La sfida tra Ferrari e Aston Martin sui listini di Londra e Milano
Il 20 settembre sarà presentato il prospetto per la quotazione della casa britannica (il fondo Investindustrial di Bonomi resterà socio) e nello stesso mese sarà annunciato il nuovo piano industriale della casa di Maranello
Milano. Settembre sarà il mese del testa a testa tra due case automobilistiche di lusso, Ferrari e Aston Martin, che si metteranno alla prova rispettivamente sulle Borse di Milano e Londra. La prima attende di accelerare la corsa con la presentazione del nuovo piano industriale, molto atteso da analisti e investitori dopo che la casa di Maranello ha accusato il contraccolpo sui mercati finanziari (è quotata anche a Wall Street) della scomparsa improvvisa di Sergio Marchionne, anche se il titolo è in deciso recupero proprio negli ultimi giorni. La seconda si quoterà sul listino londinese con un'operazione da 5,5 miliardi di euro che vedrà nel ruolo di protagonista un italiano come Andrea Bonomi, alla guida del fondo Investindustrial, grande socio della Aston Martin con una partecipazione del 37,5 per cento e il possesso del 50 per cento dei diritti di voto (fonti bene informate assicurano che Bonomi non ha intenzione di uscire di scena con l'Ipo, ma che manterrà una quota consistente). Il prospetto informativo con tutti i dettagli dell'operazione è stato annunciato per il 20 settembre e sempre intorno a quella data sarà presentato il piano Ferrari, che secondo un report di Hsbc dovrebbe assicurare una crescita sostenuta della casa automobilistica almeno fino al 2022 grazie alla produzione dei nuovi modelli. La sfida – è così che viene anche vissuta sui mercati anche se si tratta di due storie e due percorsi molto diversi tra loro ma entrambi arrivati a un bivio importante – sarà anche un banco di prova sia per Louis Camilleri, nominato ceo di Ferrari dopo Marchionne, sia per Andy Palmer, veterano del settore e artefice della rinascita del marchio dopo una profonda crisi, che dovrà gestire la complessità del debutto sul mercato azionario. L'attesa per queste operazioni è uno dei motivi di ottimismo degli investitori che in questo scorcio di fine estate vedono pochi spunti positivi e molta incertezza sulle Borse.
L'allarme sui conti pubblici di Fitch rende incerta Milano
Stamattina c'è stato un avvio poco sotto la parità per le Borse europee, che restano in attesa di notizie dal fronte commerciale all'indomani di una nuova seduta record a Wall Street sulla scia del pil americano. Stati Uniti e Canada si sono mostrati ottimisti sulle trattative per la revisione del Nafta (l'accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Canada e Messico siglato 24 anni fa e che ora il presidente americano Donald Trump sta cercando di cambiare), dopo che Washington e Messico hanno siglato un'intesa a cui ora Ottawa dovrà decidere se allinearsi o meno. Così, Parigi, Francoforte, Madrid e Londra hanno aperto in territorio negativo con Piazza Affari incerta dopo l'allarme sui conti pubblici lanciato da Fitch. Secondo il rapporto che l'agenzia di rating pubblicherà domani e anticipato da Repubblica, il rating dovrebbe restare invariato a "Bbb" ed è possibile una revisione dell'outlook in senso negativo. Le divergenze all'interno del governo tra Lega e Movimento 5 stelle renderanno sempre più difficili le scelte economiche, portando il deficit "al limite di rottura" e creando un clima di incertezza per le banche, che hanno rallentato il ritmo di smaltimento dei crediti in sofferenza. Inoltre, secondo Fitch, uno scenario di Italexit, considerato "altamente improbabile", potrebbe "minacciare la stabilità” della moneta unica. A Piazza Affari, Atlantia (+1,24%) tenta il recupero, per il momento contenuto visti i forti cali delle precedenti sedute. L'attesa è tutta per i cda di Atlantia e Autostrade per l'Italia in programma domani: i vertici dei gruppi sono chiamati a dare al governo risposte su controlli e manutenzione al ponte Morandi di Genova.
Crescita americana vicina a obiettivo 3 per cento dichiarato da Trump
Ieri la Borsa americana ha archiviato la quarta seduta di fila in rialzo raggiungendo un nuovo record storico con l'indice benchmark sopra i 2900 punti. Gli investitori appaiono euforici per la crescita dell'economia: gli ultimi dati indicano che da marzo a giugno c'è stato un tasso di sviluppo (pari al 4,2 per cento) doppio rispetto al primo trimestre dell'anno. La frenata della fiducia delle imprese (l'indice di settore registrato nel mese di agosto risulta in calo) non è riuscito a smorzare gli entusiasmi. Secondo lo chief strategist di Intermonte Sim, Antonio Cesarano, tra le varie voci che hanno contribuito a far correre il pil americano ci sono le esportazioni nette, che hanno raggiunto il livello massimo da fine 2013. “Il forte contributo delle esportazioni – spiega Cesarano in un report – rende più verosimile l'ipotesi che a guidare la forte crescita siano state le vendite all'estero alimentate a loro volta da acquisti anticipati in vista dei dazi”. Lo stesso fenomeno potrebbe verificarsi anche nel trimestre in corso in attesa degli ulteriori aggravi di tariffe (25 per cento) su 200 miliardi di dollari di merci importate dalla Cina. Non a caso le ultime stime della Fed per il pil del terzo trimestre si assestano al 4,6 per cento. “Se le previsioni del terzo trimestre si rivelassero corrette, la crescita 2018 dell'economia americana potrebbe arrivare a quel 3 per cento su base annua dichiarato come obiettivo da Donald Trump in campagna elettorale”, conclude Cesarano.