Evitare un'inchiesta demagogica sul credito è il minimo. Parla Marino
Il senatore del Pd, vicepresidente della commissione d'inchiesta sul sistema bancario, spiega che l'obiettivo non dev'essere istigare una caccia alle streghe, ma suggerire riforme strutturali
Più che un “elenco di buoni propositi”, Mauro Marino vorrebbe che il suo fosse un appello. “Un appello al buon senso e alla responsabilità”. Perché, è vero, le commissioni parlamentari d'inchiesta finiscono spesso per essere inutili – e il primo ad esserne consapevole è proprio lui, che di una di esse è da poche ore stato nominato vicepresidente. “Ma in certi casi possono perfino diventare pericolose”. E quella appena creata, che dovrebbe far luce su problemi e storiacce delle banche italiane, è uno di quei casi. “Sì, perché potrebbe facilmente trasformarsi in un campo di battaglia da sfruttare a meri fini elettorali, tanto più che parte a ridosso della fine della legislatura”. Della commissione bicamerale d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, il senatore del Pd Marino – torinese, classe '63, trascorsi nella Margherita - ha seguito tutti i lavori preliminari, compresa la stesura della legge istitutiva. “Ho curato il prequel – scherza – e spero di occuparmi anche del sequel”.
Nel frattempo, di questa serie Tv non proprio avvincente, oggi è andata in onda la puntata zero. Nella quale Pier Ferdinando Casini è stato scelto come presidente a larga maggioranza.
“Anch'io l'ho votato convintamente.”
Scusi, Marino, ma quali competenze ha Casini in fatto di banche, oltre alla sua partecipazione nella fondazione Carisbo?
“Può non essere un esperto, è vero. Ma io credo che ci sia la necessità di una gestione politica della commissione. E una persona che ha fatto il presidente della Camera ha le carte in regola per evitare che si generino troppe tensioni.”
Scelto il presidente e i due vice (oltre a Marino, Renato Brunetta), ora tocca stabilire le regole del gioco.
“Il perimetro d'azione della commissione è già delineato nell'articolo 3 della legge costituiva. Ma dato che i tempi sono limitati, bisognerà capire, sin dalla riunione dell'ufficio di presidenza di giovedì mattina, quali sono gli elementi cui si vorrà dare la precedenza. E bisognerà farlo in base a un principio quanto più possibile oggettivo.”
Pochi mesi di legislatura residui e una materia complessa e potenzialmente sterminata su cui indagare. Come vi orienterete?
“Intanto va detto che non stiamo cominciando una traversata nel deserto. Ci sono già dei risultati da utilizzare come premessa.”
Cioè?
“Le due indagini conoscitive condotte dalla commissione Finanze del Senato, di cui io, come presidente, sono stato relatore. La prima era sul sistema bancario italiano nella prospettiva della vigilanza europea, conclusa il 16 dicembre 2015.”
Lavoro un po' datato. Anche perché nel gennaio 2016 è stato recepito il bail-in, e tutto è cambiato.
“Vero, ma c'è del materiale comunque interessante. E poi c'è la seconda indagine, più recente: quella sulle condizioni del sistema bancario e la tutela del risparmio. In entrambi i casi è stato svolto un lavoro rigoroso: abbiamo audito sia il presidente dell'Abi Antonio Patuelli sia il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. E poi i vertici Consob, e poi il membro del supervisory board della Bce Ignazio Angeloni.”
E' questo, dunque, il prequel.
“Sì, è da qui che bisogna partire. E per questo ho suggerito al presidente Casini di inviare una copia delle due relazioni conclusive a tutti i commissari.”
E il sequel?
“Anche in questo caso, tutto è già previsto nelle legge istitutiva. Nella quale si stabilisce che l'esito delle nostre indagini venga poi ripreso nella prossima legislatura per dare continuità al lavoro. Che non deve essere solo di tipo ispettivo, ma anche e soprattutto istruttorio.”
Tradotto: non limitarsi a indicare i colpevoli, ma suggerire riforme strutturali. Corretto?
“Esatto. Io credo che faremo bene il nostro mestiere non se ci andremo a sostituire alla magistratura, ma se ci sforzeremo di far emergere i vizi di sistema e dare modo al prossimo Parlamento d'intervenire agevolmente e con rapidità.”
Un primo punto su cui intervenire?
“Quello che riguarda la necessità di trovare una linea di equilibrio tra le funzioni di Consob e quelle di Bankitalia. Visto che la prima ha come faro la trasparenza, e la seconda deve invece garantire una certa riservatezza, c'è bisogno di impegnarsi per capire come incastrare responsabilità ed esigenze e far girare gli ingranaggi in modo armonioso.”
Ambizioso, come obiettivo. Non è più probabile che si finisca a litigare sui vari scandali, veri o presunti? I Cinque stelle hanno già detto che per loro bisognerebbe partire sentendo Mario Draghi sulla questione Antonveneta. E poi c'è la querelle tra Boschi e de Bortoli...
“Alt, dobbiamo darci un metodo. E non possono essere i titoli dei quotidiani a dettare la nostra agenda. Quest'idea per cui si apre un giornale e prima ancora di richiuderlo si è già deciso di portare alla sbarra qualcuno, a me non piace affatto. E' la politica che deve segnare il sentiero da percorrere. Dunque proporrei di convocare in primis i vertici del vari enti coinvolti. E poi, scendendo per li rami, si affronteranno tutti i vari casi.”
Buona fortuna.
“Capisco che possa sembrare velleitario, come sforzo. Ma è l'unico servizio che possiamo fare al paese.”
Ovvero?
“Non possiamo permetterci di istigare una caccia alle streghe, né tantomeno di diffondere sfiducia e malcontento nei confronti delle banche, proprio ora che la ripresa comincia a manifestarsi. Gli indicatori ci dicono di un calo considerevole degli npl, di una parziale ma comunque significativa riapertura del credito alle imprese. Dare ora una mazzata al sistema con un uso improprio della commissione, sarebbe da irresponsabili.”