Chi è il top manager nigeriano che vuole assaltare Italo
Ritratto di Adebayo Ogunlesi, l'uomo d’affari di origini nigeriane alla guida del fondo che vuole acquisire Ntv
Roma. I piani di sviluppo di Italo, candidata a debuttare sulla Borsa di Milano per valorizzare i propri asset, potrebbero cambiare rapidamente dopo la generosa offerta del Global Infrastructure Partners (Gip). Il cda dell’azienda, riunito in un primo momento ieri pomeriggio, ha deciso di aggiornarsi oggi per valutare la proposta di Adebayo Ogunlesi, uomo d’affari di origini nigeriane che nel 2006 ha fondato Gip, dopo essere stato impegnato più vent’anni al Credit Suisse.
Oltre a essere presidente del fondo di New York, valutato 40 miliardi di dollari, il manager è anche membro del cda di Goldman Sachs, Kosmos Energy e Callaway Golf Company. Una delle sue cariche più prestigiose è nota da dicembre, quando Donald Trump lo ha nominato membro dello Strategic and Policy Forum, formato dai più importanti amministratori delegati statunitensi; al tavolo dei manager è l’unica persona di colore a sedere con il presidente.
Grazie alla sua carriera, per molti nigeriani Ogunlesi è diventato un simbolo della scalata verso il successo. Dopo l’acquisizione del secondo aeroporto inglese, conclusa nel 2012 per 1,51 miliardi di sterline, è stato consacrato negli ambienti d’affari africani come “l’uomo che ha comprato l’aeroporto di Gatwick” diventando protagonista delle cronache locali. Ogunlesi è nato a Sagamu, una cittadina nei pressi di Lagos, da una famiglia dell’upperclass africana. Anche suo padre ha una storia emblematica ed è famoso per essere stato il primo insegnante nigeriano di Medicina all’Università di Ibadan. Dopo i primi studi a Lagos, Ogunlesi si è trasferito in Inghilterra per frequentare corsi di filosofia, politica ed economia a Oxford, prima di diventare avvocato ad Harvard. Nonostante viva negli Stati Uniti il manager continua a svolgere un ruolo attivo nello sviluppo economico del suo paese. Fa parte dell’Africa Finance Corporation, istituzione finanziaria creata per rinnovare le infrastrutture critiche del paese e investire nei settori chiave dell’economia. “Adebayo porta con sé un’enorme esperienza nei mercati dei capitali globali – ha detto il ceo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, nel nominarlo membro del cda – Ha consigliato aziende e istituzioni in tutto il mondo e investito in molti dei settori più importanti dell’economia globale”. Anche per questo le avances verso Italo assumono un valore ancora più rilevante. Con la proposta di acquistare l’intero capitale dell'azienda italiana per 1,9 miliardi di euro, il fondo di Ogunlesi punta a estendere i suoi investimenti in Europa e crescere nel settore ferroviario. L’azienda dell’alta velocità sarebbe la prima società europea di trasporto su ferro a entrare nell’assortito portfolio del fondo americano, affiancandosi all’australiana Pacific National, operatore ferroviario che si occupa soprattutto di trasferimento di merci. Gip ha preferito fino a ora interessarsi ad asset strategici nel mondo dell’energia, dal carbone cileno alle rinnovabili spagnole fino al Gnl americano, senza tralasciare infrastrutture rilevanti nei trasporti, come gli aeroporti di Edimburgo e quello già citato di Londra Gatwick.
L’offerta del fondo americano prevede che gli azionisti possano reinvestire fino a un massimo del 25 per cento dei proventi della vendita. A differenza dell’attuale azionariato di Italo, composto da soggetti privati e finaziari, Gip si dedica da dieci anni alle infrastrutture. Nei piani auspicati dai newyorkesi l’attuale presidente Luca Cordero di Montezemolo e l’ad Flavio Cattaneo, entrambi azionisti, dovrebbero mantenere i loro attuali ruoli di management. L’ad di Intesa San Paolo, Carlo Messina, socio di maggioranza con il 18,81 per cento, ha commentato ieri che l’investimento in Italo non è strategico per la banca e che uscire dall’azionariato è un passo da valutare, alla condizione di ottenere la migliore valorizzazione possibile. Il cda ha deciso di prendersi tutto il tempo disponibile per trovare un accordo tra chi ritiene vantaggiosa la proposta americana e chi vede nell’Ipo una prospettiva più remunerativa nel lungo periodo. La risposta arriverà allo scoccare della scadenza dell’offerta, alle 17 di oggi.
tra debito e crescita