Di Maio fa scempio dell'Ilva e ci rende dipendenti dai tedeschi, dice Bentivogli
"In Italia è cresciuta la domanda di acciaio, ma lo stiamo importando dalla Germania. Smettiamola di chiamarli sovranisti"
Roma. La gara è illegittima ma non possiamo annullarla, dice in sostanza il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Ma è normale che la più grande crisi industriale della più grande impresa del Sud sia appesa a un parere inaccessibile dell’Avvocatura? “Non c’è nulla di normale – dice al Foglio Marco Bentivogli, segretario generale della Fim, i metalmeccanici della Cisl – come direbbe Flaiano, la situazione è grave ma non è seria. Credo sia necessario per Di Maio tenere il parere secretato perché è complicato che la stessa Avvocatura a distanza di un anno possa dire due cose diverse. Penso che stiano piombando richieste di accesso agli atti da ogni parte, sarà dura per Di Maio. Il ministro sta dicendo che stanno ‘aprendo migliaia di cassetti’, ma in realtà impediscono le riprese durante gli incontri. Sono lontani i tempi della trasparenza e dello streaming”.
Quali sono le scadenze e cosa avete capito che succederà nei prossimi giorni? “Nello scaricabarile, il governo ha buttato la palla al ministero dell’Ambiente. Nel frattempo scarica la palla a sindacato e azienda perché trovino un accordo. In pratica noi dovremmo riavviare una trattativa, interrotta dopo l’insediamento del nuovo governo per suoi tentennamenti sul futuro Ilva, con un’azienda che secondo lo stesso governo ha vinto una gara illegittima? Non scherziamo”. E’ più preoccupante l'atteggiamento del governo o il piano industriale di ArcelorMittal? “L’azienda ha posizioni non condivisibili ma chiare. Il governo tiene i piedi in due scarpe. Il delitto perfetto è chiudere l’Ilva e addossare la colpa ad altri. Di Maio cerca il maggiordomo di Cluedo, non ci presteremo. E’ uno scaricabarile inaccettabile. Lui deve decidere, ma si comporta come se fosse all’opposizione e in eterna campagna elettorale. Questo paese ha bisogno di liberarsi di politici che vivono del ricatto perennemente di breve termine, servono orizzonti lunghi, qui vivono alla giornata”. Sembrano riaccendersi le speranza delle frange che hanno votato M5s per far chiudere l’Ilva. E’ uno scenario possibile? “Beh, l’Ilva sta morendo lentamente – dice Bentivogli – crollati gli ordini, rallentate le opere ambientali, la fabbrica è sempre più pericolosa senza manutenzione. E’ a oggi lo scenario più probabile, mi appello al ministro e a tutto il governo perché valutino seriamente la portata di questo scempio. Bagnoli fu un disastro, fabbrica chiusa nell’88 e bonificata per un terzo, terra lasciata a camorra, disoccupazione e inquinamento. Chiudere Ilva oggi sarebbe molto, molto peggio”.
Ci sono similitudini nelle trattative con Mittal e Autostrade, in entrambi i casi si minaccia la revoca della gara o della concessione. E’ una leva che funziona? “Questo è un governo di proclami, si urlano cose la sera che si smentiscono la mattina dopo. E’ un gioco molto costoso per i contribuenti italiani. Sono già spariti, tra maggio e giugno 74 miliardi di denaro che gli investitori hanno portato altrove perché considerano il nostro paese sempre più inaffidabile. E’ una leva che funziona molto con il consenso di breve, alla lunga coinvolge il benessere degli italiani e solo pochi crederanno che è colpa di un complotto contro una rivoluzione che in realtà sta arricchendo i poteri forti. In Italia è cresciuta la domanda di acciaio, ma grazie a quello che il governo sta combinando lo stiamo importando dalla Germania per costruire le auto, le navi, gli elettrodomestici in Italia. Un bel regalo alla Germania, smettiamola di chiamarli sovranisti. Di questo passo nessuno verrà a investire in Italia”. Perché tanto silenzio dal sindacato? “Beh me lo chiedo anche io. Solo la Fim e la Cisl hanno iniziato da tempo a parlare di mobilitazione, con Calenda piazzammo ben tre scioperi. Di Maio fa più conferenze stampa che incontri sindacali. Spero che non sia alla ricerca di collateralismo con qualche sigla perché non funziona. Il successo del M5s nel mondo del lavoro dipende da tanti fattori tra cui innegabilmente il populismo sindacale. Dire che non va mai bene nulla con i governi precedenti ci ha portato qui e ora con questo governo ci sono mille cautele, paure, perplessità. Chi non ha capito che nella società chiusa il sindacato non è contemplato prima o poi si sveglierà, ma sarà tardi”.