New York, Standard&Poor's (foto laPresse)

S&P's conferma che la ripresa italiana è confortante. Ma serve tempo

Maria Carla Sicilia

Dopo il rialzo del rating, un commento dell'agenzia americana sottolinea il miglioramento di tutti i settori produttivi. Per Gentiloni "L'Italia non è più fanalino di coda"

L'economia italiana è sulla strada della ripresa e può finalmente vedere la fine del tunnel dopo sei anni di stagnazione, dice Standard & Poor's, che già lo scorso ottobre ha inaspettatamente alzato il rating del paese a BBB. Proprio mentre si alimenta il dibattito tra le istituzioni europee e quelle italiane riguardo l'andamento dei conti pubblici, in vista del pronunciamento della Commissione Ue sulla legge di Bilancio, l'agenzia di rating ha pubblicato un rapporto in cui descrive i segnali positivi che stanno spingendo la crescita dell'Italia. Il commento, pubblicato oggi a firma del capo economista Emea Jean-Michel Six, non costituisce motivo di ulteriori modifiche del merito di credito del paese.

  

Partendo dai dati diffusi ieri dall'Istat, che certificano un incremento del pil pari all'1,5 per cento nel secondo trimestre 2017, S&P rileva che la ripresa si sta diffondendo in tutti i settori dell'economia, dal manifatturiero all'offerta di servizi, sebbene incontri qualche difficoltà ancora nel comparto edile. “Cio che è particolarmente confortante – si legge nella relazione – è che gli investimenti stanno ricoprendo un ruolo di primo piano, grazie in particolare agli incentivi fiscali”. La fiducia delle imprese è aumentata, i margini aziendali sono migliorati e i fallimenti sono diminuiti del 15,6 per cento nel secondo trimestre, raggiungendo il livello più basso dal 2009. Segnali di ripresa che restano positivi anche considerando che gli investimenti non hanno recuperato i livelli pre-crisi: alla fine del secondo trimestre sono ancora inferiori del 20 per cento rispetto al 2007.

   

Nonostante questo, infatti, segnali di cauto ottimismo spingono Standard & Poor a ritenere sostenibile la ripresa attuale. Da una parte la situazione delle banche italiane, che sembra essere a un punto di svolta grazie alla condizione favorevole del credito raggiunta dopo il salvataggio degli istituti. Dall'altra il graduale miglioramento del mercato del lavoro, con l'occupazione rientrata ai livelli del 2008 e 150mila nuovi posti di lavoro creati nella prima metà dell'anno. Restano anche le ombre, di cui l'agenzia di rating tiene ovviamente conto, come il tasso di disoccupazione ancora elevato e la scarsa quota di persone che cerca attivamente lavoro. Perciò, sostiene S&P, ci vorrà un po' di tempo prima che la ripresa sia consolidata, ma il processo di crescita si è rimesso in moto. “Non siamo più fanalino di coda” dell'Europa, ha detto oggi il primo ministro Paolo Gentiloni: i dati Istat dicono infatti che il nostro pil è cresciuto ai livelli di quello francese, meglio di quanto fatto dall'Inghilterra, secondo solo alla Germania. Il riferimento è alle dichiarazioni di ieri del vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen, secondo cui i conti dell'Italia non starebbero davvero migliorando. “Si parla molto dei rimproveri europei – ha detto Gentiloni – ma abbiamo migliorato di molto anche la situazione del deficit italiano. C’è l’orgoglio di dire che si sono fatti dei passi in avanti”.