I tormenti nucleari del prossimo governo
Il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi è ancora un documento intrappolato nei ministeri. Sogin: "Siamo pronti"
Salvo colpi di scena sarà il prossimo governo a doversi occupare di varare la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee allo stoccaggio dei rifiuti nucleari (Cnapi). Le recenti dichiarazioni del ministro Carlo Calenda, che prospettava scadenze brevi per la pubblicazione del documento, per ora non si sono trasformate nel nulla osta atteso ormai dall'agosto 2015. L'ultimo passaggio prima del via libera definitivo dovrebbe essere quello del parere del ministero dei Beni e delle Attività culturali, dopo che l'11 aprile scorso il ministero dell'Ambiente ha firmato il decreto di sua competenza. A quel punto Sogin, il gruppo incaricato di completare le operazioni di smantellamento delle centrali nucleari italiane, pubblicherà la mappa con i luoghi ritenuti idonei aprendo le danze per la definitiva collocazione dei rifiuti.
“Che sia questo o il prossimo governo a occuparsene, lasciamo che sia la politica a decidere qual è il momento opportuno per la pubblicazione della carta. Noi siamo pronti” – ha detto in conferenza stampa Luca Desiata, l'amministratore delegato di Sogin – “Non entro nel merito delle decisioni governative, ma il processo autorizzativo deve essere solido e condiviso”. L'incognita del nuovo governo, che potrebbe nascere con l'appoggio del M5s, non preoccupa l'azienda interamente detenuta dal ministero dell'Economia e delle Finanze. Con i prossimi interlocutori politici, ha detto Desiata, “proseguirà un dibattito sereno improntato sugli aspetti tecnici, senza tralasciare i benefici per i territori coinvolti e i rischi limitati che il deposito presenta”. La Cnapi è solo un primo passaggio per la realizzazione del deposito che ospiterà 95 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, seguiranno 4 mesi di consultazione pubblica con i rappresentanti dei territori individuati e la pubblicazione della Cnai (la carta definitiva delle aree idonee). La difficoltà di trovare un accordo con le comunità locali potrebbe rallentare tutto, ma Sogin punta a comunicare il contenimento dei rischi e i vantaggi in termini di occupazione e compensazioni economiche. L'intero processo, tra la raccolta delle osservazioni, le indagini tecniche e le successive autorizzazioni, dovrebbe durare quasi 5 anni. Secondo l'amministratore delegato il 2025 è ancora un orizzonte possibile per chiudere i lavori e, stando così le cose, non ci saranno costi extra rispetto a quelli preventivati per completare le attività, pari complessivamente a 7,2 miliardi di euro.
Sogin intanto ha rinegoziato il contratto con la Nuclear Decommisioning Agency che gestisce il ciclo del combustibile nucleare nel Regno Unito, custodendo parte dei rifiuti radioaottivi che non possono essere stoccati in Italia per mancanza del deposito. A fronte di una proroga di quattro anni, l'azienda ha ottenuto una riduzione di 26 milioni di euro rispetto a una spesa totale di circa 1,8 miliardi. Dalla Francia invece i rifiuti italiani torneranno indietro nel 2026. Per quella data avere un sito di stoccaggio adeguato sarà indispensabile a evitare un aumento dei costi dovuto all'estensione dei contratti e alla costruzione di nuovi depositi temporanei. Costi che sono garantiti a Sogin tramite una componente della tariffa elettrica in bolletta.
Lo smantellamento del camino della centrale nucleare di Garigliano (Ce)
Mentre si aspetta di avere un luogo per mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi, i lavori di smantellamento delle centrali nucleari e degli ex impianti di ricerca di Enea e Ispra sono stati completati per circa un terzo, a fronte di una spesa sostenuta dall'inizio delle attività di 3,6 miliardi, esattamente la metà di quanto dovrebbero costare tutte le operazioni fino al loro completamento, nel 2036. Presentando i risultati del 2017 e i programmi per il 2018, Luca Desiata ha detto che l'anno scorso sono stati spesi 63,2 milioni per le attività di decommissioning mentre sono triplicati i ricavi derivati da gare e commesse all'estero, per un totale di 20,8 milioni. Le attività tecnicamente più complicate, quelle che si sviluppano nel cuore delle centrali nucleari, non sono ancora iniziate. Per il 2018 l'obiettivo più ottimista è portare a termine operazioni per 92,9 milioni, avviando tutti i progetti già cantierabili. Molto dipenderà dalla gestione dell'azienda e dall'efficienza del management, che l'anno scorso ha realizzato volumi di attività superiori alla media degli ultimi 7 anni, ma fondamentali sono anche i tempi delle autorizzazioni ambientali che rilasciano Ispra e i ministeri competenti.
I lavori di decommissioning nell'impianto di Casaccia (Rm)