Dai costruttori un'idea per cambiare le periferie di Roma
All'Assemblea annuale dell'Acer il presidente Rebecchini lancia l’idea di un concorso per ridisegnare tutto il quartiere Tiburtino
Ogni romano sa che la sua città può riservare, nel giro di pochi metri, straordinari scenari e tristi scene di degrado: reperti archeologici, scorci da cartolina possono benissimo mescolarsi a palazzi sventrati e strade-colabrodo. A mettere ancora più in evidenza questo paradosso è stata l’Acer che con un video realizzato e presentato del corso della propria Assemblea annuale, ha dimostrato come, nonostante alcuni notevoli progetti architettonici, le periferie romane scontino ancora oggi il prezzo di anni di edificazione selvaggia senza una vera pianificazione.
La zona della Tiburtina ne è un esempio eclatante Il video mostra la sede, nuova di zecca, del Gruppo BNP Paribas a Tiburtina, che sovrasta la stazione ferroviaria. A questa, che ormai è un vero e proprio hub di trasporto per la città, si affianca a poche centinaia di metri un nuovo complesso di uffici e residenze recuperato da un vecchio deposito Atac, noto come “Città del Sole”. Subito a sud di questi virtuosi, quanto solitari, recuperi urbanistici si nasconde però una baraccopoli che circonda la fermata “Quintiliani” della metro B e, in ordine sparso, strade-colabrodo, palazzi che cadono a pezzi, vecchie fabbriche rugginose mangiate dalla vegetazione.
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Nel lanciare il breve documentario, il presidente dell’Acer Nicolò Rebecchini ha presentato al sindaco Virginia Raggi anche l’idea di un concorso per ridisegnare tutto il quartiere Tiburtino, sfruttando gli strumenti della recente legge regionale sulla rigenerazione urbana. La speranza è realizzare un caso-studio che serva poi d’esempio ad altre periferie degradate. Raggi ha risposto di aver firmato in mattinata la delibera per il programma integrato “print” di Pietralata, che sbloccherebbe interventi di viabilità e servizi pubblici nel quartiere (asili nido, mercato, teatro) per 57 milioni circa.
La qualità dell’abitare e il benessere attraggono ricchezza e progresso per tutti. Purtroppo nonostante i dati positivi della produzione industriale, il settore delle costruzioni è l'unico in controtendenza. Così però, ha rilevato Rebecchini, si mette a rischio il benessere collettivo, perché se le città generano fino all’85 per cento del pil europeo, non possiamo non investire sulla dotazione infrastrutturale e abitativa dei quartieri in cui le persone vivono e lavorano, condizioni base per lo sviluppo.
Una speranza, a livello urbanistico, è che prosegua il “tavolo per Roma”, iniziativa del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda che è riuscito a far sedere insieme Raggi e il Presidente della Regione Nicola Zingaretti per provare a immaginare un futuro migliore per la città, che come, ha ricordato Sabino Cassese, non può prescindere dalla “duplicità delle funzioni del potere locale romano, che è chiamato anche ad agire come Capitale, quindi nell’interesse dell’intera nazione”.
Auspicando una “Centrale di Committenza” per velocizzare lavori sospesi da anni (si stimano opere pubbliche ferme per 150 milioni di euro), Rebecchini ha chiesot le risorse per far ripartire gli interventi già nel bilancio 2018. Raggi, per conto suo, ha però promesso il finanziamento delle sole opere pubbliche realizzabili “in tempi ragionevoli” riconoscendo che gli investimenti sono stati ridimensionati, ma imputandone la causa ai debiti fuori bilancio, saliti ormai a 50 milioni di euro.
La vera svolta, secondo il sindaco Cinque Stelle, sarebbero “poteri e risorse speciali” per la città di Roma, che annovera tre milioni di abitanti ma ne attrae un milione e mezzo in più ogni giorno. E sostenerne il peso, per una città “normale”, non sembra davvero possibile.
tra debito e crescita