Super Mario col pilota automatico
Draghi smentisce le previsioni e tira dritto verso il pre 2007, “con pazienza”
Mario Draghi fa notizia anche quando la notizia non c’è. Così è accaduto ieri nell’ultima riunione pre estiva del direttivo della Banca centrale europea (Bce), nella quale, come previsto, si è deciso di non decidere nulla, rinviando “ad autunno” ogni discussione sulla fine del Quantitative easing (alleggerimento monetario), smentendo peraltro che “il summit del 7 settembre sia già autunno” – il dibattito potrebbe proseguire a ottobre – “perché occorre mantenersi deliberatamente vaghi”. Restano così confermati gli acquisti di titoli del Qe (60 miliardi al mese) fino al 31 dicembre, che potrebbero proseguire “anche oltre per durata e importo se il quadro economico lo imponesse”. Draghi ha parlato esplicitamente di che cosa convince, e cosa ancora non convince, il board, unanime, della Bce: “Sull’inflazione ancora non ci siamo, il trend al netto dell’energia deve rafforzarsi in maniera durevole, convincente e omogenea”. Invece, confermando quanto anticipato nel vertice di Sintra, a fine giugno in Portogallo, il capo dell’Eurotower resta ottimista sulla crescita economica – parole che hanno avuto l’effetto di riportare l’euro sul dollaro oltre quota 1,15 dopo un momentaneo indebolimento – “ma”, nota Draghi, “il nostro mandato riguarda l’inflazione; la crescita dipende anche dalle riforme dei singoli governi”. Se nulla è stato anticipato sulla fine del Qe, pari a zero le notizie sul successivo rialzo dei tassi, oggi negativi: “Non se ne è discusso”. Of course. Spiazzati gli analisti che si erano improvvisati aruspici elencando le sfumature lessicali per prevedere il tapering, l’inizio della stretta monetaria. E cioè: se Draghi avrebbe usato per il Qe la formula “anche oltre” (previsione: non utilizzata; realtà: utilizzata); se avrebbe accennato al tetto non superabile del 33 per cento di acquisti per paese (previsione: sì; realtà: nessun accenno); se avrebbe parlato di rischi di “reflazione” – rimbalzo dei prezzi dopo una politica monetaria troppo accomodante – superiori a quelli della deflazione (previsione: lo avrebbe detto; realtà: vi ha accennato solo per smentire). In compenso il presidente della Bce ammette che la crisi ha cambiato nel profondo i meccanismi del lavoro, dei salari, della disoccupazione. Ma chiedendosi se torneremo ai livelli pre 2007, risponde di sì, “con la fiducia, la pazienza e la prudenza”. Qualità che Draghi evidentemente ritiene di avere.