In barba al declinismo, i grandi mall del lusso si allargano in Italia
Il colosso franco-olandese Unibail-Rodamco compra la rivale Westfield e apre il più grande negozio d'Europa nel milanese
Roma. Unibail-Rodamco, Westfield, Central Retail, Start Today, Ggp. Nomi ignoti ai più, mentre tutti conoscono Gucci, Vuitton, Tod’s, Brooks Brothers, Apple, Tiffany. Ma ora sono i primi a combattersi e muovere le fila dei secondi, e il campo di scontro più ambito è l’Italia. Parliamo dei giganti mondiali dei mall del lusso, e la notizia è l’acquisizione da parte del gruppo franco-olandese Unibail-Rodamco (valutato 42,5 miliardi di euro) dell’australiana Westfield (61 miliardi), che possiede 35 centri tra Londra e gli Stati Uniti (tra i quali il Century City di Los Angeles e World Trade nel ricostruito Ground Zero di New York); mentre i compratori hanno finora il loro fiore all’occhiello nel Le Forum Des Halles a Parigi.
Con il takeover, amichevole, nascerà il primo conglomerato mondiale di mall A++, il maggior livello delle vendite pluri-brand. E lo scettro europeo passerà all’Italia, a Segrate, alle porte di Milano, dove Westfield inizierà nel 2018 la costruzione del maggior mall di lusso d’Europa, con 185 mila metri quadri e 380 marchi, dominati dalle Galeries Lafayette, gli storici grandi magazzini parigini la cui proprietà è passata a Bnp Paribas e che hanno messo gli occhi anche sulla londinese Marks & Spencer.
Già oggi ad Arese, sempre vicino a Milano, c’è il più grande centro commerciale europeo, del gruppo Finiper dell’imprenditore Marco Brunelli. Segrate dovrebbe superarlo per negozi, ristoranti (50 contro 25) e volume di vendite stimate in 1,3 miliardi l’anno. Si tratta di un altro esempio del turnover in atto nella grande distribuzione mondiale, da quando la crisi e poi l’e-commerce hanno messo nei guai catene come Macy’s e M&S. In Italia la Rinascente è passata nel 2011 dal gruppo di privati guidati da Vittorio Radice a Central Retail, della holding thailandese Central Group, prima multinazionale a puntare sullo shopping nel paese allora in piena crisi.
A ottobre è stata inaugurata a Roma la Rinascente di Via del Tritone, interamente consacrata al lusso. A novembre il rapporto Savills (multinazionale londinese degli investimenti immobiliari) ha certificato la rinascita italiana nello shopping di alta gamma, con prospettive eccellenti: Milano è salita al quarto posto mondiale, alla pari con Londra, dietro Parigi, Tokyo e Singapore, e al secondo europeo. Ma anche Roma, nonostante le resistenze della giunta grillina e l’infinita burocrazia, sta risalendo posizioni.
È sesta in Europa per apertura di negozi ad alti prezzi e alta redditività. Ancora nulla che superi i recenti sfarzosi store nel quadrilatero della moda milanese di Tiffany e Moncler, i maggiori d’Europa dei rispettivi marchi. Ma a pochi passi dalla Rinascente entro il 2018 tra Via del Corso e Piazza San Silvestro dovrebbe finalmente aprire il megastore di Apple, su due piani, progetto dell’archistar Norman Foster, dove c’era lo storico caffè Aragno, e dove si trasferirà anche il quartier generale di Allianz che è proprietaria dell’edificio costruito nel 1870 dal marchese Filippo Marignoli.
Il tutto a beneficio dell’intera area tra fontana di Trevi, Via Condotti e Palazzo Chigi, per decenni abbandonata al degrado. Ci sono precedenti illustri proprio a Manhattan: la consacrazione allo shopping di Times Square ha risollevato la 42ma strada, che dai fasti dei musical era divenuta negli anni 70 l’epicentro della prostituzione.
Mentre due decenni dopo lo store di Apple Fifth Avenue ha rilanciato lo storico hotel Plaza che gli sta di fronte. Secondo Savills lo shopping del lusso è ripartito nel 2016, con acquisti globali di 262 miliardi di euro e incrementi annui previsti del 10 per cento. Il motore maggiore, oltre alla ripresa, sarà il turismo, in particolare cinese, e l’Europa rappresenterà il 43 per cento di quello globale. L’Italia potrà essere il primo paese a beneficiarne assieme alla Francia. Sempre che non prevalgano i politici della decrescita, i protezionisti del declinismo piagnone ed ora (Luigi Di Maio) anche del divieto di fare acquisti nei giorni festivi.