Una caserma come casa?
Di fronte alle occupazioni abusive e all’emergenza casa avanza un’idea con molti "se"
Roma. Di fronte alle occupazioni abusive e all’emergenza casa, sono diverse le ipotesi fiorite nelle scorse settimane, dopo l’episodio dello sgombero di Piazza Indipendenza a Roma che ha rilanciato il problema. Una è utilizzare i sette milioni di case sfitte o invendute in Italia: lo ha proposto il ministero degli Interni facendo drizzare le orecchie al sindacato degli inquilini e alle organizzazioni dei proprietari. Un percorso certamente accidentato anche perché, come spiegano gli esperti del campo, in realtà molti degli appartamenti vuoti non sono nelle condizioni di essere occupati e se lo Stato penserà di impiegarli dovrà anche sobbarcarsi i costi di adeguamento.
Non meno controversa tuttavia è la proposta di utilizzare le caserme vuote che, appartenendo allo Stato, potrebbero essere al centro di “progetti di recupero ai fini dell'edilizia residenziale pubblica” (articolo 26 della legge Sblocca Italia). L’idea, di cui hanno anche parlato il sindaco di Roma Virginia Raggi e il ministro dell’Interno Marco Minniti in un recente vertice, coinvolge immobili che oggi sono gestiti dall’Agenzia del Demanio. La Difesa potrebbe avere apprezzato le idee della Raggi: “Abbiamo parlato anche di caserme” - ha dichiarato di recente il ministro Roberta Pinotti, a margine di un incontro con il sindaco Raggi.
In Italia ci sono già tante caserme dismesse al centro di progetti del genere. Uno dei casi più discussi, per le proteste dei residenti, è l’ex caserma Boscariello di via Miano a Napoli, che il sindaco Luigi de Magistris ha deciso di destinare temporaneamente ai 300 rom sfollati dopo l’incendio che ha devastato il loro campo a Scampia, lo scorso 27 agosto. Li dovrebbe sorgere una cittadella dello sport con ambulatori e aree verdi attrezzate, ma intanto è partita l’ordinanza temporanea del sindaco che ha sospeso il progetto. A Milano, invece, la caserma Montello viene già utilizzata per ospitare i richiedenti asilo, ma il 31 dicembre dovrà essere liberata per essere trasformata nella nuova sede della Polizia di Stato, nell’ambito del progetto “cittadella della sicurezza”.
Secondo le linee guida presentate dal ministro Minniti, una cabina di regia con Viminale, ministero delle Infrastrutture, Associazione dei Comuni (Anci) e presidenza del Consiglio presenterà un elenco di immobili disponibili a ospitare i senza casa dopo gli sgomberi, tra palazzi confiscati alle mafie e quelli resi disponibili dall’Agenzia del Demanio e dalla Difesa. I comuni sono già sul chi va là, considerando che tutti gli immobili andrebbero riadattati a spese loro, e chiedono aiuto alle regioni. I fondi potrebbero arrivare anche dall’Europa. Secondo alcune stime per trasformare grandi compendi in posti vivibili sono necessari circa 200 milioni di euro.
Quanto alle ex caserme, di recente il direttore dell’Agenzia del Demanio, Roberto Reggi, che le gestisce, ha chiarito a Radio 24 che il piano è di impiegarle per concentrare le funzioni pubbliche e ospitare gli uffici unici risparmiando 5-6 milioni l’anno di affitti passivi. Per il progetto “Federal Building” (grandi poli amministrativi di uffici della pubblica amministrazione che sorgeranno in parte anche nelle caserme), il Demanio sta già spendendo 1,215 milioni di euro. I progetti riguardano 34 immobili di cui 10 in corso d’opera, 24 in progettazione (di cui 13 “cittadelle della giustizia”). Se non bastasse, Reggi ha spiegato che questi immobili sono troppo grandi per ospitare piccoli gruppi dislocati sul territorio italiano, come il governo vorrebbe. Sarebbe meglio prendere in considerazione palazzi pubblici più piccoli, peraltro già nelle disponibilità dei comuni. Le ex caserme sarebbero invece più adatte a centri di smistamento temporaneo degli immigrati, così da richiedere minori interventi.
Anche a Cassa depositi e prestiti, che in più tranche ha acquistato 70 immobili dal Demanio di cui 30 ex caserme, sono arrivate richieste di disponibilità per l’emergenza (il comune di Torino, per esempio, ha chiesto la ex caserma Lamarmora). Il gruppo inoltre ha dovuto fronteggiare varie occupazioni abusive, come la ex Masini di Bologna, che è stata sgomberata a inizio agosto dopo essere stata occupata dal 2012. In questo caso l’uso a fini pubblici è ancora più complicato perché questo patrimonio è già in fase di “urbanizzazione”, ossia interessato da cambi di destinazione d’uso o addirittura al centro di concorsi di architettura. A titolo d’esempio a Roma, la ex caserma Guido Reni che oggi accoglie mostre temporanee è destinata a ospitare un museo della Scienza, residenze (una parte in social housing), negozi e un albergo.
Ad ogni modo le caserme acquisite dal Fondo FIV di Cdp Investimenti Sgr devono diventare profittevoli e verranno vendute, spesso dopo azioni di valorizzazione o completa trasformazione, secondo logiche di mercato, come recita la mission. Più facile, dunque, attingere al patrimonio del Demanio. Reggi si è comunque dichiarato disponibile a rispondere alla chiamata da parte delle prefetture, al netto della scarsa adattabilità delle caserme a ospitare anche a medio termine i senza-casa e gli abusivi. Il direttore, infatti, fa sapere ecumenicamente che: “L'Agenzia del Demanio è costantemente in contatto con il ministero dell'Interno e in un rapporto di collaborazione continua, sta da tempo lavorando, attraverso le sue articolazioni territoriali e centrali, all'individuazione di immobili pubblici che possano rispondere alle esigenze segnalate di volta in volta dal ministero su tutto il territorio nazionale”.