Diesel gioca sul lavoro dei giovani con una campagna un po' vecchia
Renzo Rosso chiede al “popolo di internet” di candidarsi al ruolo di Ceo per una settimana. Ma quello che cerca è un Chair Executive Officer non un Chief. Un messaggio al di sotto delle provocazioni creative a cui l'azienda ci ha abituati
Diesel è da sempre un'azienda che ha basato il proprio successo globale su una comunicazione provocatoria e iconoclasta, autoironica e anticonformista. L'imprenditore e fondatore dell'azienda Renzo Rosso si è sempre dimostrato un geniale visionario nel saper anticipare e interpretare le tematiche legate al superamento della classica pubblicità, basti pensare che nel 2008 dichiarò che “i marchi dovranno sempre più essere gestiti come dei giornali”, lasciando a bocca aperta tutti coloro che oggi tronfi se la riempiono con il branded content e native advertising.
Però anche i più bravi ogni tanto fanno qualcosa di non perfettamente centrato, come nel caso dell'ultima trovata di qualche giorno fa che vi riassumiamo qui brevemente. L'amministratore delegato di Diesel Alessandro Bogliolo ha dato le dimissioni (ricoprendo lo stesso ruolo per Tiffany & co.) e quindi il ruolo di ceo è vacante: Rosso ha approfittato di questo momento di impasse aziendale per trasformarla in un'occasione di comunicazione. Perciò il 5 ottobre ha deciso di postare su Facebook un messaggio in cui racconta la situazione e dove chiede al “popolo di internet” di candidarsi al ruolo di ceo per una settimana, che in questo caso non è Chief bensì Chair Executive Officer, cioè una persona che abbia una particolare capacità a stare seduto (sitting skill) su una poltrona posizionata ai vertici aziendali.
L'invito, valido fino ad oggi, non è quello di mandare un curriculum vitae bensì una foto, un video o un gif in cui si mette in mostra l'abilità nello stare seduti in un modo diverso rispetto agli altri per diventare ceo: in fondo “Cosa ci vuole per diventarlo?”, domanda Rosso che il vero ceo lo ha già scelto e aspetta solo il momento giusto per ufficializzarlo. Il vincitore avrà in premio una settimana nella sede e probabilmente sarà il nuovo testimonial nella nuova campagna pubblicitaria Diesel. Campagna divertente lì per lì, ma forse un po' vecchia e populista rispetto allo standard di alta creatività e provocazione (ricordate la campagna Be Stupid?) a cui ci ha abituato l'azienda di Breganze che vende i jeans agli americani e ai giapponesi.
Campagna vecchia nel decidere di usare Facebook, che è sì il social network più popolare di tutti, ma anche il meno usato dal target a cui si rivolge. E poi la provocazione qui in realtà dove sta? Verso l'utilizzo della rete per cercare lavoro? Una presa in giro dei talent, come format nello scegliere la persona giusta in ogni campo?
Si può scherzare su molte cose – gender, razza, la pace nel mondo - e Diesel lo ha fatto con campagne sempre mirate, che dietro la patina iconoclasta facevano riflettere: qui si sta provando a giocare con il lavoro dei giovani, con le parole, con l'illusione di potercela fare, anche se poi i giochi veri sono già stati fatti.
O più semplicemente è una boutade per coprire le voci di una perdita netta nel 2016 di 8,4 milioni di euro a seguito ad una ristrutturazione aziendale che, nonostante l'aumento di fatturato e vendite, ha generato una forte crescita di spese di vendita e di amministrazione? Renzo Rosso ha dichiarato che quello del 2016 è stato il “peggior bilancio della vita per tutte le vendite che abbiamo deciso di tagliare. Penso che il primo bel bilancio torneremo a farlo nel 2018”. Intanto giochiamo.