Finisce l'èra Schaeuble. Il “falco” verso la presidenza del Bundestag
Dopo otto anni alla guida del ministero delle Finanze Angela Merkel lo “sacrifica” per favorire l'alleanza di governo con i liberali della Fdp
Bruxelles. Dopo otto anni alla guida del ministero delle Finanze in Germania, Wolfgang Schaeuble si sta preparando a una vita politicamente più tranquilla da presidente del Bundestag, secondo diverse fonti a Berlino. Angela Merkel aveva già inviato un segnale qualche giorno prima delle elezioni, quando la cancelliera si era presentata alla festa per il 75o compleanno di Schaeuble vestita di nero e giallo – i colori della Cdu-Csu e dei liberali della Fdp – e aveva augurato al suo ministro di avere “più tempo” per dedicarsi ai suoi studi. La partenza di Schaeuble era diventata una delle contropartite chieste dai liberali per partecipare alla nuova coalizione Merkel. Agli occhi della Fdp, era lui il responsabile della loro disfatta elettorale del 2013, quando rimasero fuori dal Bundestag dopo che Schaeuble aveva bloccato i piani dei liberali di tagliare le tasse. Per la Germania si chiude un'era di gestione accorta dei guai bancari del paese e fin troppo parsimoniosa delle finanze pubbliche. Forse il ministero delle Finanze resterà alla Cdu, ma di certo sarà più facile per la Fdp far passare le sue idee fiscali. Per l'Europa che cerca di rilanciarsi e ristrutturarsi dopo anni di molteplici crisi esistenziali si apre una nuova era, non necessariamente migliore. Salvo per un aspetto non da poco: una volta che il “falco” per eccellenza non siederà più all'Eurogruppo, con chi se la prenderanno i ministri delle Finanze spendaccioni, sempre pronti a scaricare su altri le proprie colpe di bilancio e a trovare alibi per i propri guai finanziari?
Schaeuble in Europa è sempre stato un ministro delle Finanze controverso. Complice l'aria arcigna – più frutto dei drammi e delle sofferenze personali che di un atteggiamento politico – è diventato il simbolo dell'ossessione tedesca per l'austerità, la responsabilità, la riduzione dei rischi e l'azzardo morale. Nei dibattiti all'Eurogruppo e all'Ecofin, in effetti i suoi “nein, nein, nein” - intercalati negli interventi in un inglese zoppicante - hanno ritardato i salvataggi della Grecia o la realizzazione dell'Unione bancaria. Nel corso degli anni, Schaeuble ha mostrato diverse incoerenze, come le critiche alle politiche monetarie non convenzionali di Mario Draghi, in barba alla sacrosanta indipendenza della Banca centrale europea. Il ministro delle Finanze tedesco è così diventato il bersaglio dei populisti di sinistra e dei populisti istituzionali. Avgi il giornale di Syriza lo ha ritratto come un nazista che vuole fare saponette con il grasso dei greci. Gianni Pittella, presidente del gruppo dei Socialisti&Democratici all'Europarlamento, lo ha definito l'unico “bad guy” in Europa che “fomenta rivolte”. Quasi tutti hanno dimenticato che dopo i “nein, nein, nein”di Schaeuble, spesso è arrivato uno “ja” che ha permesso di salvare la zona euro dalla Grexit e da gran parte dei suoi problemi bancari.
Malgrado molte contraddizioni, Schaeuble è un europeista convinto: è l'Ue intesa come comunità fondata sulle regole che ha guidato la sua azione, compresa l'idea molto controversa (e bocciata dalla cancelliera Merkel nel 2015) di un'uscita temporanea della Grecia. Era stato Schaeuble nel pieno della crisi dell'euro a evocare la necessità di riforme dei trattati, comprese proposte come un parlamento e un bilancio della zona euro che oggi vengono riprese da Emmanuel Macron. Poi Schaeuble ha perso fiducia, innanzitutto nella Commissione “politica” che aggira le regole e fa favoritismi a paesi come Grecia o Italia, e ha iniziato a chiedere più rigore istituzionale, come un'autorità indipendente per applicare il Patto di Stabilità. Chi oggi festeggia la partenza di Schaueble dal ministero delle Finanze rischia di rimpiangerlo. La sua cultura non scompare con il trasloco verso il Bundestag. Il suo successore potrebbe rivelarsi un falco molto meno europeista. E alla fine nemmeno Wolfgang scomparirà. Nel sistema istituzionale tedesco, il governo non può fare nulla senza il consenso del Bundestag. Dallo scranno più alto, Schaueble non mancherà di farsi sentire.