Così comincia la gara (in Borsa) tra Aston Martin e Ferrari
La quotazione a Londra dell’auto di lusso inglese by Andrea Bonomi farà da termine di paragone per la Rossa di Maranello
Milano. Metti un multiplo nel motore. Sarà una sfida a colpi di valutazioni finanziarie quella tra Ferrari e Aston Martin, i due produttori di auto di lusso che, con modalità diverse, si mettono alla prova, rispettivamente sulla Borsa di Milano e su quella di Londra. Un rally inedito per i mercati che, questa settimana, attendono il nuovo piano industriale della Rossa di Maranello, presentato oggi al capital market day dal nuovo ceo Louis Camilleri, e i dettagli sulla quotazione del gruppo britannico che vede come socio di riferimento il fondo Investindustrial guidato dall’italiano Andrea Bonomi. Ecco perché i destini dei due gruppi potrebbero incrociarsi.
Con il prospetto informativo dell’Ipo, atteso per il 20 settembre alla Financial Service Authority, la Consob inglese, Aston Martin comunica la forchetta di prezzo a cui saranno collocate le sue azioni. Di conseguenza, il mercato conoscerà qual è il valore della società guidata da Andy Palmer e potrà confrontarlo con quello finora attribuito a Ferrari, che ancora non aveva un termine di paragone, almeno in Europa. Nei giorni scorsi scorsi la stampa inglese aveva riferito di una stima intorno a 5 miliardi di euro: “Se dovesse essere confermata – dice al Foglio Andrea Carzana, gestore basato a Londra di Columbia Threadneedle Investments – questa valutazione farebbe apparire Ferrari molto economica per gli investitori rispetto all'attuale prezzo in Borsa”. Carzana non è l’unico a pensarla così.
Per Monica Bosio, analista di Banca Imi (Intesa Sanpaolo), “la valutazione di 5 miliardi di euro che teoricamente viene attribuita alla Aston Martin è calcolata sulla base di un multiplo che valorizza circa 25 volte l’Ebitda, il margine operativo lordo, prodotto dalla società, rispetto alle 18-19 volte di Ferrari che, però, ha dimensioni diverse ed è più profittevole. Diciamo pure che se venissero confermati questi valori, Ferrari potrebbe giovare della quotazione di Aston Martin.
Ma non dimentichiamo che la casa italiana ha una priorità sul fronte industriale, deve convincere gli investitori sulla sua capacità di crescere in futuro confermando gli obiettivi comunicati da Sergio Marchionne a inizio anno e cioè quello di arrivare a realizzare un Ebitda al 2022 pari a 2 miliardi di euro”. Un piano definito “ambizioso” proprio da Louis Camilleri ieri a margine della presentazione dei dati del secondo trimestre di Ferrari. Una dichiarazione che ha spinto Mediobanca a dire che forse ci sarà “un leggero aggiustamento” del giudizio sulle performance future (mentre Banca Imi ha confermato un giudizio “buy” sulle azioni con un prezzo obiettivo a 135 euro).
Nei giorni scorsi il titolo della Rossa ha recuperato buona parte, ma non del tutto, il terreno perso dopo la scomparsa improvvisa di Marchionne e, anche in seguito alla gara deludente di Formula 1 domenica scorsa, il titolo si è attestato a 113 euro contro il picco massimo di 127 euro raggiunto a metà giugno. Secondo Carzana di Columbia Threadneedle, tra le due case automobilistiche, Aston e Ferrari, s’è aperto un confronto interessante che potrà riservare come sorpresa un “upside” a vantaggio del cavallino. “Basta guardare le liste di attesa – dice il gestore – Per avere una Ferrari ci vuole almeno un anno, e per alcuni modelli il tempo non si conta neanche; per acquistare una Aston bastano sei/otto mesi. Questo dovrebbe dire qualcosa sulla differenza di appeal.
Anche se il punto vero è un altro: oggi Maranello è al 60 per cento della sua capacità produttiva. Può aumentare senza ulteriori investimenti, al contrario di Aston che se vuole superare i livelli attuali deve impegnarsi finanziariamente”. Ma anche Ferrari, secondo gli analisti, dovrà spiegare in modo chiaro tempi e modalità per l’ingresso dei nuovi modelli, in particolare il Suv destinato al mercato asiatico e gli ibridi (con l’auto elettrica) e rivelare finalmente la strategia sul polo del lusso.