Una precisazione sulla spesa in conto capitale al sud: 34% o 45%?
Il commento di Mariella Volpe, Responsabile del Sistema Conti Pubblici Territoriali (CPT) – Agenzia per la Coesione Territoriale
La disponibilità di buoni dati, elaborati dalla nostra struttura nell’ambito della statistica ufficiale, impone di fare chiarezza sui numeri usati in favore delle opposte tesi di un dibattito potenzialmente ambiguo, quale quello riportato nell’articolo “Com’è il lavoro a 5 stelle?” su Il Foglio del 14 marzo.
“L’idea è di destinare almeno il 34% di questi investimenti nel Sud Italia, che ha urgente bisogno di uscire dal sottosviluppo […] Considerando che la popolazione del Sud Italia è anche superiore al 34% del totale della popolazione, la clausola del 34% non sarebbe un favore al Meridione, ma il giusto compromesso per farlo tornare a crescere”, rivendica Tridico.
Marattin oppone: “Personalmente non concordo. Non credo infatti che gli investimenti al Sud debbano diminuire. Sarebbe bastata una semplice occhiata ai Conti Pubblici Territoriali per vedere che nel 2016 (ultimo dato disponibile) la quota percentuale di spese di investimento della pubblica amministrazione nel Mezzogiorno è il 41,1%”.
E Fassina: “Gli investimenti pubblici, in particolare nel Mezzogiorno, sono la variabile chiave. La riserva del 34% al sud è insufficiente. Noi abbiamo proposto la clausola Ciampi, ossia il 45 per cento di tutti gli investimenti pubblici alle regioni meridionali, accompagnati da assunzioni mirate nelle pubbliche amministrazioni”.
Occorre fare un po’ di chiarezza distinguendo le varie argomentazioni e ragionando con i numeri che CPT elabora periodicamente.
Da dove viene il 34%
La consapevolezza del pesante effetto sostitutivo della politica aggiuntiva, alimentata dai Fondi Strutturali Comunitari e dalle risorse nazionali del Fondo di Sviluppo e Coesione, e del sottodimensionamento della politica ordinaria nel Mezzogiorno hanno fatto ritenere necessaria la reintroduzione di principi per il riequilibrio territoriale nel recente Decreto Mezzogiorno (art. 7 bis).
La norma - fortemente sostenuta dal Ministro per la Coesione Territoriale Claudio De Vincenti e prevista con decorrenza dalla legge di bilancio per il 2018 - dispone che le amministrazioni centrali si conformino all’obiettivo di destinare agli interventi nel territorio meridionale un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento (pari quindi al 34%). Al momento la quota di risorse ordinarie delle Amministrazioni Centrali destinate al Sud è pari mediamente al 28,9%, al di sotto della rispettiva quota di popolazione pari mediamente al 34,4%. Le risorse ordinarie vengono quindi orientate al rispetto del principio di equità, finalizzato a far sì che il cittadino, a qualunque area territoriale appartenga, possa potenzialmente disporre di un ammontare di risorse equivalente, mentre le risorse della politica aggiuntiva, prevalentemente destinate al Mezzogiorno, hanno la funzione di garantire la copertura del divario ancora esistente, dando attuazione al comma 5 dell’art.119 della Costituzione. Quindi, la clausola del 34% si riferisce alla spesa ordinaria delle amministrazioni centrali (non al totale della spesa in conto capitale della PA) ed ha l’obiettivo di riequilibrare il rapporto fra risorse ordinarie e aggiuntive nel Mezzogiorno; non è il target cui far tendere le risorse in conto capitale complessive.
La regola del 45%
La norma del 34% segue ad altre prescrizioni normative, tra cui quella evocata da Fassina (L. 311/2004) che prevedeva per le Amministrazioni Centrali l’obiettivo di destinare al Mezzogiorno almeno il 30% della spesa ordinaria, cui si aggiungeva l’obiettivo programmatico di destinare al Mezzogiorno il 45% della spesa in conto capitale complessiva inclusa la spesa aggiuntiva per lo sviluppo (fondi europei+FSC). I vari monitoraggi sullo stato di attuazione di queste norme segnalano tuttavia che, in assenza di un adeguato vincolo di cogenza, la norma è risultata ampiamente disattesa, con percentuali di spesa al mezzogiorno che si attestano attorno al 37% (41% se si guarda ai soli investimenti nel dato menzionato di Marattin).
Il target cui far tendere le risorse in conto capitale complessive è quindi il 45%, analogo a quello del 34% per le sole risorse ordinarie. Entrambe le regole dovrebbero quindi essere fortemente sostenute e condizionate ad un adeguato obbligo di cogenza.