Da sinistra Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Giancarlo Giorgetti (foto LaPresse)

Barclays spiega a Di Maio come modificare il "decreto dignità"

Mariarosaria Marchesano

Per la banca inglese la riforma del lavoro legastellata (così com'è) mette a rischio la crescita dell'Italia

Milano. “La riforma del mercato del lavoro contenuta nell'attuale formulazione del Decreto Dignità, pur cercando di affrontare il dualismo del mercato dell'occupazione, comporta significativi rischi a breve e medio termine per le prospettive di crescita dell'Italia. Inoltre, rende i contratti a tempo indeterminato meno convenienti di prima”. E' quanto sostiene Barclays in un'analisi pubblicata oggi con l'obiettivo, tra l'atro, di suggerire al governo Lega-5Stelle diversi correttivi da apportare al testo del provvedimento approdato alla Camera dopo il via libera delle Commissioni Finanze e Lavoro.

 

Secondo Barclays, il progetto di riforma potrebbe costare all'Italia una decisa frenata dell'economia. Se le nuove regole venissero introdotte così come sono, infatti, il pil scenderebbe all'1,2 per cento nel 2018 e all'1,1 per cento nel 2019 rispetto al tasso di sviluppo dell'1,7 per cento raggiunto nel 2017. Ci sarebbe, dunque, una decrescita, innescata dall'impatto della riforma sulla fiducia dei consumatori (quindi sui consumi privati) che è stato il principale motore della ripresa economica del Paese. L'analisi mette così a fuoco tutte le ragioni che stanno alla base delle contestazioni che il Decreto Dignità ha suscitato nel mondo delle imprese e del lavoro da quando è stato approvato il 12 luglio dal Consiglio dei ministri.

 

Il report, firmato dall'analista Fabio Fois, risale alla ratio del Decreto, evidenziando, peraltro, lo sforzo del governo Lega-5Stelle nel ridurre il dualismo che si è venuto a creare nel mercato del lavoro italiano sulla durata dei contratti di lavoro. Rispetto a quest'obiettivo, che Barclays ritiene condivisibile, il Decreto, però, si traduce in uno sviluppo negativo per l'Italia aggiungendo “un rischio al ribasso rispetto a quelli che già derivano dall'instabilità politica interna e dalla guerra commerciale esterna”. Entrando nel merito delle misure, Fois spiega che il progetto di riforma “potrebbe provocare un ritorno a contratti a breve termine ad alto turnover per evitare rischi di contenzioso. E questo, combinato con l'aumento delle indennità per il licenziamento illegittimo dovuto a motivi economici, probabilmente ridurrà la propensione delle imprese ad assumere a tempo indeterminato”.

 

Vengono, perciò, suggerite diverse modifiche al testo tra cui l'incentivazione di contratti a tempo indeterminato attraverso la politica fiscale in modo strutturale. “Stimiamo che un intervento favorevole alla crescita per rendere permanenti gli incentivi costerebbe 5 miliardi di euro all'anno”, spiega il report. Le altre aree del Decreto che dovrebbero essere migliorate sono: abolizione della casuale per giustificare l'occupazione a breve termine; mantenimento dell'indennità dovuta per il licenziamento illegittimo dovuto a motivi economici per contratti a tempo indeterminato fino a un massimo di 24 mesi; introduzione di misure per migliorare la flessibilità del sistema di contrattazione salariale per impedire che il costo del lavoro aumenti più rapidamente della produttività. Per consentire alle imprese un adattamento più rapido alle condizioni economiche, viene, inoltre, suggerita una contrattazione salariale più salda, insieme a una maggiore flessibilità dei contratti nazionali ad esempio in termini non salariali come turni e orari di lavoro.

 

“Mentre siamo d'accordo con il governo sul fatto che è necessario intensificare gli sforzi per ridurre la sproporzione esistente sul mercato del lavoro tra contratti a breve termine rispetto a quelli a tempo indeterminato, riteniamo che lo sforzo di riforma debba essere più completo e basarsi sugli effetti positivi dei precedenti provvedimenti, come ad esempio il Jobs Act approvato dal governo Renzi nel 2015”. In questo senso, Barclays mette in evidenza che, dopo aver toccato il massimo storico del 13,1 per cento a novembre 2014, il tasso di disoccupazione è diminuito di oltre 2 punti percentuali raggiungendo il 10,7 per cento a maggio di quest'anno. Va aggiunto, che nello stesso arco di tempo in paesi come la Spagna, gli effetti di misure governative per ridurre la disoccupazione hanno prodotto effetti ben più incisivi con una riduzione dei senza lavoro di oltre il 10 per cento. Ma questo, probabilmente, è dovuto a una struttura del mercato del lavoro che in Italia è più rigida rispetto ad altri paesi.