Perché i timori per la regolazione della “net neutrality” sono esagerati
Non sarà la fine dell'internet libero. Ma dà la possibilità agli operatori della rete di sostenere gli investimenti su un asset gigantesco e capillare (e non sta allo stato decidere a quale prezzo)
Roma. La net neutrality, così come presentata da molti è una vera e propria fake news. In realtà sarebbe un problema regolatorio, ma l’ondata populistica l’ha trasformata come in un nuovo lemma tipo “vogliamo la pace nel mondo”. La decisione della Federal communication commission di annullare una decisione presa nel 2015 sotto la presidenza di Barack Obama, non sembra aver cambiato il mondo, né lo cambierà.
Ma cosa è successo davvero? Di cosa stiamo parlando di fronte alla “neutralità della rete”? In realtà in gioco c’è uno scontro tra due visioni differenti, quella degli Ott (Over the Top) come Netflix, Google con Youtube o Amazon che utilizzano la rete senza pagare e chi invece fornisce i servizi a banda larga e sostiene gli investimenti. Non a caso sono stati i primi a schierarsi contro una decisione che lascia alla libera contrattazione tra le parti se fissare un prezzo per l’utilizzo della rete o meno.
Noi tutti consumatori siamo abituati a comprendere che per servizi differenti, paghiamo servizi differenti. Se vogliamo più “giga” pagheremo di più, se vogliamo maggiore velocità sulla nostra rete di casa, pagheremo di più, quando vogliamo dei servizi premium, pagheremo per quel servizio aggiuntivo e così via. Qui siamo invece al livello primario, vale a dire la contrattazione tra operatori che forniscono la rete e coloro che utilizzano la rete per fornire i propri servizi.
E’ bene ricordarsi alcuni numeri di internet: già oggi circa il 50 per cento del traffico internet da smartphone ad esempio è effettuato per i servizi video e la crescita annua di traffico video stimata nel prossimo quinquennio sarà di circa il 50 per cento annuo. E' bene dunque comprendere che per supportare tale crescita dei dati, ci vuole una rete adeguata: ma per fare questa rete ci vorranno dei grandi investimenti.
Cosa vorrebbero dunque le compagnie telefoniche? Vorrebbero essere remunerate per quei servizi che occupano una grande parte della banda. Se ci pensiamo bene, gli operatori over the top non pagano per l’utilizzo della banda, ma hanno grandi ricavi nel vendere agli utenti determinati servizi che utilizzano gran parte del traffico internet.
Gli operatori che offrono servizi video sono inoltre in concorrenza con i servizi video tradizionali che devono sostenere gli investimenti per la trasmissione (satellite, via cavo o tradizionale) e si comprende bene che esiste anche un problema di asimmetria concorrenziale per servizi ormai identici.
La decisione della Federal commission distrugge quindi la libertà di internet? Assolutamente no. Semplicemente torna alla decisione pre-Obama e dice che le parti in causa, Ott e compagnie telefoniche, possono decidere di trattare per introdurre un eventuale prezzo per l’utilizzo dell’infrastruttura. Non è lo stato che decide che il prezzo sia pari a zero. Il pasto non è gratis nell’ottica americana, ma soprattutto non è lo stato a decidere l’eventuale prezzo. La "fake news" che si toglie la libertà di internet tramite questa cancellazione di una norma che fino a due anni fa non c’era, ha dunque le gambe molto corte.
Cosa succederà nei prossimi mesi ed anni? Potrà un operatore vietare un determinato servizio? In tutti i paesi esistono le autorità Antitrust che devono regolare il buon funzionamento del mercato e quindi non ci dobbiamo preoccupare.
Negli Stati Uniti si è deciso di andare contro la over regolazione che l’amministrazione Obama aveva deciso di introdurre e la decisione della Fcc semplicemente lascia alle forze del mercato di fissare il prezzo. Oltretutto nessun operatore avrà l’interesse di vietare la trasmissione di Netflix tramite i propri servizi a banda larga, perché i clienti continuano ad avere la possibilità di scelta e di “forzare” in un certo modo anche le scelte degli operatori telefonici. Il punto importante è che la possibilità di scelta rimanga e non sarà certo questa decisione a poterla limitare.
Un ultimo punto molto interessante è che l’amministrazione Obama ha favorito indubbiamente lo sviluppo dei grandi campioni di internet quali Google, Facebook e altri mentre l’amministrazione Trump sta invece indicando che sarà il mercato a decidere. Da una visione europea tutto quello che fa Donald Trump è distorto ed è dunque chiaro che la "fake news" sulla fine dell’internet libero prende molto acchito nell’Europa sempre più contro il libero mercato.
tra debito e crescita