Nel duello franco-tedesco per la Bce De Galhau guadagna punti
Lunedì l'Eurogruppo nomina il successore dell’olandese Jeroen Dijsselbloem e l'Italia è in corsa con Padoan. La sconfitta dell'Ema brucia ancora ma attenzione alla sindrome della rivincita. E alla battaglia per la successione di Draghi
Roma. Lunedì l’Eurogruppo nomina il successore dell’olandese Jeroen Dijsselbloem alla presidenza e l’Italia è in corsa con il ministro Pier Carlo Padoan, candidato forte per autorevolezza e competenza, appoggiato dalla Francia e ça va sans dire dall’Italia. La sconfitta per sorteggio nella partita dell’Ema brucia ancora e c’è a tutti i livelli voglia di rivincita. Lo prova la dichiarazione del premier Paolo Gentiloni che l’altro ieri a domanda ha risposto che la scelta di Padoan sarebbe “ottima”. Ma la sindrome della rivincita potrebbe però essere cattiva consigliera: nelle alte sfere degli incarichi europei sta per partire un Risiko di nomine da capogiro (culminante a fine 2019 con la successione di Mario Draghi al vertice della Banca centrale europea).
Un Risiko che suggerisce di proiettare uno sguardo lungo sul campo di gioco. Il prossimo 31 dicembre scade il mandato della tedesca Elke König, capo del Resolution Board, l’Autorità che gestisce la risoluzione delle banche fallite. A maggio lascerà la vice presidenza della Bce il portoghese Vítor Constâncio, a fine 2018 scade la (poco amata in Italia) presidente francese della Vigilanza Unica europea, Danièle Nouy, nel giugno 2019 dovrà lasciare il board Bce il belga Peter Praet, quindi scadrà il mandato di Draghi e due mesi dopo quello di un altro componente importante del direttivo, il francese Benoît Coeuré.
“Se l’Italia non gioca bene le sue carte tra due anni rischia di ritrovarsi senza un suo uomo nel direttivo dell’Eurotower, là dove si decide la politica monetaria europea, proprio quando il segno della stessa potrebbe cambiare”, dice al Foglio un osservatore interno delle cose di Francoforte. La partita chiave alla quale tutte le altre si connettono è quella per la successione di Draghi. I giocatori per ora lavorano sottotraccia: i capi di stato ne parlano a margine dei vertici nei colloqui bilaterali. Con qualche curiosa eccezione, come nel caso della Spagna. Il ministro delle Finanze di Madrid, Luis de Guindos, per esempio si è detto certo che al posto di Constâncio, come numero due di Draghi, andrà uno spagnolo, cioè lui stesso probabilmente. La scelta di De Guindos potrebbe condizionare quella successiva del nuovo presidente.
Secondo una delle regole non scritte ma per ciò stesso non vincolanti che regolano il “manuale Cencelli” delle nomine Ue, se il vicepresidente della Bce è un latino, il numero uno può essere nordico. Dunque l’arrivo di De Guindos potrebbe in teoria spianare la via della presidenza per Jens Weidmann. Secondo i bene informati, tuttavia, la candidatura del presidente della Bundesbank è sopravvalutata e il vero candidato forte per la Bce sarebbe il governatore francese, François Villeroy de Galhau. De Galhau parla perfettamente tedesco, è un tecnico che proviene dal settore bancario privato (è stato al vertice di Bnp Paribas) ma ha fatto anche una esperienza nell’amministrazione pubblica (come dirigente del Tesoro) prima di approdare al vertice della Banque de France. E’ in sintonia con il presidente Emmanuel Macron e in un’intervista al settimanale tedesco Zeit ha tracciato le linee di un compromesso tra le esigenze francesi e i vincoli tedeschi sulla riforma dell’Eurozona mostrando di avere doti da negoziatore. A suo svantaggio sta il fatto che la Francia ha già avuto la presidenza Bce con Jean-Claude Trichet, ma in proposito non ci sono regole né scritte né tacite. Viceversa Weidmann è un ottimo economista, giunto alla Bundesbank dalla cancelleria dove era primo consigliere di Angela Merkel. Anche per Weidmann c’è una regola non scritta (in questo caso sempre rispettata) a suo sfavore: il paese che ospita un’agenzia non può averne la presidenza. Oggi come oggi quindi la candidatura di De Galhau sembra prevalere nel duello franco tedesco per la successione a Draghi. Il ministro Bruno Le Maire ha sorriso compiaciuto l’altro ieri a chi gli chiedeva quali erano le chances del governatore francese nella partita. Se questo è il quadro l’Italia dovrà scegliere bene i suoi obiettivi.