Perché il gas russo è imprescindibile per l'Europa
Già prima dell’esplosione dell’hub gasiero di Baumgarten, Mosca annunciava la controffensiva all’America con la consegna di gas liquefatto in Spagna. Intanto l'Italia mantiene una posizione ambigua
Roma. Quasi a segnare l'ennesimo ricorso alla legge del contrappasso l'incidente occorso nel centro di distribuzione del gas a Baumgarten – che ha interrotto temporaneamente le forniture di gas russo all'Italia – avviene pochi giorni dopo un importante risultato energetico che il Cremlino era riuscito ad aggiudicarsi, in un mercato come quello europeo sempre più conteso da vari attori geopolitici, dove Stati Uniti e Russia si giocano la partita per il predomino delle forniture.
Nel mezzo del deserto di ghiaccio siberiano il presidente russo Vladimir Putin ha inaugurato in questi giorni Yamal Lng, il primo centro di estrazione e liquefazione della Russia in territorio artico, uno smacco agli Stati Uniti di Trump che cercano di forzare tutte le leve del potere federale per accelerare lo sblocco delle trivellazioni in Alaska e nel Mare di Bering, che però stentano –ancora – decollare. Invece, a Yamal è sorta una città del gas fatta di 20 mila persone per una capacità produttiva di 5,5 milioni di tonnellate l'anno mentre dal 2019 l'impianto a pieno regime produrrà 16,5 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto l'anno e la Russia, a meno di importanti cambi di passo di altri paesi produttori, diventerà il primo esportatore al mondo. Vladimir Putin è volato appositamente da Mosca per presenziare al battesimo. A fargli compagnia il ministro dell'Energia russo Alexander Novak, il suo corrispettivo saudita Khalid al-Falih (che ha un ruolo cruciale anche dentro l'Opec), i vertici della Total e una folta delegazione cinese. Yamal Lng è, infatti, di proprietà della russa Novatek al 50,1 per cento, con Total e la compagnia energetica statale cinese (Cnpc) al 20 insieme al Fondo cinese per la Via della seta (9 per cento).
Uno dei primi paesi che riceverà il gas da Yamal non è un lontano paese asiatico ma la Spagna, che di recente ha siglato un contratto per la fornitura a partire dal 2018 circa 3.200 milioni di metri cubi di combustibile alla Spagna. Secondo alcuni analisti, il gas russo nel 2019 rappresenterà il 12 per cento sul totale del mix energetico spagnolo e c'è chi scommette che la presenza della Total nella compagine azionaria dello Yamal favorirà la ricerca di altri clienti europei. I russi sono dunque intenzionati a rispondere colpo su colpo alle mosse della diplomazia energetica americana sull'Europa che è partita dall'iniziativa polacca che, volendo ridurre la sua dipendenza dal gas russo, ha visto il raggiungimento di un accordo con la compagnia statale Pgnig per l'acquisto di gas naturale liquefatto americano nei prossimi cinque anni. Il gas di Trump aveva già raggiunto il mediterraneo, proprio in Spagna e in Portogallo.
Una mossa che fa seguito all'approvazione da parte del Congresso, avvenuta la scorsa estate, di nuove sanzioni contro le imprese russe esplicitamente rivolte a bloccare il progetto di raddoppio del gasdotto Nord Stream. "Non pensiamo che il progetto del Nord Stream 2 possa essere davvero realizzato", ha dichiarato ancora di recente il vicesegretario di Stato americano responsabile della politica energetica, John McCarrick, durante una conversazione telefonica con i giornalisti europei. Il progetto ormai viene respinto con veemenza da diversi paesi dell'Europa orientale. Inoltre, la Danimarca, su impulso dell'ex segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, questa settimana ha gettato le basi legali per fermare il progetto nelle proprie acque territoriali. Dall’altro lato, l’Austria, centro nevralgico dei traffici energetici russi, sta assumendo sempre di più una posizione di supporto alle strategie del Cremlino, di recente il capo di stato maggiore dell’esercito austriaco, Othmar Commenda, ha fatto la voce grossa affermando che nessuno bloccherà l’Austria dal cooperare con la Russia.
L'Italia, invece, mantiene la sua posizione ambivalente. Se da un lato l'incidente di Baumgarten è stato l'occasione per il ministro Calenda per ribadire l'importanza di canali di approvvigionamento alternativi, il Tap in primis, dall'altro il mondo economico italiano sembra puntare ancora molto sulle potenzialità produttive della Russia. All'inaugurazione dello Yamal Lng, a rappresentare l'Italia c'era infatti il presidente di Intesa Russia Antonio Fallico, dato che l'istituto di Torino ha contribuito alla costruzione dell'impianto con una linea di credito da quasi 800 milioni di euro. "Siamo fieri – ha detto Fallico – di aver contribuito alla realizzazione di questo progetto che favorirà la sicurezza energetica in Europa e nel mondo”.