La spinta gentile del Tap
Il consorzio del gasdotto pugliese e Snam presentano un piano da 50 milioni per mandare il "nimby" in soffitta
Un programma di investimenti per 55 milioni di euro rompe il fronte NoTap in Puglia. La società che costruirà il gasdotto incaricato di portare il gas dell'Azerbaijan all'Italia – e da qui al resto d'Europa – ha messo sul tavolo della trattativa una serie di investimenti per lo sviluppo del territorio pugliese che fanno gola agli amministratori locali, tanto che alcuni dei sindaci e la Provincia di Lecce hanno deciso di prendere parte al confronto con Tap e Snam, mentre la Regione e una fitta schiera di amministratori più radicali continua a tirarsene fuori, ribadendo che l'opera è "inutile" e "dannosa". Una presa di posizione, quella di chi ha deciso di trattare, che non è stata esonerata da pagine di polemiche sulla stampa locale, tra accuse di tradimento alla causa NoTap e giustificazioni che girano intorno al tema principale senza però affrontarlo: il gasdotto è stato autorizzato dal governo e per quanto si possa cercare di rimandare l'avvio dei cantieri, l'infrastruttura si farà. Tanto vale mettere da parte le questioni di pancia e ragionare con la testa, avranno pensato i 37 sindaci seduti al tavolo interministeriale mediato dal ministro per la Coesione territoriale e Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, e portare a casa quanto di più si riesce. E ora che Snam e Tap hanno presentato ufficialmente il piano di investimenti, sarà ancora più difficile recuperare l'unità nel fronte del No.
Nel pacchetto c'è di tutto, a iniziare dai piani energetici che mettendo al centro il gas puntano a trasformare la regione in un centro di eccellenza mondiale per la decarbonizzazione: dai progetti industriali focalizzati sullo sviluppo del gas naturale liquefatto (Gnl) e sulla produzione di biometano da differenti fonti, ai trasporti, con almeno venti nuovi distributori di gas naturale compresso (Cng) che andranno a sostenere la metanizzazione dei mezzi pubblici e servire i veicoli privati. Valore, 30 milioni di euro. Ma le le proposte più interessanti per chi si oppone al gasdotto sono quelle che riguardano le attività economiche già esistenti sul territorio. Con circa 25 milioni di euro Tap e Snam hanno deciso di "valorizzare la principale vocazione del territorio", il turismo, offrendo corsi gratuiti di formazione professionale per i ristoratori locali e cento borse di studio per i laureati che vorranno frequentare master dedicati al turismo e alla sostenibilità. Inoltre, su questo aspetto, Tap investirà direttamente in infrastrutture e servizi, costruendo piste ciclabili e finanziando una start up di bike sharing, mentre si occuperà anche di curare un progetto dedicato alla pulizia dei fondali e delle spiagge. Senza tralasciare uno degli aspetti più delicati per il Salento, quello della xylella, su cui è previsto un intervento in collaborazione con il Cnr per contenerne la diffusione. Poi c'è l'aspetto della formazione dei giovani, tra tirocini per 50 laureati (da trasformare in contratti di lavoro per la metà di questi) e progetti di alternanza scuola-lavoro.
Oltre a tutto questo c'è da considerare l'impatto economico dell'opera sul territorio. Come hanno ricordato oggi durante la presentazione del piano, l’indotto locale guadagnerà circa 100 milioni di euro nella sola fase di realizzazione delle due infrastrutture, il gasdotto Tap e quello che lo collegherà alla rete Snam (su cui un paio di settimane fa la regione ha espresso un nuovo parere negativo). Su 1.000 impiegati nei cantieri almeno la metà saranno assunti a livello locale mentre a regime, durante la fase di gestione dell'opera, si prevede una ricaduta economica locale di circa 1,5 milioni di euro all'anno. Numeri che da una parte fanno tentennare le opposizioni e mandano il "nimby" in soffitta, mentre dall'altra restano contentini ancora incapaci di compensare lo "scempio paesaggistico" causato dal Tap.