Il “governo della continuità”. Sulle pensioni ora la Lega si ispira alla Fornero
Così la proposta di Alberto Brambilla, esperto del Carroccio sui temi previdenziali, sconfessa anni di propaganda leghista
Roma. Che le promesse elettorali della coalizione gialloverde fossero irrealizzabili, ancorché consacrate in un “contratto”, era evidente. Ma che poi nella pratica proponesse l’esatto contrario non era facile da immaginare. E così, mentre Matteo Salvini fa faville sui migranti, sul tema delle pensioni, in maniera molto più discreta, il suo partito si pone in continuità con la riforma Fornero e l’impostazione di fondo del governo Monti. Sembra incredibile, visto che la professoressa Elsa Fornero è stata per anni oggetto di violenti attacchi personali – oltre che di manifestazioni sotto casa – da parte del leader della Lega, ma è esattamente ciò che discende dalle parole di Alberto Brambilla, l’esperto del Carroccio sui temi previdenziali. Certo, Brambilla non ha elogiato pubblicamente le scelte della Fornero, ma si è inserito nello stesso solco, sconfessando anni di propaganda leghista.
Intervistato da Repubblica, l’esperto della Lega ha parlato del “taglio della pensioni d’oro” presente nel contratto di governo, lanciando un piano alternativo a quello di Luigi Di Maio. La proposta del vicepremier di tagliare lo squilibrio tra contributi e pensione percepita oltre la soglia dei 5 mila euro porterebbe risorse tra i 100 e i 120 milioni, dice Brambilla, e avrebbe problemi di costituzionalità visto che il ricalcolo inciderebbe sui “diritti acquisiti”. La proposta della Lega, invece, è un “contributo temporaneo di solidarietà per una vasta platea di pensionati” che “nella peggiore delle ipotesi vale 1 miliardo, nella migliore si potrebbero superare anche i due miliardi”. Il contributo ideato da Brambilla colpirebbe quasi tutte le pensioni, tranne le più basse, in maniera progressiva partendo un un’aliquota dello 0,35 per cento, non avrebbe problemi di costituzionalità perché in linea con i pronunciamenti della Consulta, andrebbe a finanziare un fondo per i non autosufficienti e i lavoratori più deboli. Una proposta più che ragionevole, che non punta ad aumentare la spesa previdenziale ma a riequilibrare il divario intergenerazionale.
“Dal punto di vista strettamente economico, il ricalcolo delle pensioni d’oro e altre sarebbe la misura più equa da seguire. Più del taglio lineare proposto da Brambilla, che ha però il pregio di essere più semplice da applicare e potrebbe dare risparmi simili – dice al Foglio Vincenzo Galasso, economista della Bocconi ed esperto di pensioni – In ogni caso si tratta di una proposta di riduzione della spesa previdenziale, seppure temporanea”. E il fatto è che questa ipotesi va in senso opposto al “contratto di governo” che invece propone un aumento della spesa di 5 miliardi per abolire gli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma Fornero”. Ma il “contributo di solidarietà”, che secondo il leghista Brambilla in continuità con i governi Monti e Letta non verrà bocciato dalla Consulta, è stato dichiarato legittimo dai giudici costituzionali “in via del tutto eccezionale” per la sua temporaneità e perché “imposto dalla crisi contingente e grave del sistema”. Ma ora se la Lega intende proporre la stessa soluzione, con le stesse motivazioni, in un periodo di crescita e dopo una riforma strutturale delle pensioni, vuol dire che a maggior ragione era fondata la riforma Fornero che interveniva in una situazione di crisi drammatica di sostenibilità economica del sistema. Il contrario di quanto ha sempre affermato Salvini, che ha giudicato inutili e ingiustificati i sacrifici imposti da quella riforma che ha salvato il paese dal default.