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“Il bitcoin? Un'invenzione criminale”

Maurizio Stefanini

Il sostituto procuratore Antimafia, Antonio Laudati, non ha dubbi: “È un criminal asset. Oggi la stragrande maggioranza delle attività criminali avvengono sul web”

“Il bitcoin? È un’invenzione geniale: solo che è un’invenzione criminale!”. A dirlo è Antonio Laudati, consigliere di Cassazione e attualmente sostituto procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Un giudizio netto, che arriva nel momento in cui le monete virtuali sono al centro dell'attenzione internazionale (ne ha discusso anche l’ultimo G20 dei ministri dell’Economia e dei governatori delle banche centrali a Buenos Aires). Ma Laudati è persona che se ne intende. Esperto riconosciuto di cooperazione internazionale, ha pubblicato vari studi sul contrasto patrimoniale alla criminalità organizzata, ed ha pure presieduto presso il Consiglio dell’Unione europea il Gruppo multidisciplinare per il contrasto al crimine organizzato.

 

Laudati ne ha parlato nel corso di un intervento al convegno “La collusione tra criminalità organizzata e potere politico: una minaccia alla sicurezza nazionale, una sfida per l’intelligence”, che si è tenuto il 5 aprile alla Società Geografica Italiana. È stato un evento preparatorio e di presentazione del corso di alta formazione di quattro giornate organizzato dall’Istituto Gino Germani di scienze sociali e studi strategici, cui hanno partecipato tra gli altri il presidente emerito della Camera dei Deputati Luciano Violante, il capo Divisione del Reparto Investigazioni Preventive presso la Direzione Investigativa Antimafia Paola Pentassuglia e il docente di Storia della criminalità organizzata presso l’Università Roma Tre Enzo Ciconte.

Parlando con il Foglio Laudati è poi tornato sull'argomento, approfondendolo: “Non c’è dubbio che il bitcoin sia un asset criminale, e su questo sta lavorando un’Unità presso la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrirismo”.

Ufficialmente il bitcoin è stato inventato nel 2009 dal giapponese Satoshi Nakamoto, personaggio misterioso del quale si conosce solo il nome. “In realtà il brevetto è stato depositato a Berlino”, puntualizza Laudati. “Secondo noi, sono stati tre americani a inventarlo”. Il Sostituto Procuratore ricorda che, a 35 anni dalla prima legge antimafia, “noi in Italia abbiamo uno strumentario in materia come nessun altro al mondo. La mafia ha subito colpi durissimi, eppure stiamo ancora qua a parlare del ruolo delle mafie, della pericolosità delle mafie, delle infiltrazioni delle mafie nelle istituzioni. Era Falcone a dire che come tutte le cose umane la mafia ha avuto un inizio e avrà una fine. Se sopravvive ancora è perché dall’organizzazione arcaica dei boss che si nascondevano nelle caverne mangiando ricotta di capra e comunicavano con i pizzini è riuscita a fare il grande salto di qualità della tecnologia e della globalizzazione. Ciò grazie alle leggi del mercato. La mafia è uno strumento che si adegua perfettamente a queste leggi tant’è che ormai parliamo di imprese criminali. Quali sono i reati che privilegiano le grandi organizzazioni criminali? Traffico di stupefacenti, immigrazione clandestina, traffico di armi, contrabbando. Che caratteristica hanno questi reati? Se ci pensiamo bene, rovesciano il tradizionale rapporto che nel Diritto Penale esiste tra l’aggressore e la vittima. Quando parliamo di mafia noi pensiamo che c’è qualcuno che aggredisce e qualcuno che subisce. E invece no. Questi reati sono tutti caratterizzati dall’esistenza di imprese criminali che forniscono beni e servizi a persone consenzienti, che li richiedono”.

 

Laudati racconta di quanto lavorava contro il contrabbando di sigarette. “Cosa trovavamo negli scafi? Marlboro per il mercato italiano, Merit per quello tedesco, Benson & Hedges per quello anglo-sassone. Un vero e proprio supermarket, per adeguare il prodotto al cliente”. “I mafiosi fanno un’analisi economica, e per questo prediligono la cocaina, che ha un ritorno da 3 a 1 in una settimana. Ciò significa che 1000 euro di investimento ti danno 3000 euro di ritorno nella prima settimana, 9000 nella seconda, 27.000 nella terza e così via”. “L’analisi della Direzione Nazionale Antimafia con la Bocconi ha stimato per il 2016 un business totale illegale da 420 miliardi di euro. 170 miliardi di euro derivano dalle fonti classiche dell’economia illegale: gli stupefacenti; l’usura, perché con la crisi diciamo del credito le mafie sono le uniche organizzazioni a disporre di cash, e così possono anche riciclare. Gran parte di quella economia illegale viene però da reati che noi consideriamo meno gravi ma che producono tantissimo reddito: falso in bilancio, falsa fatturazione, frodi comunitarie, corruzione, evasione fiscale. Non a caso l’ex-presidente della Sec Mary Schapiro in un’intervista al Wall Street Journal ha stimato che il 70 per cento delle transazioni fatte ogni giorni alla Borsa di New York ha origine illecita in senso lato”.

 

Da qui secondo Laudati l’importanza del bitcoin. “Non è una moneta virtuale, ma un criminal asset. Oggi la stragrande maggioranza delle attività criminali avvengono sul web. In particolare sul dark web, dove in condizioni di anonimato si possono acquistare armi, stupefacenti, perfino sicari. Quando io pago sul dark web non è che posso usare assegni circolari, bonifici o carte di credito. Salterebbe l’anonimato. Allora alcuni geniali economisti criminali hanno inventato una moneta che non è una moneta. Un sistema di scambio che serve per pagare con un asset, sostanzialmente una permuta. Un bene contro un altro bene. Tu prendi la droga e la paghi garantendo l’anonimato di chi compra e di chi riceve il bene e di chi ha venduto. Non c’è stato di emissione, non ci sono oscillazioni di valute, non ci si pagano le tasse. È assolutamente funzionale a delle esigenze del mercato. Il bitcoin è stato assorbito dall’economia legale come bene rifugio, e c’è stato il boom del bitcoin. La prima pubblicizzazione dell’utilizzo di bitcoin fuori dal circuito illegale fu fatta a New York per l’acquisto di una pizza. Oggi quella pizza pagata in bitcoin varrebbe 480.000 dollari. Noi in Italia abbiamo oggi un record assoluto nell’uso di bitcoin. Secondo me, è stato fatto in maniera sperimentale”.

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