Roberto Napoletano (foto LaPresse)

Il complotto franco-Napoletano

Luciano Capone

“Fate presto”, Monti, il Cav. e la “manina francese” di Trichet. Nel suo ultimo libro l’ex direttore del Sole 24 ore inaugura il filone del fantasy economico

Roma. L’attenzione dei commentatori è caduta immediatamente sulla pista francese, la nuova e ultima teoria del complotto sugli eventi del 2011 che indica la Francia e l’allora presidente della Bce Jean-Claude Trichet come i responsabili della grande crisi che ha travolto l’Italia. Di questa sorprendente intuizione parleremo più avanti, perché non è il vero scoop contenuto nel ponderoso libro dell’ex direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano. La grande rivelazione è nascosta tra le pieghe delle oltre 500 pagine de “Il Cigno nero e il Cavaliere bianco”, ma è più attendibile delle altre ricostruzioni elaborate da Napoletano perché arriva dal diretto interessato. La notizia, che stravolge la storia del giornalismo italiano, tenetevi forte, è questa: all’apice della crisi del 2011 il Sole 24 Ore, il quotidiano della Confindustria, era contrario al governo tecnico. “FATE PRESTO”, il titolo vergato prima a penna dall’allora direttore su un foglio bianco e poi stampato a caratteri cubitali sulla prima pagina del 10 novembre 2011 – il giorno dopo la nomina a senatore a vita di Mario Monti e tre giorni prima dell’incarico del presidente Giorgio Napolitano allo stesso Monti di formare un nuovo governo – era, evidentemente, un urlo per fermare la nascita imminente del governo Monti. Lo dice proprio l’autore, dopo aver citato l’incipit di quell’editoriale in cui invitava i parlamentari a far nascere “un governo di emergenza guidato da uomini credibili”. Ebbene, oggi Napoletano spiega nel suo libro che “in tutto l’articolo non si parla mai di governo tecnico, evocato piuttosto da una frettolosa lettura mediatica che verrà data in seguito; non è questa l’esigenza del paese in quel momento”. Napoletano e il suo Sole erano contrari a un governo Monti, ma tutti si erano frettolosamente accorti del contrario.

 

La lettura più veritiera quindi è stata, paradossalmente, quella del Foglio del 25 novembre 2011, che pubblicava un articolo satirico del grande Stefano Di Michele sotto una finta prima pagina del Sole 24 Ore intitolata: “FATE CON CALMA”.

 

Sistemata la storia del giornalismo italiano in una pagina, nelle altre 500 Napoletano ripercorre la storia della crisi economica che ha colpito al cuore l’Italia e l’Europa. E lo fa parlando con i principali protagonisti dell’epoca, riportando “colloqui riservati a tutti i livelli, italiani e internazionali, segreti, rivelazioni scottanti, protagonisti e comparse che si intrecciano come in un romanzo thriller, in cui la posta in palio è altissima e molto reale”. Partiamo dal titolo. “Il Cigno nero”, una formula mutuata dal libro di successo di Nassim Taleb, è l’inaspettata crisi economica che travolge il paese e l’Europa e “il Cavaliere bianco” è Mario Draghi, colui che con la sua azione alla guida della Bce salverà tutti. Su questi due punti, l’inizio e la fine della storia, concordano quasi tutti. Ma, come si diceva all’inizio, la parte più avvincente e innovativa del thriller storico di Napoletano è nel mezzo, dove compare un personaggio cattivo che, usando le parole del titolo, potremmo definire il Cavaliere nero: Jean-Claude Trichet.

 

Il predecessore di Draghi alla guida della Bce rappresenta, secondo la ricostruzione di Napoletano, la chiave di volta della pista francese, il terzo e ultimo capitolo della letteratura del complotto del 2011. La prima versione è stata quella del “complotto tedesco”, secondo cui la Germania attraverso una vendita massiccia dei titoli di stato italiani in pancia alla Deutsche Bank avrebbe innescato la salita vertiginosa dello spread per far saltare il governo Berlusconi e colonizzare l’economia italiana. La seconda versione è quella del complotto delle agenzie di rating, che potremmo definire “pista anglosassone”, secondo cui istituti finanziari come Standard & Poors’ in particolare, ma anche Fitch, avrebbero ingiustamente declassato i titoli di stato scatenando il panico dei mercati sull’affidabilità dell’Italia.

 

Sui primi due filoni ha indagato già la procura di Trani, che probabilmente sarà interessata anche al terzo: la pista francese svelata da Napoletano. “Parlare di imbroglio sullo spread è francamente troppo, significa ignorare i fatti – scrive Napoletano – Piuttosto ne chiederei conto al patriota francese Jean-Claude Trichet, che in quei frangenti è alla guida della Bce: è in grado, ad esempio, di spiegarci perché nell’agosto del 2007, quando esplode la crisi di tre fondi di Bnp Paribas per l’esposizione in mutui subprime, mette mano al portafoglio e tira fuori un’iniezione straordinaria di liquidità da 94,8 miliardi di euro, mentre quando esplode la crisi del debito sovrano greco si gira dall’altra parte e continua ad alzare i tassi?”. E’ da lì che nasce la crisi italiana. “Resta un interrogativo inquietante che riguarda il predecessore di Draghi: se fosse stata la Francia al posto dei greci, degli italiani e degli spagnoli, la Bce del patriota Trichet sarebbe stata ferma oppure no?”. Napoletano non vuole parlare di complotto, ma è proprio quello che descrive: una manovra a tenaglia del sistema Francia. Il presidente Sarkozy attacca la Libia e la politica estera italiana di vicinanza a Putin e Gheddafi, Trichet dalla Bce toglie ossigeno all’Italia, la francese Lagarde alla guida del Fmi fa pressioni sul governo italiano per capitolare. “Ecco qui il nostro fil rouge! Sulla strada dell’Italia c’è sempre la grandeur francese, fatta di un gioco di squadra a 360 gradi, quasi a testuggine”, che prima mette in difficoltà l’economia italiana e poi la rapina quando i francesi decidono di “venire a fare shopping in casa nostra”, spolpando l’Italia delle sue aziende. Ma il piano transalpino, che ha come autori Trichet e Sarkozy, è ancora più sconvolgente: “I francesi vogliono conquistare il nord dell’Italia e magari lasciare che il sud diventi una grande tendopoli per gli immigrati di tutto il mondo”. Questo si dice, secondo Napoletano, nei “circoli internazionali”, ma che lui ricava dalla storia: è “ciò che sognava di fare Napoleone III, cioè un sistema politico vassallo, con una monarchia dei Savoia al nord sua satellite, un centro Italia più o meno sotto il Papa, e un regno del Sud in cui mettere al posto dei Borbone una dinastia francese”. Una storia affascinante, che forse porterà Trichet alla sbarra a Trani, ma con un problema: le librerie lo hanno collocato nel reparto “economia”, e devono spostarlo nel reparto “fantasy”. Fate presto. 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali