Il silenzio del M5s sulle pensioni e la linea Cgil
Mentre l'economista Brambilla sconfessa il contratto di governo e le stesse idee leghiste sulla riforma previdenziale, Di Maio si limita ad attaccare le pensioni d'oro. E il sindacato detta la linea
C'è solo una cosa su cui, leggendo le dichiarazioni delle ultime ore, governo gialloverde e sindacati sono d'accordo ed è la volontà di sedersi intorno a un tavolo per far partire una contrattazione sul tema delle pensioni. Le stesse dichiarazioni svelano invece una divergenza sui contenuti della riforma del sistema previdenziale che il governo si appresta ad affrontare: da una parte il vicepremier giallo, Luigi Di Maio, che studia il dossier sulle "pensioni d'oro", promettendo tagli a quelle che superano i 4/5 mila euro, dall'altra il vicepremier verde, Matteo Salvini, che per bocca dell'esperto leghista Alberto Brambilla, propone un piano alternativo, basato su un contributo di solidarietà da prelevare da una platea più ampia di pensionati. C'è poi la Cgil, che nel corso di un incontro organizzato questa mattina per approfondire il tema previdenziale dice: “Se dovessimo basarci sulle notizie apparse sugli organi d’informazione – e il riferimento è all'intervista di Alberto Brambilla a Repubblica – in particolare relative a quota 100, (con il vincolo dei 64 anni, calcolo contributivo, massimo 2 anni di contribuzione figurativa e superamento dell’Ape social) quell’intervento costerà pochi miliardi di euro e non avrà nulla a che vedere con la cancellazione della Legge Fornero. Per questa ragione noi lo considereremmo insufficiente”. Per il sindacato fa fede quanto scritto nel contratto di governo, ovvero il superamento della legge Fornero, che costerebbe però 5 miliardi di euro.
Sulla proposta avanzata da Brambilla il Movimento 5 stelle non si è ancora espresso, impegnato in questi giorni a portare avanti “la lotta ai privilegi”. Commentando l'abolizione dei vitalizi, su cui si prevede l'approvazione di una delibera giovedì, Di Maio ha speso nuove parole contro le pensioni d'oro dicendo che, dopo i parlamentari, “sarà il turno dei pensionati d'oro che anziché prendere una pensione di privilegio, prenderanno solo in base a quello che hanno versato, come tutti i cittadini normali”. Silenzio sul resto.
“Il contratto è una sommatoria di due visioni del mondo”, commenta con il Foglio Giuliano Cazzola, esperto di lavoro e previdenza ed ex deputato PdL. “I criteri per la riforma del sistema previdenziale, come la quota 100, l'uscita a 41 anni, sono aspetti che guardano alle pensioni dei lavoratori, anche padani; la pensione di cittadinanza, di cui nessuno parla, rientra in pieno nella visione dei 5 stelle”. Interessi complementari che però per essere attuati senza scontentare le parti devono trovare copertura, e il piano di Brambilla questo ostacolo lo supera perché punta ad autofinanziare le spese prelevando le risorse all'interno dello stesso sistema previdenziale. “Ma ci sono aspetti di questa proposta che vanno chiariti, penso per esempio a cosa succede per le pensioni di vecchiaia – dice Cazzola - È una idea arzigogolata che andrà definita, ma partecipando al dibattito noto che le fonti ufficiali della Lega prendono le distanze da quanto sostenuto da Brambilla, mentre lui stesso conferma la linea e continua ad accreditarsi come colui che parla in nome della Lega”.
In attesa che Lega e M5s scoprano le carte e si apra il confronto con le parti sociali, come è nelle intenzioni di governo e sindacati, si può scommettere su cosa succederà quando Di Maio si troverà faccia a faccia con Susanna Camusso. Nota Cazzola: “È disarmante questa linea di condotta del Movimento 5 stelle – come si è visto sui contratti a termine – che invece di dialogare con i sindacati per promuovere innovazione, li lusinga a mantenere la conservazione”. Questa volta, in ogni caso, si tratterà di revisione, speriamo solo non in senso anacronistico.