager ieri ha detto di non aver mai ipotizzato la “separazione” del motore di ricerca dalle altre attività economiche di Alphabet. Ma “se Google non cambia, l’unbundling è una delle opzioni sul tavolo”, spiega al Foglio l’eurodeputato catalano Ramon Tremosa. Quella di ieri “non sarà l’ultima multa” e “di conseguenza Google dovrà trovare un modo per risolvere la questione”, conferma l’eurodeputato tedesco della Cdu, Andreas Schwab. La prossima multa a Google potrebbe arrivare per il servizio di banner pubblicitari AdSense. La “separazione” rischia di essere imposta a colpi di multe su altri mercati.
Secondo Schwab, la decisione di ieri “è il primo passo per riportare una parità tra le imprese europee più piccole e gli OTT (società che forniscono servizi via internet) come Google”. Il mandato di Vestager verrà ricordato come quello delle iniziative contro i colossi americani che stracciano gli europei. Tra Tax ruling e abuso di posizione dominante, sono state punite Google, Apple, Amazon e Sturbucks. Montain View deve rispondere anche del sistema operativo Android. Qualcomm è sotto inchiesta per i suoi chip, McDonald’s per accordi fiscali. Facebook è stata multata per aver trasmesso informazioni fuorvianti nell’acquisizione di WhatsApp. Gruppi americani come Yelp e News Corp. dicono che l’accusa di antiamericanismo non regge. Ma i servizi di Vestager si sono dimostrati molto meno zelanti quando in gioco c’erano gli interessi degli stati membri. Le banche italiane sono un esempio, con il via libera – nell’ordine e in deroga al bail-in – a compensazioni per obbligazionisti subordinati, intervento di Cassa depositi e prestiti attraverso Atlante, ricapitalizzazione preventiva per Monte Paschi e aiuti di stato a Intesa Sanpaolo per assorbire la parte buona delle due banche venete fallite (ieri Vestager ha difeso la flessibilità in nome della storia bancaria in Europa). Ma oltre alle banche ci sono la conciliazione con Gazprom (la Germania è contraria a sanzioni), il via libera a 4,5 miliardi a Areva (il sacro nucleare della Francia), il “sì” agli aiuti per una centrale nucleare russa in Ungheria, il “no” alla fusione tra Deutsche Börse e London Stock Exchange dopo l’opposizione della Bce e la Brexit.